Nella storia del brit-pop abbiamo assistito a diverse “rivalità” (più o meno reali): negli anni 60/70 Beatles contro Rolling Stones, negli anni 80 Duran Duran contro Spandau Ballet e negli anni 90 Oasis contro Blur. Di questi ultimi non c’è molto da dire, anche perché ormai Damon Albarn si dedica ad altri progetti da un po’, mentre gli Oasis continuano a far parlare e una volta tanto lo fanno con un album e non con una scazzottata tra i due fratelli Gallagher. La storia degli Oasis inizia quando Liam Gallagher (voce), Paul “Bonehead” Arthurs (chitarra), Paul McGuigan (basso) e Tony McCaroll (batteria), quattro compagni di scuola di Manchester, decidono di passare il loro tempo libero suonando negli scantinati dei palazzoni popolari. Più tardi anche Noel, fratello maggiore di Liam, entra a far parte del progetto. Iniziano con concerti in piccoli pub fino al 1994, quando incontrano Alan McGee, il boss della Creation. Gli Oasis gli danno un demo, lui lo ascolta e decide di metterli sotto contratto. Escono tre singoli che sanciscono il successo della band: Supersonic, Shakermaker e Live Forever, che fanno da apripista all’album d’esordio, Definitely Maybe. Esordisce al numero uno della classifica inglese e venderà 7 milioni di copie. Durante il tour americano, Noel Gallagher si assenta per qualche data, alimentando i pensieri di chi li vuole già alla fine del loro percorso, ma al ritorno in Inghilterra gli Oasis decidono di lanciare una nuova canzone, non presente nell’album, Whatever, che diventa un successo immediato. Dopo un cambio alla batteria (Alan White prende il posto di Tony McCarroll), la band registra il secondo album, What’s The Story (Morning Glory)? che esce nell’autunno del 1995. Wonderwall e Don’t Look Back In Anger conquistano subito il pubblico. Nel 1997 pubblicano Be Here Know. Nel 1998 esce una raccolta di b-sides, selezionate attraverso un poll pubblico sul sito ufficiale della band, dal titolo The Masterplan. Dopo una pausa di tre anni, gli Oasis ritornano con Standing On The Shoulder of Giants (2000), un disco poco convincente, e con il primo album e dvd live ufficiale, Familiar To Millions. Il disco è la testimonianza del concerto del 21 luglio allo stadio Wembley a Londra. Nel 2002 pubblicano Heathen Chemestry. Dopo vari cambi di formazione, nel 2005 esce Don’t Believe The Truth e nel 2006 la raccolta Stop The Clocks.
Il 6 ottobre 2008 è uscito Dig Out Your Soul. L’album è stato prodotto da Dave Sardy, che ha lavorato con i fratelli Gallagher per Don’t Believe The Truth, ed è stato registrato per lo più agli Abbey Road Studios di Londra. Partiamo con le ottime Bag It Up e The Turning, due brani che da soli basterebbero per ripagare l’attesa di tre anni dall’ultimo lavoro in studio della band. Waiting For The Rapture (brano cantato da Noel Gallagher) fa uscire l’anima più grezza, più rock degli Oasis mentre con The Shock Of The Lightning ritroviamo il sound al quale il gruppo di Manchester ci ha abituati. Che ai fratelli Gallagher piacciano i Beatles e che la loro musica ne venga influenzata è ormai cosa nota, ma per chi avesse ancora dei dubbi basterà l’ascolto della ballad I’m Outta Time per convincersi, se non altro per la voce di Lennon tratta da un’intervista rilasciata due giorni prima di essere ucciso che viene riprodotta nella parte strumentale finale del brano. Falling Down è un po’ simbolo del cambiamento verso il quale si stanno muovendo gli Oasis. Il suono è più psichedelico, meno pop, tanto che ad un primo ascolto si fatica ad attribuirlo alla band, così come per il brano To Be Where There’s Life, che però ricorda molto i Kula Shaker per alcune sonorità orientaleggianti. Con Ain’t Got Nothing ritornano i suoni più rock mentre i Beatles riecheggiano nella seguente The Nature Of Reality, brano che prende in prestito il riff da Helter Skelter.
L’album è il primo prodotto dalla propria etichetta, la Big Brother, senza passare dalla Sony e già questo è un segno che la band vuole rinnovarsi, respirare aria nuova. Non saremo ai livelli di What’s The Story (Morning Glory)? o di Defenitely Maybe, ma Dig Out Your Soul è un buon album che spiazza chi pensava che ormai gli Oasis stessero diventando l’ombra di se stessi.
Credits
Label: Big Brother – 2008
Line-up: Liam Gallagher (voce) – Noel Gallagher (chitarra, voce) – Andy Bell (basso) – Gem Archer (chitarra)
Tracklist:
- Bag it up
- The Turning
- Waiting For The Rapture
- The shock Of The Lightning
- I’m Outta Time
- (Get off your) High Horse Lady
- Falling Down
- To Be Where There’s Life
- Ain’t Got Nothin’
- The Nature Of Reality
- Soldier On
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