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La Sicilia e l’Arizona mai cosi vicine: intervista ai Pan Del Diavolo

PDD_in1Le strade della Sicilia sono vicine a quelle dell’Arizona. I Pan del Diavolo riescono con Folkrockaboom (terzo album in studio) a raccontare perfettamente la loro idea di folk rock attraverso il viaggio. LostHighways li ha seguiti sin dagli esordi. Sono la testimonianza che per la canzone d’autore italiana c’è una possibilità di rigenerarsi in nuove vesti pur preservando la propria identità.

FolkRockaboom ed il gusto del viaggio. Un disco carico di suggestioni accumulate durante il tour precedente e durante il viaggio negli Stati Uniti per il mix. Cos’è il viaggio per i Pan Del Diavolo?
La nostra attività live è costante da quattro anni. Essendo sempre in tour il viaggio è diventato la quotidianità. Dal nostro finestrino scorre sempre un paesaggio diverso, il mare, l’autostrada, il cielo. È la nostra vita.

L’immagine più impressa nella memoria dell’avventura-viaggio alla base di Folkrockaboom?
La prima cosa che mi viene in mente è la partenza, l’inizio del lavoro, quando abbiamo cominciato a scrivere i primissimi accordi di FolkRockaBoom eravamo al Whiterabbithole di Volterra, Era l’agosto del 2012 e non sapevamo ancora dove ci avrebbero portato quelle canzoni. Una sensazione di energia e insicurezza che ti dà proprio l’elettricità di un viaggio che deve ancora iniziare.

Registrare il disco in presa diretta, preservare la purezza e l’istinto nella registrazione. Come suona questo terzo disco rispetto ai precedenti?
Suona come il sunto delle nostre esperienze precedenti, impulsivo come il primo album e sperimentale come il secondo, ma con delle storie nuove da raccontare.

Come è nata Mediterraneo?
Da dove nascono le canzoni? Nasce prima la musica o gli accordi? Non esiste un procedimento preciso. Mediterraneo nasce forse dall’esigenza di raccontare qualcosa in più su casa nostra.
Un posto che sembra tranquillo e lontano dalle ribellioni del rock’n’roll ma che invece è molto più violento e in trasformazione di quello che PDD_in2sembra. L’Italia è la nostra nazione e l’italiano il nostro linguaggio. Ne siamo fieri.

Parliamo di Aradia e della collaborazione con Andrew Douglas Rothbard?
Aradia è la figlia di Diana e Lucifero.La figlia del Pan del Diavolo e di mr.Rothbard nel nostro caso. Una selvaggia cavalcata strumentale che ha visto la collaborazione di questo polistrumentista geniale e sconosciuto che per noi è sempre stato una fonte di ispirazione. Col tempo siamo diventati amici di penna e quando gli abbiamo fatto sentire il brano lui è stato felice di collaborare con noi.

Parliamo delle atmosfere create dai Sacri Cuori per il brano Il Domani?
Buona la prima take, anzi no! La seconda. I Sacri cuori sono stati perfettamente a loro agio in questa ballata dal gusto vintage da vecchia musica leggera italiana. Abbiamo registrato e arrangiato con loro il nostro album precedente Piombo Polvere e Carbone e ci tenevamo a mantenere un rapporto musicale con loro con cui tanto condividiamo nel modo di fare musica.

Quanto sono diverse o vicine le strade dell’Arizona a quelle della vostra Sicilia? Con la vostra musica le avete avvicinate tantissimo…
Musicalmente è incredibile quanta vicinanza abbiamo con quel mondo musicale del deserto Americano. Gruppi come i Calexico o i Giant Sand per esempio vogliono creare un ponte fra il rock e la musica popolare del Mexico e del Sud America, noi invece con il nostro folk mediterraneo. In più loro sono molto influenzati da compositori italiani come Morricone o Alessandroni che hanno disegnato la colonna sonora dei loro paesaggi desertici e tex mex. Quindi abbiamo molto in comune.

Cosa è per voi la dimensione live?
L’aria che respiriamo, è linfa vitale per dare vita alla musica come motore sociale. Crea emozioni e ispirazioni.

Cosa significa essere “indipendenti” nel registrare un disco?
Tutte le canzoni del mainstream italiano hanno esattamente lo stesso suono che sia rock o pop, tutto suona uguale. Esistono dei criteri precisi per essere passati in radio oppure niente. Essere liberi di creare la propria musica per come la immagini e non per come ti impongono i media o PDD_in3le mode passeggere per noi è naturale. Credo significhi questo.

Cosa pensate di Spotify, l’ultima frontiera “liquida” della musica? È la lapide definitiva sull’idea del disco come supporto fisico per ascoltare musica?
Probabilmente sì! Che il supporto fisico sia ormai solo un ricordo lo sappiamo bene! Ma chi sta dietroSspotify è praticamente un mistero. Come si faranno i dischi in futuro? Quanto male verrano registrati i dischi per ridurre i costi di produzione? Spotify diffonde la musica ma non aiuta ancora a crearla. Aspettiamo tempi più illuminati per la produzione musicale.

Cinque brani folk rock per creare la vostra playlist da inviare nello spazio?  
Spirit Familyu Reunion- Green Rocky Road, Charlie Feathers – That certain female, Neil Young – Old Man, Luigi Tenco- E se ci diranno, Bob Dylan-In My Time of Dyin’

Links: Sito ufficiale

FolkRockaBoom – video

The ballad of the Reading Gaol – streaming

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