Ci sono suoni che sono le nostre radici. Quelle radici di alberi fatti di legno. Di quel legno con il quale sono forgiati gli strumenti musicali della tradizione popolare. Chi ha detto che i colori del pop d’autore non possano essere custoditi in tali strumenti? Questa sera, in una dimensione acustica, in una dimensione intima, siamo intrappolati in un baretto del centro di Caserta. Fuori si respira la frenesia degli imminenti giorni di Natale ma qui tutto si ferma, si cristallizza di poesia. E’ magia sonora che attraversa il piccolo locale ed arriva fuori in strada, si fa spazio ovunque. I maghi di questa sera sono degli insoliti EPO che si vestono di acustiche atmosfere, colorando di etniche intuizioni brani del loro repertorio che pesca senza sosta dai loro due lavori Il mattino ha l’oro in bocca e Silenzio Assenso.
Il Mar Mediterraneo si fa sentire nell’incipit del concerto con una sublime Tu nunn’ o’ ssaje. L’innesto del violoncello e del bouzuki suonati in maniera impeccabile dal nuovo acquisto Arcangelo sottolineano ancora di più le linee melodiche della musica degli EPO, cifra distintiva di un pop che parte da quello storico dei Beatles (vedi la fantastica coda-cover Eleanor rigby a La strategia del mare) per poi giungere alle nuove deviazioni di tal genere tracciate da gruppi moderni (vedi l’altra geniale coda-cover Fugitive motel degli Elbow a Serie/parallelo). Talvolta perdere uno strumento chiave, come le tastiere di Mario Conte, per un gruppo può essere una perdita d’identità incolmabile… ed invece per gli EPO questa nuova era unplugged esalta ancora di più le mirabili armonie dei loro brani. Ecco che Camera Verde brilla di Luce propria al di là delle atmosfere del disco. Lo stesso accade per Collins, Sporco e In cattività. I brani si spogliano e svelano la loro architettura melodica segreta, si apre uno scrigno di luci soffuse che riscaldano attraverso attente performance di tutti membri della band. La voce di Ciro Tuzzi coniuga i colori caldi del cantato partenopeo a quello sempre caldo e sinuoso di songwriter come Ryan Adams o David Gray. Il cuore degli EPO batte e pulsa un basso e percussioni che è difficile trovare uguali tra le mille giovani band del panorama italiano. La riuscita di un live intimo e preciso come questo può essere raggiunta solo attraverso un’accurata regia dei suoni da parte dell’EPO aggiunto, Peppe Innaro. La bellezza degli EPO è anche il senso di familiarità per cui i valori come amicizia, fratellanza, amore hanno ancora un senso… e per cui suonare significa liberarsi delle catene di ogni giorno per gridare il proprio sentirsi esseri umani… esseri fatti di emozioni. Ecco, il live acustico degli EPO ricorda che siamo fatti di emozioni. Se volete sentirvi vivi per un paio di ore, non dovete perderli in questo nuovo tour… e chiedetegli il bis perché vi regaleranno un eccellente brano inedito come Venere dal ventre di vetro. (Foto by Federica Di Lorenzo)