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Shaloma Locomotiva Orchestra @ Teatro Comunale Luciano Pavarotti (MO)

livereport_salutidasaturno@modena_IMG01_201406Girando per il centro storico di Modena il lunedì sera probabilmente non si incontra nessuno per strada: tutti quanti sono in casa a riposare, leggere, studiare, guardare un film o, forse, a cliccare di tutto e di più attaccati a Facebook. Eppure in Via del Teatro 8, dove sorge il meraviglioso e intimo Teatro Comunale “Pavarotti”, la gente c’è, eccome se c’è! Il concerto dei Saluti da Saturno, nel progetto chiamato Shaloma Locomotiva Orchestra (speciale progetto live dell’album Shaloma Locomotiva), attira l’attenzione di molti modenesi e non. Tanto pubblico è stato sicuramente attratto dalla bontà e dalla qualità del progetto di Mirco Mariani, testimoniate anche dalla presenza di illustri ospiti a comporre l’incredibile orchestra. Paolo Fresu, Jimmy Villotti, Bruno Perrault, Gianfranco Grisi, Massimo Simonini (oltre al fido Marcello Monduzzi): nomi, storie, esperienze che portano la musica nel cuore e sui palchi più differenti ed importanti. Tra tutti, come spesso accade, è l’ospite internazionale “di peso” a concentrare le attenzioni e la gioia del pubblico e di chi ha lavorato per questo progetto. Infatti è proprio Mirco Mariani che ci racconta perchè ha voluto al suo fianco Mitchell Froom: “Bisogna sapere che questa grande ricerca che ho fatto sui suoni è nata un bel giorno nel 1992, quando sentii un disco dei Los Lobos dove c’era una sezione orchestrale che pensavo fosse il campionamento di un’orchestra di Duke Ellington. Allora non è che si potessero fare delle ricerche su internet come oggi, quindi facevo fatica a capire di cosa si trattasse esattamente, però quella curiosità non mi ha mai abbandonato perché ero rimasto davvero folgorato. Finalmente poi scoprii che invece quel suono era fatto con i mellotron utilizzati da Mitchell Froom! Quindi è sua in un certo senso la colpa del mio progetto, di questa passione!”.
Quella che è andata in scena a Modena è l’ennesima prova della smisurata passione di Mirco Mariani e dellapotenza empatica che riesce a creare con musica e sorrisi.
Poco dopo le 21.00 si apre il sipario; sul palco tre personaggi: Bruno Perrault (ondes Martenot), Gianfranco Grisi (cristallarmonio) e Mitchell Froom (mellotron, celesta, armonio, transicord, wurlitzer). Il primo brano Shaloma Locomotiva ci introduce in questo mondo di suoni strani e sognanti, creato da strumenti antichi e contemporanei allo stesso tempo, veri nel profondo della loro inafferrabile realtà. Sul finire del pezzo entrano in scena Mirco Mariani, Marcello Monduzzi (tra loro seguiranno tanti siparietti genuinamente comici) e Massimo Simonini. Si parte con La rosa bianca, tratta dall’ultimo album, seguita da La luna nel pozzo durante la quale l’ingresso di Paolo Fresu e “Jimmy” Villotti va a completare il gruppo. Si continua poi sulle note di Hotel Miramare e Afa (dall’album Valdazze), riproposte con sonorità differenti dalle versioni su disco, e successivamente le “nuove” Baciami tanto e Romagna mia, quest’ultima cantata interamente dal pubblico.
La bellezza di vedere Mirco Mariani sul palco sta anche nello spettacolo che mette in scena tra un brano e l’altro, come quando prima di suonare il brano intitolato Casa chiede a tutti i suoi musicisti: “A quest’ora cosa stareste facendo a casa?”. Tra le più svariate risposte (chi dormirebbe, chi aprirebbe una bottiglia di buon vino e chi invece si starebbe appena svegliando) il pubblico veramente riesce a sentirsi a casa, in un grande salotto affollato di amici pronti a divertirsi con “poco”, che invece è davvero incredibilmente tanto.
Con Ciao mare infine si chiude il sipario ma dopo un lungo applauso ecco che tutta la Shaloma Locomotiva Orchestra ritorna in scena con il primo dei due bis. Anniversario, Valdazze e Io che amo solo te vengono eseguite da tutta la band mentre il secondo bis con Luce viene lasciato al duo Mariani-Monduzzi, che meritatamente si prende il lunghissimo applauso finale del pubblico.
Dopo un concerto come questo si torna a casa con qualcosa di più dentro, e con la consapevolezza di aver lasciato qualcos’altro. Più pesante ed allo stesso tempo più leggero cammini sotto i portici e per le vie cercando nella mente spiegazioni per quella sensazione difficile da descrivere ma che stai provando. Alla fine non trovi il bandolo della matassa e continui ad osservare questo grumo di fili colorati con la certezza che solo con quella speciale ed incredibile musica fatta di sogni, ricordi ed umanità magicamente il groviglio colorato si scioglierà. Da questi concerti impari che la musica può essere veramente cibo per la mente ed il cuore, e non solo per le orecchie. Da questi concerti impari che ogni viaggio musicale può essere veramente bellissimo se fatto in compagnia delle persone giuste. Da questi concerti impari che parlare di musica è difficilissimo e sarà sempre imperfetto, ma se dopo averlo fatto qualcuno si avvicinerà alla musica di cui si è parlato e se ne innamorerà, allora farlo è davvero importante, quasi un dovere.

Livereport scritto in collaborazione con Emanuele Gessi.
Foto di Pietro Bondi; si ringrazia SferaCubica per la collaborazione.

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