In Italia c’è qualcuno che ancora suona guardando in basso ,alle prese nel cambio di effetti per creare il muro di suono inconfondibile dello Shoegaze. Se in Inghilterra si sono riuniti i padri del genere My Bloody Valentine e se fioriscono in diverse parti del mondo band che seguono la nuova era dello shoegaze, noi in Italia possiamo fare affidamento su un’emergente band romana: i Sea Dweller. Il loro Ep d’esordio Underwater town ha colpito pubblico e critica. Il loro sound è dilatazione di intrecci sonici che approdano al flusso onirico. Alcuni loro brani sono stati selezionati anche in compilation internazionali. Insomma LostHighways non poteva non approfondire questo interessante progetto durante questi primi e promettenti passi.
Underwater town è un ep denso di sonorità eteree, il vostro sound tra shoegaze e dream-pop imbriglia l’ascoltatore senza alcun dubbio. Cosa significa per voi suonare shoegaze?
C’è gia parte della risposta nella domanda, il tentativo di catturare l’attenzione di chi ti ascolta attraverso l’uso di suoni rarefatti ma al contempo intensi e possibilmente potenti è una buona parte del lavoro che cerchiamo di fare. Lo stato in cui ti ritrovi ascoltando suoni che non si sa da dove partano e arrivino è qualcosa di inspiegabile, non lo chiamerei nemmeno viaggio, è piu trovarsi in un posto diverso senza nemmeno muoversi per arrivarci, mi piace l’immagine del catapultarsi, utilizzando uno schema che è quello del pop e che comprime questo cambiamento in pochi minuti.
She wispers è melodicamente perfetta… come è nata?
In modo piuttosto travagliato, l’idea iniziale era tutt’altra cosa, molto piu lenta, piu rarefatta, con parole in italiano che avevano tutt’altra melodia, poi una sequenza di accordi cresceva e arrivava in un punto senza sbocco, accordi divenuti successivamente quelli fondamentali della strofa.A quel tempo stavamo tentando una collaborazione con una persona che ci ha dato molto in ambito musicale e ci ha guidato per eliminare ,tagliare e incollare quello che poi è diventato l’inizio della canzone. Il resto è avvenuto dopo un numero illimitato di tentativi in sala prove e varie sovrapposizioni e stratificazioni, che è poi il lavoro che ci piace fare.
Il vostro Ep sembra il preludio di un album per maturità e intensità di suoni. C’è l’idea in cantiere?
Sì, e anche piuttosto smaniosa è la voglia di realizzarlo. Abbiamo pezzi e ne stiamo realizzando altri. Vorremmo trovare quelli giusti da inserire e capire quelli che dovranno restare fuori. Vorrei che il prodotto fosse molto coerente ma non per questo un susseguirsi di canzoni uguali. A occhio e croce credo che questo non avverra perchè non so come ma non riusciamo a fare canzoni simili
Quanto è importante la dimensione live per la vostra musica? E quanto è difficile trovare date in Italia?
Credo che fare musica sia anche trasmettere ad altri, oltre che affogarti di rumore ed affannarti a premere bottoni. Finora abbiamo avuto belle esperienze dal vivo sia per soddisfazioni personali che per il discreto consenso di chi ci ha ascoltato. Non sono tanto convinto del risultato sonoro che il più delle volte arriva dopo estenuanti incomprensioni tra noi e chi lavora dietro al mixer che non ha la piu pallida idea di cosa sia ciò che suoniamo, oltre che per l’acustica inverosimile di certi locali.
State ricevendo molta attenzione dalla critica musicale. Cosa pensate in tal senso?
Non abbiamo distribuzione, il nostro cdr però sembra abbia riscosso piacevoli consensi qui e all’estero. Personalmente ho apprezzato alcune recensioni negative che mi hanno illuminato su cose da evitate in futuro.
Quale pittore del passato potrebbe dipingere la vostra musica?
Pensando pensando credo… Personalmente non c’ho mai pensato, ma ora che me lo dici risponderei quasi quasi Magritte, per la composizione dei quadri, le tonalita, le macchie di colore che fanno forte contrasto l’una con l’altra per definire i singoli elementi, e certe immagini curiose che spesso non vogliono nascondere niente se non qualcosa di inspiegabile.
Vi sentite più vicini agli Slowdive o i My Bloody Valentine?
Ah. se ti rispondo Catherine Wheel? Sono evidenti punti di riferimento e , avendo quasi tutti nel gruppo ascoltato troppo entrambi, credo si sia arrivati ad un’assimilazione totale. Dei primi apprezzo le canzoni bellissime anche risuonate in acustico, dei secondi la semplicità e l’effetto spiazzante.
Avete partecipato a delle compilation in free-download. Cosa pensate di tali iniziative come canali alternativi di promozione?
E’ un universo sconfinato che ha un fascino paragonabile alle cassette compilation da macchina o che esistevano anni fa. E’ fantastico scoprire un gruppo nuovo grazie a questi mezzi e magari non averrne piu notizie dopo quel pezzo isolato. Stesso discorso per podcast e radio internet che ti avvicinano a realtà che non immagini esistano nemmeno su “Plutonio”.