In scena uno spettacolo in B/N: Subsonica @ Viper Theatre (FI) 19/11/08 (Serena Remondini)
Autunno. Le foglie stasera rotolano sull’asfalto sospinte dal vento, quasi a indicarmi la strada che porta verso il Viper a Firenze. Stasera non sono particolarmente in anticipo e c’è già moltissima gente. L’ultima volta che ho visto i Subsonica è stato ad Arezzo al Play Art, a luglio. Immaginatevi un parco immenso, l’estate, l’odore di salsiccia e birra, led e luci a profusione. I nostri cinque in fila allungati per tutto il palco vastissimo. Dimenticatevi poi tutto. Stasera sarà veramente tutto un altro concerto. Sul piccolo palco del Viper gli strumenti e le postazioni sono molto ravvicinati. La batteria è stata montata su un ulteriore palchetto. Boosta di lato, a sinistra, e Vicio incastrato dietro. Al centro Samuel e a destra Max. Intarsi. Il tempo che scorre fra l’entrata nel locale e l’inizio del concerto scorre dentro la mia testa come uno di quei video a velocità aumentata. Le persone riempiono sempre di più il locale e l’unica cosa di cui comincio a preoccuparmi è: come farò a venire via da sotto il palco dopo le fantomatiche tre canzoni valide per il mio pass fotografico?
Sono compressa in una sorta di limbo fra il pubblico e il palco. Lo spazio è veramente ridotto e io so di avere veramente poco tempo a disposizione. A un certo punto si scuriscono le luci e parte in sottofondo una sorta di base. Non musica ma una sorta di rumore di ingranaggio. Il tempo si ferma improvvisamente e nel buio l’attesa si dilata. Lampi bianchi arrivano dal palco, lampi bianchi arrivano dal pubblico. Io nel mezzo. In bilico.
Si accendono le luci e il mio mondo si trasforma in bianco e nero.
Si parte con Piombo una versione dub lenta e molto bella. Poi si passa a Cose che non ho seguita Veleno. Siamo solo alla terza canzone e il pubblico è già fin troppo agitato. Il caldo è totale. Samuel sale sulle casse verso il pubblico e le mani si tendono. Sembra una calamita, lui. Arriva il momento di lasciare la zona del sottopalco. Loro stanno suonando Aurora sogna e l’impresa risulta titanica. Cedo e mi fermo, ballo e poi cerco un posto da cui poter assistere al resto del concerto. Parte Colpo di pistola seguita da Liberi tutti. I mie propositi di guardare il concerto “da lontano” iniziano a sgretolarsi. Poi tutto si ferma per un secondo, una luce manda un cono verso Samuel. Ha il corpo quasi totalmente nell’ombra. Solo il contorno della testa è illuminato. Il braccio sinistro proteso in avanti, la mano aperta in piena luce. Lì accanto alla chitarra di Max partono le prime note di Dentro i miei vuoti. Il mio cuore, dentro al Viper, si ferma. Samuel imbraccia la chitarra e non rompe la magia con Nel vento e Corpo Celeste. La prima parte del concerto termina con Preso blu e siamo riconsegnati al buio e a quel rumore di sottofondo che fa accrescere l’attesa.
Le luci si riaccendono sulle note di Discolabirinto e i miei propositi sono già andati a farsi benedire. Prendo lo zaino e inizio a strisciare verso il palco. Di lato. Quando parte Nuvole rapide capisco che ormai sono sulla strada del non ritorno. Il pubblico è un’onda continua in movimento. I corpi si fondono un’unica energia.
Non so neanche da dove nasca il privilegio del quale sono investita, ma di fatto intorno a me si crea uno spazio minimo che mi permette di fotografare. Probabilmente hanno paura di questa pazza che si lancia in mezzo al marasma più totale. Questo mi permette di lavorare, e nello stesso tempo di sentirmi parte di uno spettacolo mi dona una carica inaspettata. Ali scure è seguita da Il centro della Fiamma e io sono sempre lì, nel mezzo. Si passa poi a Il mio Dj e Nuova Ossessione. Il pubblico è veramente in delirio.
Nei bis: Up patriots to arms, che questa volta conoscono veramente tutti.
L’ultima Risposta conclude la serata.
Mi è piaciuto questo concerto in versione Club. La scelta di luci bianche ha sottolineato bene l’esecuzione più intima di molti brani. Durante la serata sul palco sono accadute molte cose, scherzi e interazioni varie con il pubblico. Samuel non ha fatto clamorosi errori sui testi! Dentro ai miei occhi stasera è andato in scena uno spettacolo in bianco e nero. Indimenticabile quella mano protesa dentro quel cono di luce.
