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Voce del verbo “sostenere”: intervista a Giuliano Dottori

Giuliano Dottori, cantautore di rara sensibilità, torna a parlarci dei suoi progetti che lo vedono in compagnia dei fidati musicisti di sempre, Marco Ferrara e Mauro Sansone.  L’arte della guerra Vol.1 è il suo nuovo album lanciato in digitale per mezzo di MusicRaiser, la nota piattaforma italiana di crowdfunding, in attesa del raggiungimento di un obiettivo che dovrebbe portare all’uscita ufficiale a marzo. Intanto, è stata anche svelata la splendida copertina firmata da Simone Massi, animatore e disegnatore marchigiano di notevole livello. Direttamente dal cantautore milanese ci facciamo spiegare il perchè di questa scelta ed il suo punto di vista sui meccanismi di produzione della musica in questi tempi strani, veloci e sempre più “social”. Nonostante tutto il calore nella musica c’è ancora, e Dottori ne è l’esempio.

È partita la campagna di MusicRaiser per l’uscita del tuo nuovo disco L’arte della guerra Vol.1. Con te e grazie alla tua esperienza vorremmo capire meglio il meccanismo del crowdfunding. Conosciamo bene la tua sensibilità artistica e siamo certi che la scelta di appoggiarti a questo nuovo sistema non sia dovuta solamente a semplici scelte economiche, giusto?
La scelta è in qualche modo dovuta al mio regime di autoproduzione, dato che la mia collaborazione con Via Audio Records è terminata l’anno scorso. E anche perché credo fortemente che l’unico scenario possibile, tolti i big, sia quello della co-produzione. Credo anche sia uno scenario che la musica condivide con molte altre forme d’arte e con il cibo. Penso all’esperienza dei gruppi d’acquisto ad esempio.

Con il Festival Musica Distesa, del quale sei direttore artistico, avevi già provato la strada di MusicRaiser: com’è stata quell’esperienza? Immagino ti abbia condizionato positivamente…
È stata una bellissima maratona, anche se molto snervante. La premessa in quel caso era molto simile: avevamo scelto di non ricorrere a contributi e sponsorizzazioni e per un festival ad ingresso gratuito come il nostro l’unica strada era quella.

Raccolte di questo genere consentono di rendere ancora più forte il legame con il proprio pubblico? Questo sistema pensi potrà avere un riscontro reale, oltre il web?
Di base credo renda più saldo il legame coi propri fan “storici”. Di sicuro c’è anche un lato partecipativo che in qualche modo responsabilizza il pubblico: della serie, “ti piace la musica? Sostienila!”

Le ricompense per i “raisers” sono fondamentali, al di là del valore “economico”. Anche perchè è tempo di crisi un po’ per tutti, quindi bisogna superare l’idea “prezzo del disco 10/15€”: serve del valore aggiunto. Come hai pensato di superare questo ostacolo?
Ho voluto creare una campagna molto seria, quindi solo dischi o concerti. Anche perché il problema del crowdfunding è che molto spesso gli artisti hanno messo in vendita cazzate coprendosi di ridicolo: cene, aperitivi, ringraziamenti via Skype. Io manco con Bob Dylan ci andrei a cena.

Il crowdfunding, oltre queste dinamiche interessanti che si instaurano tra artista e fan, nasce da una carenza del sistema discografico o da altre necessità? Se ho ben capito il disco è pronto, è già stato scritto, registrato, sono stati sicuramente spesi soldi, energie ed impiegato tempo: manca solo la “stampa” e la distribuzione. Dico bene? È questo lo scoglio più grosso per un artista ora?
Lo scoglio è rendere l’uscita discografica degna da ogni punto di vista, sennò tanto vale registrare i dischi col telefono e metterli su Spotify e amen. Per fortuna io ancora ci credo nel valore di un disco, perché un disco quando è bello me lo ascolto anche per sei mesi di fila ininterrottamente. Un disco per meritarsi un’uscita discografica nel 2014 dev’essere suonato, registrato, mixato bene e possibilmente avere un packaging gradevole.

MusicRaiser è una piattaforma alla quale chiunque può accedere, ma penso che la quasi totalità dei “raisers” siano fan dell’artista che giungono ad essa proprio seguendo le sue indicazioni. Questo, come abbiamo detto, stringe i rapporti, ma non pensi esista il rischio che si creino sempre di più delle nicchie-isole? Non c’è il “pericolo” che, invece di essere flessibili ed “allargare il giro”, quest’ultimo si irrigidisca ancor di più?
È interessante la tua domanda. In un certo senso credo possa essere
anche così. D’altra parte siamo sempre più isole, in generale, e la gente non è mai stata così sola ora che “condividiamo” anche gli spaghetti che mangiamo a mezzogiorno.

In passato gli artisti erano irraggiungibili. Intorno ad essi vigeva mistero, o almeno il silenzio tra un tour e la pubblicazione del disco successivo. Cosa pensi di questa massiccia esposizione dell’artista? Spesso esula dal campo artistico, e mette in risalto “la persona”, con risvolti positivi ma talvolta negativi. Come ti trovi in questo ruolo e cosa pensi a riguardo?
Bob Dylan pare sia uno stronzo di proporzioni bibliche. Ma il punto è: mi interessa scoprirlo? Ho conosciuto tanti artisti big in Italia. Una volta ho cenato con i Wilco al gran completo. Ma, davvero, chi se ne frega? È un aneddoto divertente da raccontare ai nipoti, sempre che fra 40 anni ci si ricordi dei Wilco o di Vasco Rossi. Io mi diverto molto a twittare e a raccontare qualcosa della mia vita. Ma non credo che la cosa sia così interessante.

L’arte della guerra Vol.1… quindi ci sarà un Vol.2?
Sì, certo. È un disco unico, diviso in due parti perché troppo lungo. Non volevamo fare un disco doppio, così abbiamo pensato di dividere il lavoro. Dopo quasi cinque anni di attesa era il minimo che potessi fare!

Un grande in bocca al lupo, Giuliano! In attesa di poterti incontrare nuovamente dal vivo a presentare i nuovi brani! Perché è questo che accadrà, vero? Tornerai presto in tour?
Sì certo, sono molto felice di aver cominciato una collaborazione con l’agenzia Modernista:
ha un roster davvero valido. Il tour comincerà nella seconda metà di marzo.

L’arte della guerra Vol.1 – MusicRaiser

http://youtu.be/tHux_smrZhc

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