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Il rock spontaneo di Napoli: intervista ai The Trick

Per trovare una giovane band che suoni ancora del rock valvolare sincero e spontaneo non bisogna andare molto lontano. Nella profonda provincia di Napoli Nord ci sono cinque ragazzi che, nonostante le difficoltà del territorio, credono ancora che il rock sia un’espressione musicale per elevarsi culturalmente e socialmente. Stiamo parlando dei Trick, una band battezzata sul palco del Rockalvi Festival e che, passo dopo passo, è riuscita a vincere diversi contest italiani e a realizzare un interessante primo disco autoprodotto con la partecipazione di Lino Vairetti degli Osanna.  Questa era una strada perduta che doveva essere battuta da noi di LostHighways.

Il vostro disco d’esordio ha sonorità totalmente immerse in atmosfere del passato, siamo in zona anni ’70-’90. A chi vi direbbe che il vostro rock è “datato” cosa gli rispondereste?
Ad essi risponderemmo che è indubbia la nostra passione per un preciso periodo del rock, ma allo stesso tempo sottolinieremo che la presenza nel nostro lavoro di certe sonorità è stata totalmente spontanea, assolutamente indipendente da una volontà preconfezionata.

Ishmael è tra i brani del disco che preferiso di più, perchè è quello più vario. Come è nato?
Ishmael
nasce nel periodo delle rivoluzioni di primavera che hanno interessato l’area del Magrheb. Vista l’assonanza tra la linea vocale del brano e sonorità arabe, e vista la vicinanza che proviamo per tutti coloro che combattano per la difesa o il riconoscimento di libertà fondamentali, abbiamo deciso di basare il testo su quegli avvenimenti.

Come è nata la collaborazione con Lino Vairetti degli Osanna?
Tutto nasce grazie a Nicola Luppariello che è co-produttore del nostro album. È stato lui a far conoscere il nostro progetto a Lino, che ha apprezzato il nostro modo di fare musica. Così è nata la sua preziosa collaborazione al brano Non capire, tra l’altro l’unico in italiano presente nell’album.
Se doveste definire in poche parole il vostro sound?
Non riusciamo a trovare etichette o classificazioni alla nostra musica. La nostra unica fonte è la nostra passione, la voglia di fare qualcosa che sia veramente nostro. Per questo non potremmo giurare fedeltà a nessun genere, saremo sempre figli del nostro istinto e del nostro piacere.

Avete partecipato a molti rock contest e li avete quasi vinti tutti…. Come sono state queste esperienze e quanto sono importanti questi eventi per band come voi che hanno pochi mezzi per prodursi e promuoversi?
Oramai per le band emergenti i contest sono qualcosa di vitale, riescono a stimolarle e ad accrescere la loro autostima. Purtroppo la realtà napoletana è questa, sono sempre meno i locali o le manifestazioni che investono sulla musica emergente e tutto ciò va a discapito della cultura della nostra “metropoli”. Quanto meno è vivo il sottobosco musicale tanto è più povera la cultura di una città.

Avete intenzione di  esportare il vostro rock fuori dall’Italia? Penso che ci sarebbero molti estimatori in paesi europei come la Svezia e la Germania…
È qualcosa che ci ha sempre affascinati! A nostro favore abbiamo il fatto che la quasi integrità dei nostri brani è in inglese.

La band è costituita da ragazzi di Napoli e dintorni. Quanto è difficile trovare spazi per la musica (da salette prove a live bar per esibirsi) in Campania?
Come detto in precedenza, la deriva culturale della nostra città ha portato ad una continua riduzione delle possibiltà di fare musica. Per questo vogliamo citare uno dei pochissimi spazi che ancora ha la forza di puntare sulla scena emergente, il Rockalvi Festival. Grazie alla cocciutaggine di Peppe Guarino, deus ex machina della manifestazione e che per primo ha creduto nelle nostre potenzialità, una piccola realtà come Calvizzano può ancora godere di un Festival di livello assoluto.

Quali sono le band che vi hanno maggiormente ispirato nel vostro suono?
In generale abbiamo una grande predilezione per il periodo aureo del progressive rock (Genesis, King Crimson, Yes , PFM, Osanna, etc) e per i grandi gruppi rock (Beatles, Led Zeppelin, Pink Floyd, Queen). Venendo ai giorni nostri, non possiamo non evidenziare la grande stima che nutriamo nei confronti della torrenziale creatività dei Radiohead ed uno slancio sincero verso il post-rock e l’alternative rock anche nostrano.

Avete in mente di realizzare un secondo disco con le stesso sound?
Vista la nostra eterogeneità di gusti e di formazione e il nostro approccio creativo, libero da qualsiasi preconcezione, non sappiamo di preciso su quali orrizzonti sonori ci affacceremo. Con certezza possiamo solo affermare che rispetteremo solo la nostra passione, il nostro istinto!

Thus spoke Zarathustra – video

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