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Come neve che brucia: Umberto Maria Giardini @ Locomotiv (BO) 06/02/2015

livereport_UMG@locomotiv_IMG1_201502Brividi di freddo e di calore a Bologna. A terra la neve che pian piano si scioglie lasciando lo spazio a pozzanghere e poltiglia dal rumore raccapricciante; dentro al Locomotiv, invece, Umberto Maria Giardini e la sua band a presentarci Protestantesima.
Il nuovo disco del cantautore marchigiano (trapiantato a Bologna) è uscito da appena tre giorni e la critica pare sostanzialmente unanime: se non si tratta di un capolavoro ci assomiglia davvero tanto.
La prova dal vivo è la cartina tornasole di ogni progetto musicale dell’ambiente indipendente, perchè se non ci sono i live non si vendono dischi, e se il live non è all’altezza non ci si può permettere un secondo tour… ma Umberto Maria Giardini è uno di quegli artisti che dal vivo sono incapaci di deludere.
A dirla tutta, questa sera, l’unica vera delusione è data dal pubblico bolognese che si è lasciato spaventare da un po’ di neve e di “paciugo” lungo i marciapiedi: nella città felsinea manca la fame per un buon pasto ricco e genuino perchè rovinata dal mediocre ma comodo aperitivo; troppe distrazioni.
Daniele Celona, previsto in apertura della serata, non è pervenuto quindi la musica dal vivo è iniziata piuttosto tardi con la diretta presentazione di Protestantesima.
Urania è l’apertura perfetta: come una marcia militare si proietta decisa nell’atmosfera del mondo di UMG, non lascia scampo, o sei dentro o sei fuori. Omega, dal precedente EP Ognuno di noi è un po’ anticristo, continua l’immersione nel vortice di suoni ossessivi e psichedelici che mettono subito in luce la perfetta inclusione di Michele Zanni a synth e tastiere.
livereport_UMG@locomotiv_IMG2_201502La bellissima Tutto è anticristo precede Amare male, brano dal dolente fascino incarnato dalla voce di velluto di Umberto.
C’è chi ottiene e chi pretende è una delicata ballata che scioglie la melodia pop su un tappeto di percussioni che Giulio Martinelli riesce a rendere morbide e carezzevoli prima di picchiare con più forza sulle pelli di Protestantesima. Il brano, scelto come primo singolo dell’album, è già ora un classico di Umberto Maria Giardini, in perfetto equilibrio tra ciò che era Moltheni e ciò che è diventato UMG: il pubblico canta, partecipa, sorride, ed avvolto da questa musica si sente bene.
Regina della notte si inserisce perfettamente tra Protestantesima e la più datata Anni luce. Quelle note che incedono a ritmo costante, i colori vibrati dalla chitarra di Marco Manzo, la voce che si unisce, basso e batteria a sollevare il tutto, e così la poesia si spiega come un lenzuolo bagnato al vento, vorrebbe essere immacolato nel ricordare il suo candore.
Umberto ringrazia il pubblico dopo ogni brano, sorride con un lieve imbarazzo mal celato; nell’aria manca forse quella tensione che renderebbe il concerto perfetto, ma di brano in brano l’emozione sale così come l’alchimia sul palco. Molteplici riflessi scivola densa e sublime, fluida nella sua pienezza di suoni, come lava che copre ogni cosa al suo passaggio e si increspa solo a tratti nelle spigolosità della batteria e negli schizzi ardenti delle chitarre.
livereport_UMG@locomotiv_IMG3_201502E’ giunto il tempo per Il vaso di Pandora, uno dei brani di Protestantesima che dal vivo riesce in assoluto a coinvolgere maggiormente, con il suo crescendo di musica insegue le splendide impennate vocali di Umberto. Si vola, poi si plana, e da ora è impossibile scendere di quota.
Sibilla, infatti, fluttua nell’aria, leggera leggera, portandoci verso uno stato di grazia, un preziosissimo Quasi Nirvana. Gli occhi si chiudono, le bocche si schiudono, i capi ondeggiano e si ascoltano nel profondo.
Stiamo per giungere alla fine di questo viaggio nel quale Umberto Maria Giardini ci ha traghettato in un mondo di passione e perfezione fino a Il trionfo dei tuoi occhi, la poesia. Saga fende l’aria creando vortici di fuoco e prepara il campo alla conclusiva Pregando gli alberi in un ottobre da non dimenticare. Ritmo e psichedelia nei suoni e nelle immagini, nella tensione che si eleva e deflagra chiudendo il concerto.
Come già detto in precedenza, questa prima data del tour al Locomotiv non sarà ricordata come la migliore: la neve ha paralizzato il pubblico più pigro, poi la mancanza dell’esibizione in apertura, un palco scenograficamente fiacco e probabilmente qualche altro dettaglio da rodare, ma il peso artistico dei brani e la bravura di Umberto, Marco, Giulio e Michele sono indiscutibili. Sarà sempre meglio, data dopo data: un sistema che si alimenterà dello scambio con il pubblico, in costante ascesa, raggiungendo picchi altissimi. Umberto è un fuoriclasse, un artista che va amato e rispettato: per questo noi eravamo lì, alla prima data del Protestantesima tour.

Gallery fotografica di Emanuele Gessi

(Si ringraziano per la collaborazione Promorama e LocomotivClub)

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