Trattasi di Aren Emirze, tedesco di origini armene che esordisce con dodici tracce votate principalmente al folk da cantautorato, chitarra e voce per intenderci. Inesorabile riaffiora il fantasma di Elliott Smith negli arpeggi di chitarra acustica e nella voce esile e malinconica, appena sussurrata di On the run e So Near. Nick Drake ed il suo fingerpicking fanno capolino da dietro l’angolo nella dolce ballata che apre il disco, Overcome, ingentilita dai cori di una voce femminile, ma A gentle kind of disaster vuole andare ben oltre ed uscire da un panorama oramai troppo ben delineato di cantautorato folk. Chitarre elettriche e violoncelli spesso incorniciano i pezzi, ora andando a rafforzare e ad irrobustire la base su cui si posa la voce sempre intensa e sofferta di Emirsian (Alone) ora innestandosi per creare vere e proprie melodie che dilatano la percezione delle atmosfere rendendo il tutto etereo ed incorporeo (Satisfied), ora per diventare delle vere e proprie sferzate che fendono l’aria in Nameless. Wide awake strizza l’occhio al buon vecchio Geoff Farina e al suo ultimo progetto Glorytellers coi i suoi arpeggi al limite del dissonante, la voce profonda e la batteria spazzolata ad aumentare il ritmo. Le potenti chitarre ritmiche di Pure aftertaste non rinnegano gli anni passati da Aren negli Harmful alle prese col noise rock, prima della breve conclusione con una voce che, accompagnata soltanto dal piano, si chiede “why the sun always shines on you?“. Un brano che per la sua ansia claustrofobica potrebbe essere cantanto tranquillamente da Johnatan Davis dei Korn.
È però quando Emirsian mostra le sue sentite e forti origini che realmente riesce a stupire. Dialogue si conclude con un ritmo di valzer dal forte sapore balcanico che ci riporta alla mente melodie di paesi e culture lontane. Cut the line è avvolta da un alone misterico, come fosse parte di una sacra e solenne cerimonia.Il disco, nonostante i molti spunti di qualità, suona leggermente immaturo. Le idee sembrano ancora un po’ confuse dalla voglia di voler fare troppo, inserendo forzatamente nei brani tutto il bagaglio musicale a disposizione. Brani che a volte risultano essere sin troppo brevi, quasi fossero ancora da sviluppare del tutto. Feel potrebbe essere il pezzo migliore se le geniali intuizioni melodiche della strofa si sviluppassero oltre l’inconcludente ritornello che non fa altro che ripetere per 53 secondi (il pezzo dura 1:53): “try to feel the way I feel”.
Ad ogni modo il punto di forza c’è e sta nell’autenticità e nella purezza con le quali si raccontano le emozioni di vita scaturite dalle proprie vicende personali. Un disco sincero, dedicato al padre scomparso (filo conduttore che unisce tutti i brani). Un disco che riesce anche a commuovere, nel finale, con Achtschig sirunag, brano composto e cantanto dal padre insieme ai due figli (Aren Emirze compreso) in cui una voce calda e confortevole, come proveniente da un mondo lontano, fa volare il pensiero ai tempi dell’infanzia e allo stesso tempo istilla malinconia per ciò che più non potrà essere.
Squisita speranza per il futuro.
Credits
Label: Nois-o-lution – 2008
Line-up: Aren Emirze (guitars and vocals)
Tracklist:
- Overcome
- On the run
- Dialogue
- So near
- Pure aftertaste
- Alone
- Satisfied
- Feel
- Wide awake
- Nameless
- Cut the line
- Achtschig sirunag
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