“Se c’è un motivo trovalo con me / Senza ingranaggi senza chiedere perché / Dentro i miei vuoti puoi nasconderti / Le tue paure addormentale con me”. (Lost Gallery)
E’ vero ciò che sento sottopelle: Subsonica @ Vox – Nonantola (MO) 21/11/2008 (Giulia Gasparato)
Strategicamente appostata al piano superiore del Vox, osservo le persone entrare e lentamente riempire il locale. Il vociare si fa sempre più forte, sento risate e chiacchiere, qualcuno canta. Non assisto ad un concerto dei Subsonica da due anni, e sono piuttosto ansiosa, lo ammetto. L’ultimo album in studio, L’Eclissi, non mi ha conquistata quanto i precedenti, ma la band torinese ha rappresentato una parte importante della mia vita: il mio “svezzamento” musicale. Contagiata dalla frenesia delle persone intorno a me, osservo l’orologio marciare, in attesa che i cinque appaiano sul palco. Basta un attimo: quando le luci si spengono e Boosta si materializza vicino alle fedeli tastiere, il locale vibra delle grida del pubblico.
Doveroso un omaggio a Roberto Saviano, anche se solo accennato. Nelle parole di Piombo, il coraggio di chi rinuncia alla propria libertà personale in nome della forza di un grande ideale. “L’aria è più pesante che mai, quando un fantasma ti ruba l’ossigeno”.
E poi si inizia veloci, senza il tempo di rilassarsi, tensione continua e ascendente. Scorrono i grandi successi del gruppo, soprattutto estratti da Microchip Emozionale; il pubblico assorbe e restituisce energia. Si cresce fino al momento in cui i Subsonica decidono di sorprenderti estraendo dal cilindro una di quelle canzoni che speri di sentire ma in fondo pensi non suoneranno: bastano le prime note di Dentro i miei vuoti e il respiro inchioda, gli occhi si bagnano, il cuore è sul palco, fuori controllo fino alla fine.
Non c’è linearità nel live, non c’è tempo di fermarsi a pensare, la musica sembra non interrompersi mai. Procedono infilando una dietro l’altra canzoni vecchie e nuove, sorprende solo la totale esclusione di Terrestre dalla scaletta.
Poche le parole di Samuel che ringrazia, saluta e ricorda i tempi in cui “a seguirci sotto questo palco erano poche centinaia di persone, ma era già una grande emozione”. Il live dei Subsonica è un rituale che si svolge con elementi precisi; ognuno conosce il proprio ruolo, sa come muoversi. Tutti questi anni insieme hanno reso la band una squadra efficientissima. Samuel, gran cerimoniere di questa serata, è attento alle sue mosse, attira sapientemente gli sguardi, si dosa e si agita perfettamente. Intorno a lui il nucleo fondamentale di basso, chitarra e batteria sostiene e struttura ogni melodia, ogni frase. Boosta si agita, indiavolato addosso alle sue tastiere che ondeggiano continuamente come in una danza, sembrano voler espandere il loro suono, spingere le note un passo più in là.
Ormai avvicinandosi alla fine del concerto, la band apre una parentesi che accontenta tutti gli amanti del loro versante più elettronico. Le tastiere gridano, la batteria è convulsa, le luci abbagliano volti sudati di persone che non sembrano voler smettere di ballare, completamente coinvolte in questo rito. Complice anche il locale, rifugio perfetto per questo live, l’atmosfera è perfetta, la risposta del pubblico è puntualissima: si continua a ballare senza sosta, fino a che c’è fiato. Spetta a L’ultima risposta dare il colpo di grazia ai presenti, lo sfogo finale, le ultime grida che si riesce a tirar fuori, gli ultimi salti che le gambe sostengono. Con Up patriots to arms si riprende fiato, in tempo per ascoltare i saluti finali di un emozionato Max che invita a non prendere alla leggera la situazione che ci circonda, a riflettere sulle notizie che riceviamo, sul mondo che desideriamo. Dopo un live in cui la tensione è andata sempre crescendo, le energie si riversano nelle note di Preso Blu, un brano che non smette mai di essere attuale, che non perde nel tempo la propria purezza, l’inconfondibile contrasto tra la dolcezza della melodia e i lividi che lasciano le parole.
“Paura del diverso, paura del possibile, paura che diverso sarebbe anche possibile”.
Quando si tratta di Subsonica, non è solo questione di buona musica, ma soprattutto di emozione. Dal vivo colpiscono come un pugno, liberano un’energia che coinvolge tutti, si incolla addosso e penetra sottopelle. In questo rituale c’è una forza primordiale, nessuna logica cui obbedire. Nessuna regola, solo un imperativo categorico: non opporre resistenza. Lasciarsi vibrare di queste sensazioni, perché splendono di verità. (Si ringrazia Casasonica Management, Lost Gallery)
Che dire… ragazzi avete immortalato l’emozione live dei Subsonica con le due gallerie veramente impressionanti e i live report molto intensi e d’attitudine LH.
Orgoglioso di essere dei vostri.