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Guardare per aria – Bianco

recensione_Bianco-Guardareperaria_IMG_201502A volte guardare per aria è una necessità, non una sfida ma una liberazione dalle corde strette che spesso le spasmodiche frenesie quotidiane ci annodano al collo, tagliandoci il respiro.
Guardare per aria, respirare a fondo, riappropiarci della propria dimensione sensoriale varcando quella linea immaginifica tra sogno e realtà, magari attraverso suoni e parole; magari proprio attraverso quei suoni e quelle parole che Bianco ha scelto per Guardare per Aria.
Un invito, un’esortazione, un augurio… e titolo del terzo abum del cantautore torinese, uscito per INRI pochi giorni fa.
Nove tracce che riescono davvero a far alzare gli occhi al cielo, e non per blanda rassegnazione ma per delicata evasione dalla realtà.
Filo d’erba, traccia di apertura, scuote le parole con leggere sonorità acustiche come un soffio di vento su di un prato primaverile. Ci sono tutti gli elementi del sogno romantico: il mare, le stelle, l’estate, tutti incorniciati da ritmiche ondeggianti, da una slide guitar a darne nostalgica poesia, così come la tromba sul finale.
In Corri Corri, duetto con Levante, il sogno si scuote, il ritmo accellera; le due voci si amalgano bene con i fiati e le chitarre che le rincorrono, creando un pezzo incisivo quanto malinconicamente teso.
Una filastrocca, una nenia è la strofa di Aeroplano, che ci riporta dolcemente sulla nostra soffice nuvola sonora.
Cambiamo passo: Le dimensioni contano arriva dritta, veloce, ritmica; si percepisce bene lo zampino di Niccolò Fabi e della sua crew. Finemente curato è il tappeto sonoro, elettronico e non, ricreato. Il finale è un crescendo generoso di sonorità ed emozioni. Un brano che non si scorda facilmente, ma, del resto, la collaborazione con quei musicisti romani di cui sopra, non lascia spazio a grandi dubbi di bellezza stilistica.
Una chitarra in levare ci racconta de Le stelle di giorno con quella lieve poesia, quella delicatezza leggera con cui ci aveva accolto il primo brano dell’album, chiudendo così il cerchio immaginario.
Semplicità e delicatezza, melodie orecchiabili mischiate a parole che rimandano ad una dimensione colorata con toni tenui ed onirici in cui la dolcezza e la malinconia della voce rendono Bianco un cantastorie perfetto per il viaggio intrapreso. Un lavoro curato, limato, senza sbavature anche nella scelta delle sonorità che non cadono nella facile banalità della canzonetta di “maled’amore”.
Meglio guardare per aria che a terra”.

Credits

Label: INRI – 2015

Tracklist:

  1. Filo d’erba
  2. Volume
  3. Corri Corri (feat. Levante)
  4. Drago
  5. Aeroplano
  6. Almeno a Natale
  7. Quello che non hai
  8. Le dimensioni contano
  9. Le stelle di giorno

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Guardare per aria – streaming

Filo d’erba – video

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