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Uno show davvero incredibile: Okkervil River @ Circolo degli Artisti (RM) 20/11/08

Dopo lo scoppiettante show nel novembre dello scorso anno, tornano in quel del Circolo degli Artisti i funambolici Okkervil River, con un disco in più ed un componente in meno (e che componente!). Con mio enorme dispiacere scopro che l’apertura del concerto affidata ai Blake/E/E/E è stata cancellata.
Nell’attesa del combo texano la folla cresce; la gente, memore dello show dell’anno passato si accalca cercando di guadagnare le prime file. Noto qualche persona tra il pubblico che indossa camicia bianca e cravatta, a imago del cantante e leader degli Okkervil. Le urla e gli applausi che fragorosamente si propagano per la sala, ogni volta che una qualunque figura umana sporge la testa dal retro del palco, non fanno altro che confermare il grande affetto di cui godono gli americani.
Alle 22:45 Will Sheff si catapulta sul palco, imbraccia la sua chitarra acustica e inizia a suonare Plus One mentre tutti gli altri ancora preparano gli strumenti, regolano volumi, accordano le chitarre.

L’apertura è di quelle da rimanerci secchi. Nemmeno il tempo di respirare e cinque brani infilati uno dietro l’altro senza soste. La ritmica tipicamente country di Singer songwriter infiamma un pubblico già in estasi che non smetterà di ballare e cantare mentre si avvicendano A hand to take hold the scene, Black e The latest toughs. Sembra stiano sunando da tempo immemore quando arriva il momento della prima sosta. Sheff si toglie la giacca sfoderando l’immancabile camicia bianca, imbraccia la chitarra elettrica e prima di partire con Starry Stairs, ringrazia l’attonito pubblico che gli tributa scrosci di applausi senza fine. Per un attimo l’atmosfera diventa più rilassata. Sheff narra la storia dell’attrice porno Savannah accompagnato dalla sua chitarra e dalla calda voce graffiata e sentita. Con John Allyn Smith Says e Pop Lie si torna alla grande festa. È la componente umoristica a farla da padrona, la stessa che ti permette di comporre una parodia di quelle canzoni calcolate per farti cantare in coro davanti alla radio. Si cambia ancora atmosfera.  Gli animi ondeggiano abbracciati e cullati dalle sottili vibrazioni delle corde della chitarra acustica che sussurrano le prime note di A stone. “Hot breath, rough skin, warm laughs and smiling, the loveliest words whispered and meant/ you like all these things”. Timide voci emozionate scandiscono le parole con dolcezza, tra compiaciuti sorrisi. La chitarra tesse una dolce nenia quasi fosse un violino, incoraggiata dalla splendida tromba. “And I think I believe that, if stones could dream, they’d dream of being laid side-by-side, piece-by-piece, and turned into a castle for some towering queen they’re unable to know”. Blue Tulip non smorza l’atmosfera distesa e sognante, impreziosita da un suono che soltanto i tasti bianchi e neri possono ricreare.
Ma è tempo di riprendere la festa e, puntuale, arriva Lost Costlines, brano che ha segnato la dipartita di John Meiburg per abbracciare a pieno il progetto Shearwater, iniziato anch’esso insieme a Sheff. Il benjo e la chitarra acustica si incastrano a perfezione prima che una linea di basso pulsante
(che a tratti ricorda Walking on sunshine) introduca la perfetta alternanza tra la le due voci. La gente batte le mani a tempo di batteria e non si fa pregare troppo quando sul finale Sheff pronuncerà: “Singing with me!”. Delirio che continua in crescendo con Our life is not a movie but maybe, For real e la conclusiva Unless it kicks. Il brano non è ancora finito ed esplode una fragorosa ovazione che si amplifica ancora di più quando gli Okkervil River tornano per i bis. Sheff ora indossa occhiali da vista ed una t-shirt bianca e con lo spirito di chi se la sta godendo fino in fondo annuncia il brano successivo dal titolo Italian Girls ed è una cover di Rod Stewart. Il tempo degli Okkervil non è ancora giunto a termine. Decidono di regalare ancora due brani dalle atmosfere più ricercate, le ballate acustiche A girl in port e Westfall, ingentilita dal mandolino elettrico.
Gli Okkervil River hanno offerto uno show incredibile per quasi un’ora e mezza presentando soltanto alcuni brani dal recente The Stands In. L’energia e l’allegria più pura mista alla riflessione cupa ed intensa. I sei texani sono a proprio agio. Sheff, che con i suoi baffi e i basettoni sembra uscito direttamente dagli anni ’70, è un cantastorie magnifico in grado di tenere tutti incollati alle sue labbra e in grado di trasmettere energia incontaminata e trasportante. Patrick Pestorius, dalla barba rossa e dall’aspetto burbero tipico dei taglialegna, è in grado di sfiorare le corde del suo basso con una delicatezza tale che quasi sembra non le tocchi. Scott Brackett si alterna tra tastiere, moog, tromba e percussioni varie mentre la nuova arrivata Lauren non manca di suonare quando occorre anche benjo, chitarra slide e mandolino, oltre che la sua chitarra elettrica. Il tutto va ad arricchire sapientemente un suono che Travis Nelsen e Brian Cassidy completano alla perfezione con batteria e piano.
Uno show davvero incredibile!

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