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Guardare per aria tra nuvole, influenze e tecnologie: intervista a Bianco

intervista_bianco_IMG1_201502Meglio guardare per aria che a terra”: così canta Bianco in Filo d’erba, primo singolo estratto dal suo nuovo album Guardare per aria.
Un album che ci permette davvero di alzare gli occhi al cielo per immergerci in una dimensione sonora semplice e poetica.
Abbiamo scambiato due parole con il cantautore torinese dalla testa tra le nuvole, poeticamente parlando, tra influenze, tecnologie e vinili.

E’ passato poco dall’uscita del tuo terzo album, l’album della maturità direbbe qualcuno, il terzo uscito per la INRI. Come ci sente? Bilanci per il momento?
Un’emozione grandissima, sono felice come un bambino. Mi sembra che stia andando tutto molto bene, c’è un buon grado di attenzione e i commenti e le recensioni per adesso sono ottimi.

Guardare per Aria è un album semplicemente poetico, un piccolo rifugio, sospeso, in cui trovare un po’ di conforto. Un piccolo mondo sonoro, il tuo mondo-rifugio sonoro?
Grazie mille. Il mio rifugio sonoro è fatto dai Calexico, da Frusciante, dagli Explosion in the sky, dai Mogwai…

Ci sono collaborazioni importanti in Guardare per aria, da Levante a Cecilia per arrivare a Niccolò Fabi e la “sua cricca”. Com’è stato collaborare con uno dei cantuatori più apprezzati della scena musicale italiana?
E’ stato a dir poco magico. Nutro per lui una stima enorme e lavorare insieme a lui e alla sua cricca mi ha riempito di gioia e ha rappresentato un’esperienza che insieme a quella del suo “Ecco Tour” mi ha insegnato tantissimo, sia artisticamente che umanamente. (Bianco ha partecipato in veste di supporter all’Ecco tour di Fabi nell’estate del 2013, a fianco a musicisti come Angelini, Pier Cortese e Daniele Rossi – ndr)

I pezzi sono arrangiati con molta cura, il tappeto sonoro è sempre ricco. Spesso i cantautori perdono di vista questi elementi, concentrandosi soprattutto su voce e parole. Per te non sembra così…
Riccardo Parravicini ha curato gli arrangiamenti di Guardare per aria, a lui devo molto. E’ riuscito a colorare un quadro di cui avevo tracciato solo una bozza. Dal punto di vista musicale è uno dei più bei dischi che abbia mai ascoltato e questo grazie a lui e ai musicisti che hanno suonato.

intervista_bianco_IMG2_201502Che rapporto hai con la tecnologia? Sia in ambito musicale che “social”?
Direi di amore e odio, non mi viene molto naturale utilizzare i social ma mi rendo conto che sarebbe importante. Per l’aspetto musicale della tecnologia non la considero molto.

Sappiamo che il mercato discografico purtroppo non attraversa anni molto sereni: i cd si vendono poco e basta un click su piattaforme gratuite per ascoltare i propri artisti preferiti. In controtendenza sono però cresciute le vendite dei vinili. Cosa ne pensi di tutto ciò?
Che meraviglia, sarebbe bellissimo girassero solo vinili, noi probabilmente tra un po’ stamperemo Guardare per aria in vinile. Probabilmente le persone si rendono conto che i dischi hanno bisogno di valore e il valore lo diamo noi ascoltandoli dall’inizio alla fine. Il vinile evita lo “skip”.

Come vedi il panorama musicale italiano attuale, tra talent superseguiti e locali di musica live spesso semivuoti?
I talent non li sopporto. Mi stanno sulle balle quanto mi stanno sulle balle i figli di papà che se la tirano.

Chi ti ha influenzato musicalmente e chi ti influenza tuttora?
Battisti e Frusciante.

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