Una band con un nome del genere non può suonare altro che splendido rock’n’roll che ammicca al passato. Sonorità ’60-’70 che acchiappano tutto il possibile dai paesi del Nord Europa (Gran Bretagna e Scandinavia su tutti) e d’oltreoceano. Già in tanti si sono accorti di loro (anche se talvolta può essere pericoloso): il sound frizzante dei The Record’s è a dir poco perfetto. La preziosissima ed esperta mano di Giovanni Ferrario si fa sentire proprio in quel rock graffiante che sa diventare splendidamente pop, di quello che ti si appiccica addosso e non si stacca più. Precisione, eleganza, sfrontatezza: questa band ha tante facce, ma quella più sregolata e volta al divertimento spicca sopra tutte le altre.
The libertines, The Strokes, The Hives, Franz Ferdinand: queste le influenze più attuali, moderne nella costruzione, vintage nel risultato. Un esempio per tutte è Lockdown (free as a bird) dalla melodia e ritmica coinvolgente per la quale è impossibile provare indifferenza. Il piede si muove da solo, e con le dita si incomincia a tamburellare sul volante (sempre se si sta guidando… ma ogni altro luogo si adatterà facilmente, credetemi!). La title-track è un altro pezzo riuscitissimo che alterna momenti di quiete a un ritornello immediato e divertente. Il piano arricchisce il suono, arrotondando gli spigoli più vivi, che potrebbero stancare l’ascoltatore. A little content vede al suo interno straordinarie aperture ad un canto inaspettato: rock con sfumature blues, cori ed effetti che portano ad innalzare la musica davvero tanto in alto, avvicinando alla memoria gli storici The Band. Shoe shine aggiunge coretti ad una già solare musica, piena di salti, ritornelli e bridge che si rincorrono all’impazzata. L’ascolto scivola velocemente, cucendo il sorriso sul volto, fino all’ultimo brano che si scopre inaspettatamente un pezzo folk-blues. Chitarra acustica e voce sono padroni di questo congedo musicale, che sfuma e riporta il silenzio.
Money’s on fire è indubbiamente un bell’album di una band all’esordio. La produzione è ineccepibile, ma talvolta troppa freschezza rischia di trasformarsi in gelo, almeno emotivo. Il primo album dei The Record’s mette luce sulla loro bravura e sulla grande capacità comunicativa, puntata ora verso un pubblico giovane che ha voglia di saltare. Ci auguriamo di non essere di fronte ad un fenomeno momentaneo, ma al cospetto di una band che saprà evolvere.
Credits
Label:Autoprodotto – 2008
Line-up: Pierluigi Ballarin (voce, chitarra) – Gaetano Polignano (batteria) – Pietro Paletti (basso e voce); Produzione artistica di Giovanni Ferrario
Tracklist:
- Cannot Sleep
- Clouds are moving
- Lockdown (Free as a bird)
- Hot spot
- Money’s on fire
- A little content
- Rudy
- Draft
- Black ropes hanging over
- Girl of my wet dreams
- Shoe shine
- Big time moaner
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