Non bisogna mai smettere di sognare. I Fragil Vida dal 1997 insegnano questo. Il sogno della musica che viene dalle terre lontane, il sogno del teatro e delle maschere, il sogno radicato nella tradizione, il sogno che alberga in ognuno di noi.
C’è qualcosa di davvero magico in questi ragazzi (uomini sempre bambini) di Finale Emilia. La loro energia è contagiosa, anche questa sera allo Spazio Indue di Bologna.
Il (non)palco dell’Indue si trova all’ingresso del locale, abbracciato dalla rampa di scale a “L” che porta al piano superiore dove si trova il bar ed altre sale. Incastrati come in un tetris i cinque “fragili” presentano nuovamente a Bologna il loro ultimo disco. Papà ha detto che la vostra musica è schifosa è uscito da quasi un anno ormai, ma continua a coinvolgere, divertire e fare riflettere.
La magia di cui parlavo forse è racchiusa proprio in questa capacità rara di unire il divertimento alla riflessione. L’unione di musica e teatro, peculiarità fondamentale per i Fragil Vida, si muove in un contesto traballante, tanto da far sentire allo spettatore mancare la terra sotto i piedi: “A cosa sto assistendo? Musica o teatro?”. Questo gioco del dubbio e della sorpresa che strappa sorrisi in successione, è l’anima di un progetto musicale rodato e genuino.
Il concerto inizia dopo uno spettacolare richiamo di Gianluca Galletti: con indosso uno dei suoi bizzarri travestimenti di scena ed una trombetta, per le sale del locale e perfino in strada, attrae il pubblico attorno alla band.
“E’ uno scandalo! Succede che la fantasia, eterna per definizione, mostra i confini”. Con queste parole (Alba), quasi un manifesto artistico per la band, si apre lo spettacolo.
Il ritmo lievemente funky de La storia di Mustafà incalza il pubblico che ormai ha riempito tutti gli spazi ed un attimo dopo Kom ombo porta in sala i profumi del sud del mondo.
Barattando monete con il suo fluttuare leggero prepara il campo al ritmo di Luoghi comuni. Batteria e basso si uniscono definendo il passo; la tastiera veste di colore; la chitarra mostra la sua splendida anima.
Dopo una breve pausa tra primo e secondo tempo dello spettacolo, la ripresa è affidata alla recitazione solitaria di Gianluca Galletti. Scendendo le scale intepreta a viva voce ‘A livella di Totò, ottenendo naturalmente il silenzio totale e l’attenzione di tutti. La poesia di Totò narra la disavventura di un uomo che, ritrovandosi rinchiuso dentro al cimitero, assiste al surreale dialogo tra due spiriti, vicini di fossa. Il Marchese ed il netturbino Gennaro hanno uno scambio vivace, sospinto dalla prepotenza del marchese che trova intollerabile la vicinanza di un tale pezzente ad un rispettato e blasonato uomo. Gennaro, umile nella vita e nella morte, chiude la discussione spiegando al marchese: “‘A morte ‘o ssaje ched”e?…è una livella. ‘Nu rre,’nu maggistrato,’nu grand’ommo, trasenno stu canciello ha fatt’o punto c’ha perzo tutto,’a vita e pure ‘o nomme: tu nu t’hè fatto ancora chistu cunto? Perciò, stamme a ssenti…nun fa ‘o restivo, suppuorteme vicino-che te ‘mporta? Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive: nuje simmo serie…appartenimmo à morte!”.
Scrosciano gli applausi per la bellissima interpretazione di Gianluca mentre le note di Sorpreso in fuga entrano lente a conquistare l’aria per poi splendere ed esplodere nel crescendo rock con la chitarra di Diego Gavioli e la batteria di Daniele Merighi.
Il basso di Luca Cotti è invece l’anima del ritmo saltellante di Zoppo di madre e Cul Mat; la voce di David Merighi si fa lieve e delicata nella leggerissima Davvero le mani, affiancata dalle carezze di ukulele.
Lo spettacolo sta per finire, i travestimenti di Gianluca continuano sempre a soprendere per fantasia ed intepretazione, ma la parte più trascinante della serata arriva a questo punto. Maledetto Amor accende l’aria di ritmo latino scatenando cori e canti; Baci da Kalocsa esalta con i colori dei “Musicanti di Cristallo” ed infine il delirio è scatenato da ‘Nna tarantella. Tra lacrima e sorriso, tra buio e colore, tutti a battere le mani cantando “Na’ tarantella ppe’ campa’, na’ spieranza ppe’ sogna’”.
I Fragil Vida sono questa magia, fatta di musica di alto livello, spettacolo unico, e tanti abbracci e pacche sulle spalle, perchè basta andare a sentirli un paio di volte che alla terza (se non addirittura prima) la loro accoglienza è proprio quella. Dopo il concerto si chiacchiera tutti assieme con amici provenienti da diversi angoli della Penisola che qui a Bologna, vuoi per studio o per lavoro, abitano e non perdono occasione per vivere proprio di quella magia tanto fragile quanto necessaria.
Puoi assistere a tanti concerti, ai piedi di grandi palchi con produzioni colossali, tra migliaia di persone… ma soltanto quando ti svegli il mattino dopo con il sorriso stampato sul volto ti rendi conto davvero cosa può la musica, e perchè passi ogni giorno ad inseguirla.
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