Arrivano da Arezzo e dal 2007 cercano di lasciare la loro impronta nel mercato musicale con il loro pop leggero e divertente. Stiamo parlando dei Telesplash. Li abbiamo intercettati in procinto dell’uscita del loro terzo lavoro in studio, Non è più poesia che vedrà le stampe il 13 gennaio 2015, album che vanta una collaborazione particolare: Pupo. Ci siamo fatti raccontare dalla band com’è nato quest’incontro e molto altro.
Ci volete raccontare come sono nati i Telesplash?
I Telesplash nascono, come tante band nel mondo, da quattro amici poco più che ventenni che vivono in un minuscolo paese della provincia Toscana, tempo libero illimitato (ottenuto trascurando irrimediabilmente le varie scuole/università a favore di sessioni di prove infinite), fissazione maniacale per la musica, soprattutto Clash e Beatles. Una batteria, un basso Fender jazz, due Telecaster identiche ed un sogno di rock and roll grosso così!
Come nasce, invece, un brano dei Telesplash?
Solitamente uno di noi porta una canzone o una bozza chitarra e voce e, se il pezzo piace a tutti, ci lavoriamo tutti insieme, allo sfinimento fino a che non siamo soddisfatti del risultato. A volte serve un’ora, altre volte giorni e giorni.
I vostri tre album (Bar Milano, Motel Paradiso e Non è più poesia) sono caratterizzati da un suono vintage, ma comunque fresco, allegro. Quali sono gli ascolti che hanno maggiormente contribuito a forgiare il vostro stile?
Come detto prima, due band molto diverse ma grandiose: Clash e Beatles sono i nostri amori assoluti, ma citare qualcosa o qualcuno in particolare sarebbe sbagliato. Diciamo che siamo sempre stati più esterofili che italiani riguardo ai nostri ascolti, anche se siamo quattro persone molto diverse nei gusti musicali. Poi, crescendo, tutta la musica che senti in un modo o nell’altro t’influenza.
Nella vostra ultima fatica in studio troviamo un brano, Freddo, il quale salta all’orecchio per una voce particolare che spunta tra le note: quella di Pupo. Ci volete raccontare com’è nata questa collaborazione?
In maniera molto naturale: entrambi siamo di un piccolo paese in provincia di Arezzo, che si chiama Ponticino, quindi, come tutti gli abitanti, lui ci ha visto crescere e ci conosce da sempre. Sapendo del nostro progetto, un giorno al bar, quasi scherzando, dopo averci chiesto come andavano le cose, ha detto: “Oh perché non facciamo qualcosa insieme?” Noi lo abbiamo preso sul serio perché ci è sembrata una cosa fighissima e gli abbiamo inviato un pezzo che avevamo da poco inciso per vedere se aveva voglia di cantarlo con noi. A lui è piaciuto tantissimo, è venuto in studio e Bang! Diciamo che Enzo ha fatto mille cose incredibili nella sua carriera, noi abbiamo l’esclusiva del “Pupo indie” e siamo orgogliosi.
Per anticipare l’uscita del vostro album Non è più poesia, avete scelto di rilasciare la traccia audio di Pioggia e sole e il 9 dicembre è uscito il video del brano Freddo. In che modo pensate che questi due pezzi siano quelli adatti per rappresentare l’album?
Non lo pensiamo. A noi l’album piace tutto e se si potesse, useremmo tutti i pezzi contemporaneamente, ma non si può. Quindi abbiamo scelto questi due perché danno un’idea delle varie facce del lavoro: c’è la leggerezza (nostro marchio di fabbrica), il sound, ma anche un nuovo modo di lavorare i testi e la malinconia aumentata un po’ con la nostra età. Resta il fatto che è sempre dura scegliere dei pezzi da promuovere. Per noi tutto il disco è una bomba, sarebbe strano il contrario, quindi un consiglio ai lettori: ascoltatelo bene!
Ci potete parlare del video di Freddo?
Il regista è Giacomo Triglia. Diciamo solo che ci ha catapultato in un mondo incantato, finto, ma colorato e molto particolare. Noi, come il solito, abbiamo dato la nostra pessima interpretazione, ma, complice la bravura del regista e il pezzo incredibile, il video alla fine è fantastico!
Provate ad immaginare di poter costruire una macchina del tempo e poterla usare a vostro piacimento. In quale epoca vi fareste trasportare e perché?
Difficile da dire su due piedi. Ogni epoca ha dei momenti affascinanti, ma se si tratta del passato la metà degli anni’90 (noi eravamo ragazzini) sarebbe un periodo adatto ai Telesplash di oggi per tante ragioni, anche musicali. Comunque, anche se questo momento a livello globale non è facile, ci piace essere qui ora e quindi parcheggiamo la macchina del tempo per usarla magari in futuro e tornare ad oggi, quando stava per uscire il nostro terzo disco.
E dopo aver fatto un viaggio nel passato, chiudiamo con un salto nel futuro. Cosa attende i Telesplash?
La prima cosa, e non vediamo l’ora, sarà il tour che parte a gennaio da Arezzo e speriamo che ci porterà ovunque e poi speriamo tante belle cose, nuove canzoni, nuovi obbiettivi, nuovi amici e tutto quello che comporta stare in questa, per noi, meravigliosa band.
Freddo – video