Milano mi ha svegliato con il sole oggi. Dopo un caffè e una doccia rigeneratrice esco di casa con le cuffie nelle orecchie che mi rimandano l’intero album Hai paura del buio? a volumi non troppo ortodossi. Così, per prepararmi all’evento che mi attende in questa mattina di quasi primavera. Arriva il momento del brano numero dieci mentre inforco le scale che dalla metro mi fanno intravedere il Duomo: Voglio una pelle splendida, con un sorriso, tra il nostalgico e il gioioso, stampato in volto mi torna alla mente quella sera di giugno a Thiesi, piccolo paese della provincia di Sassari, quando nel 1999, alla festa di Santu Juanne, mi trovai per la prima volta di fronte gli Afterhours. Fu un fulmine a ciel sereno. Amore a prima vista. Era l’anno di Non è per sempre. Oggi a quindici anni da allora eccomi all’ultimo piano del Museo del ‘900 a Milano, da dove la vista toglie il fiato, per la conferenza stampa di presentazione dell’edizione speciale (uscita prevista in tre formati: due cd che contengono la versione rimasterizzata dell’album originale più il nuovo Reloaded, la versione digitale che contiene in esclusiva per iTunes il brano Voglio una pelle splendida feat. Daniele Silvestri, il box edizione deluxe in tiratura limitata che contiene due doppi vinili più il doppio cd) di Hai paura del buio? album edito nel 1997 e definito dalla critica come miglior disco della musica indipendente italiana degli ultimi vent’anni. Il progetto della riedizione di Hai Paura del Buio? spicca per la realizzazione di una nuova versione in cui gli Afterhours, affiancati da artisti nazionali ed internazionali quali Eugenio Finardi, Mark Lanegan, Joan as Police Woman, Piero Pelù, Il Teatro degli Orrori e Marta sui Tubi, Afghan Whigs ed altri, rivisitano e per certi versi stravolgono l’intero album, a cui si aggiunge Televisione (brano già presente nel singolo di Male di miele) con il contributo di Cristina Donà e The Friendly Ghost of Robert Wyatt. Un progetto che, come afferma Manuel Agnelli, “è stata una festa bellissima a cui tutti hanno partecipato mettendosi in gioco e dimostrando rispetto e coinvolgimento”; per gli Afterhours questo lavoro “è motivo di orgoglio indipendentemente dalla musica, quasi”. Hai Paura del Buio? fu la svolta per la band, come ricorda Agnelli: “nel nostro piccolo, la vita è cambiata parecchio: arrivò la Mescal e un contratto, da 15 paganti ai concerti si passò ad 800-1000, da una data l’anno diventarono decine”, fu il momento in cui decisero di fare musica e lasciare i loro “piccoli lavoretti con cui ci arrabattavamo” e non fu una scelta facile perché, come continua ancora a spiegare Manuel Agnelli, “oggi fare il musicista in Italia è molto difficile, ma quindici anni fa era un’idiozia, era una situazione medioevale”. A diciassette anni di distanza gli Afterhours sono una realtà fondante della scena indipendente italiana, quindi è quasi inevitabile parlare oggi della musica alternativa odierna per cui Agnelli non lesina una descrizione dettagliata: le cose sono molto migliorate, “c’è più attenzione da parte di testate giornalistiche che fino a poco tempo fa non davano lo spazio che ora danno. Dal punto di vista qualitativo le produzioni sono migliorate, suonano meglio di come noi suonavamo, c’è meno provincialismo. Dal punto di vista creativo le cose si sono un po’ involute, noi eravamo, forse lo rimaniamo, dei provinciali, avevamo i nostri punti di riferimento e cercavamo di emularli ma, forse, la nostra fortuna era il non essere capaci di farlo e così si è costruita la nostra personalità. Oggi invece sento copie molto accurate di quello che già si sente in giro, con una paura fottuta di essere diversi dall’originale. Ci sono meno freaks, ci sono meno sfigati, a livello attitudinale c’è molta più omologazione, abbiamo perso il gusto dell’osare, anche dell’osare il grottesco, soprattutto i musicisti. Nessuno è grottesco, ma nessuno è interessante”. Si parla anche di internet come di un mezzo fantastico per il suo potenziale di veicolo mediatico ma, allo stesso tempo, pericoloso per il suo essere “l’eroina di questa anni: apparentemente rivoluzionario, dovrebbe liberarci dal peso della società costituita, ma che alla fine però ci rende innocui, come l’eroina. Internet ci tiene a casa. Non c’è più la cultura dell’aggregazione fisica, l’andare in strada, scendere in piazza a protestare. Non siamo più pericolosi se fisicamente non prendiamo posizione. E’ una delle cause che rende innocua la società rispetto alle cose che stanno succedendo e che stiamo subendo”. Il discorso si incanala poi nella visione della band Afterhours come progetto oltre la musica: “facciamo dischi quando abbiamo qualcosa da dire e nel mezzo facciamo tante altre cose, delle performance, operazioni che sono più da progetto anche al di fuori della musica, sempre in campo culturale, non necessariamente musicale. Gli Afterhours sono un bel megafono e sono una bella possibilità di libertà creativa”. Gli Afterhours saranno in tour a partire da venerdì 14 con dei concerti che, a detta di loro stessi, “riproporranno la stessa scaletta del 1997 e per quanto possibile anche gli arrangiamenti”, spiega così Giorgio Prette, ed Agnelli aggiunge che si tratterà “di uno spettacolo quasi teatrale” a cui parteciperanno ospiti occasionali, “ma solo nel bis per non spezzare questa dimensione di teatralità che verrà portata in scena”.
photo Ilaria Magliocchetti Lombi