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In un mondo ideale: Alessandro Grazian @ Barazzo Live (BO), 11/02/2015

livereport_alessandrograzian@barazzo@IMG1_201502In un mondo ideale Alessandro Grazian non dovrebbe aver bisogno di presentazioni. Lui è uno di quegli artisti rari e preziosi che i più dovrebbero conoscere. Capace di incantare con la classe dei suoi brani, scuotere con la forza (quella sonora e quella poetica, soprattutto), lui è uno di quelli che, nel mondo ideale di cui prima, l’11 Febbraio 2015 doveva essere sul palco del Festival della Canzone Italiana di Sanremo e non solo al Barazzo di Bologna (all’interno della ricca rassegna La Fabbrica Live). Su questo Grazian ci gioca dicendo che il brano con cui apre il concerto (Satana) era stato proposto al Festival ma, per ovvi motivi, era stato scartato.
Inizia così l’intimo concerto di Grazian, solo al centro del piccolo palco del Barazzo, con la sua chitarra acustica tra il tintinnio dei bicchieri di vino degli avventori del locale. Il cantautore padovano questa sera presenta il suo ultimo album L’età più forte, un lavoro di altissimo livello arrangiato in modo ricco e variegato. Di brano in brano la voce e le dita sulla chitarra si sciolgono, e con Quasi come me (quarto brano presentato in scaletta) Grazian entra completamente nel concerto e riesce ad offrire tutto se stesso al pubblico presente.
Armi, dal precedente omonimo album, insieme a Non devi essere poetico mai, svelano la seconda anima di Grazian, quella rock, veloce e feroce che fa da contraltare all’elegantissima e poetica Indossai (dall’omonimo album datato 2008).
Sul piccolo palco del Barazzo il concerto non può essere che intimo e diretto: il dialogo con il pubblico è inevitabile ed anche in questo Grazian si mostra sincero e piacevole con qualche battuta e con aneddoti su alcuni brani. Si apre il provocatorio brano intitolato La risposta, ed introducendo la sua città d’adozione, Milano, si scioglie nell’aria la languida Corso San Gottardo.
Delicata come la protagonista del testo, Anastasia è una canzone che pochi autori possono permettersi di creare e cantare.
Anche la crepuscolare Nonchalance riesce a vivere nell’essenzialità della performance solo chitarra e voce, così come la più rabbiosa Se io fossi una band mi scioglierei, una canzone graffiante e davvero efficace.
Sognante ed etereo, Il mattino è un brano bellissimo che Grazian interpreta con vera passione, stuzzicando il pubblico anche con il breve racconto di un fatto che lega lui stesso a Giorgio Canali e alla città di Padova che viene citata proprio sul finale del brano.
Così come L’età più forte, anche la serata si conclude con Noi noi noi. Una confessione, una promessa d’intenti: “noi non rinunceremo mai ad essere noi”. Ed è proprio questo che auguriamo ad Alessandro Grazian, sempre diverso e sempre vero, sempre se stesso.
Non è facile portare a termine in modo egregio un live chitarra e voce. Grazian mette a fuoco sul senso stretto del termine “canzone”. Una canzone, vera, deve reggere al trauma della solitudine, deve trovare in una chitarra la sola compagnia, e deve riuscire a sopravvivere. Grazian in questo è un giovane maestro, un autore colto ma sempre più diretto, qualità che con il tempo gli permetterà di catturare un pubblico più ampio, così come merita davvero.

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