“Il meteorite è la fonte della luce e la meteora quel che percepiamo” (Emily).
Il meteorite è la voce di Joanna, l’essenza di un album fondamentalmente costruito su quel multiforme ancestrale strumento, ultimo in ordine di tempo appreso dalla musicista, dopo piano ed arpa, e perfezionato d’istinto nel corso di concerti e incisioni.
Appena due anni dopo il promettente esordio The Milk-eyed Mender (2004), l’allora ventiquattrenne di Nevada City, California, si scrolla di dosso le vesti fantasy di fanciulla elfica, nella quale rischiava di restare ingabbiata, e compie un balzo ambizioso verso una dimensione epica e interiore, che salda il cielo e la terra in un affresco assolutamente personale, fuori dal tempo e dai generi, benché densamente plasmato dalla tradizione folk. Quella stessa riscoperta e rinverdita, in quegli anni, da personaggi come Devendra Banhart, Vashty Bunyan o lo stesso Bill “Smog” Callahan, qui ospite in Cosmia in un raddoppio asciutto e viscerale del tema portante del brano. L’album conta cinque pezzi, tutti di lunga durata, nei quali la forma canzone si dilata in un flusso incontenibile in argini radiofonici tre-minuti-strofa-ritornello, con un’attitudine che potrebbe essere definita progressive, ma decisamente lontana dalle passate esperienze dei Pentangle o degli Strawbs. Newsom utilizza una struttura ciclica, come certe ballate di Lennon, ma priva di quell’acidità psichedelica, in un ritorno che non è ripetizione, giacché ad ogni passaggio suoni e armonia sono trasformati, trascorsi, come nella complessa e intricata Only skin.
Un fiume che scorre secondo la volontà della voce di Joanna, che ora è una ragazzina che canta nell’intimità della sua stanza e un attimo dopo la sacerdotessa di un antico culto che urla le sue formule magiche nei boschi, con la spavalderia di un soprano nel finale di un’aria. Un canto versatile e completo, dall’acuto strozzato, che scuote l’inizio della frase, al caldo, appena udibile, sussurro dei momenti più quieti, all’incedere cadenzato dei fraseggi arpeggiati che inanellano fino a venti note consecutive a perdita di fiato, come nelle parti più incalzanti di Monkey & Bear. Scalate completate non da sforzo fisico, ma da fisico svuotamento, affinché tutto il proprio essere partecipi attraverso la voce al flusso impalpabile e tuttavia penetrante della musica. Una partecipazione che è anche materialmente fisica nel movimento incessante delle mani sull’arpa, abbracciata e tenuta, suonata con perizia e precisione in perfetta armonia con la corrente vocale, anche quando l’arpeggio consente alla musicista di imprimere dolci accelerazioni scomponendo gli accordi in grappoli di note pizzicate.
Parte del merito dell’album è stato attribuito alla produzione di Steve Albini, al missaggio di Jim O’Rourke e agli arrangiamenti orchestrali di Van Dyke Parks, voluto dalla stessa Newsom dopo l’ascolto del suo Song cycle del 1968. Al primo va giustamente riconosciuta l’eccellente qualità della registrazione analogica di arpa e voce, restituiti con un timbro cristallino che rasenta la perfezione, senza pertanto modificare il suono già definito della musicista. O’Rourke ha sapientemente bilanciato i suoni evitando che le parti di Joanna fossero soffocate da un arrangiamento troppo invadente. E difatti Van Dyke Parks, seguendo anche le indicazioni dell’autrice, disegna un contorno orchestrale vivo, mutevole, a sottolineare passaggi e cambi d’accordi, spesso con scivolosi guizzi degli archi, ma anche ad aprire porte verso nuove prospettive, con semplici squilli di trombe o fraseggi di banjo che riportano le armonie celesti nella polverosa terra dove trassero origine.
Credits
Label: Drag City – 2006
Line-up:Bill Callahan – vocal harmonies, Matt Cartsonis – banjo, mandolin, Grant Geissman – electric guitar, Don Heffington – percussion, Emily Newsom – vocal harmonies, Joanna Newsom – harp, leader, vocals, pedal harp, Van Dyke Parks – accordion, Lee Sklar – electric bass
Orchestra: Briana Bandy – viola, Caroline Buckman – viola, Giovna Clayton – cello, Patricia Cloud – flute, Peter Doubrovsky – bass, Jeff Driskill – clarinet, Erika Duke-Kirkpatrick – cello, Karen Elaine – viola, Phillip Fethar – oboe, Susan Greenberg – flute, Sharon Jackson – violin, Peter Kent – violin, concertmaster, Gina Kronstadt – violin, Miriam Mayer – viola, John D Mitchell – bassoon, Peter Nevin – clarinet, Robert O’Donnell, Jr. – trumpet, Bart Samolis – bass, Terrence Schonig – marimba, cymbalom, Edmund Stein – violin, David Stenske – viola, David R. Stone – bass, Cameron Patrick – violin, Vladimir Polimatidi – violin, Julie Rogers – violin, Marda Todd – viola, Jessica Van Velzen – viola, John Wittenberg – violin, Shari Zippert – violin
Tracklist:
1. Emily
2. Monkey & Bear
3. Sawdust & Diamonds
4. Only Skin
5. Cosmia
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