Seguiamo i Marta sui tubi praticamente da sempre ed il tour “old school” per la riedizione del primo album, pur non essendo un’idea particolarmente originale, è un’occasione ghiotta per noi di Losthighways.
I Marta sui tubi sono una delle band che nel panorama musicale italiano è riuscita a distinguersi maggiormente, collezionando un foltissimo seguito, altrettanti detrattori, numerose apparizioni radio e tv, collaborazioni particolarmente importanti (amiamo ricordare il caro Lucio Dalla), grandi palchi… ma tutto partì dai più piccoli ed appiccicosi locali bolognesi, in situazioni tutt’altro che agevoli. I Marta sui tubi si presentavano prima in duo, poi in trio, ed è proprio in questa versione minimale si sono riproposti in un minitour di otto date che ha toccato soltanto medio-piccoli club del Centro e Nord Italia. Il Muscoli e dei Trio Tour 2015 è partito da Modena il 19 Marzo.
L’OFF di Modena è il classico locale di provincia, fondamentale ed indispensabile, ma la cui organizzazione nella gestione degli ingressi non ha spiccato per efficienza stasera causando file lunghissime nonostante il pubblico non fosse oceanico.
Riusciamo ad entrare: il locale è buio, il palco piccolino e grazioso. Il pubblico, perlopiù composto da giovanissimi, è assiepato in attesa del concerto, quindi il bancone del bar è miracolosamente libero così che in un attimo la lunga fila fatta all’ingresso si trasforma in uno sbiadito ricordo.
Giovanni Gulino (voce), Carmelo Pipitone (chitarre), Ivan Paolini (batteria) fanno il loro ingresso sul palco e subito intonano le lievi note de Le cose cambiano. L’inizio, forse più adatto ad un locale ancor più intimo dove lo stupore della magia giungerebbe più potente, non riesce a colpire nel segno. Sempre da Muscoli e dei si susseguono la divertente Volè, poi il brano che ha dato il titolo all’album del 2005 e la caustica Stitichezza cronica.
Non posso definirmi un fan della prima ora, ma comunque intorno a me denoto un po’ di fastidiosa staticità: il pubblico applaude al termine dei brani ma non sembra molto coinvolto. Come dicevo, nel pubblico ci sono molti giovanissimi che sicuramente non hanno vissuto in diretta le uscite dei primi album della band, ma che con tutti i mezzi attuali non possono non aver ascoltato Muscoli e dei e C’è gente che deve dormire. Questo mi fa riflettere sul modo attuale di ascoltare la musica, la voracità di natura enciclopedico-bulimica che poi lascia ben poco dentro. Un brano, per essere ricordato veramente, oltre che essere bello, deve essere vissuto dall’ascoltatore: se non c’è un trascorso personale incuneato nei ripetuti ascolti di un disco, rimarrà solo buona musica in un mare di bit nella rete.
Un piccolo salto avanti nel tempo lo si fa con Ti mento ed un altro ancora con Cinestetica (da Sushi e Coca); quest’ultimo brano, come ci si aspettava, riesce a destare finalmente il pubblico che poi si scatenerà con L’unica cosa.
La scaletta del concerto è lunghissima e comprende brani bellissimi come Stento, Sei dicembre, Cenere, Post, Sole, fino alla efficace e divertente cover di Pigro (Ivan Graziani) che sul finale si trasforma anche in una sfavillante Lady Madonna (Beatles).
La dimensione acustica del live esalta le capacità di Carmelo Pipitone alle chitarre che, in assenza dei suoni di tastiera e violoncello di Paolo Pischedda e Mattia Boschi, appaiono con tutte le loro sfumature e ricchezza di colori. Non tutti i brani però si adattano alla perfezione all’esibizione in trio: canzoni come Cinestetica e Di vino senza quella tipica pienezza dei suoni presente nei ritornelli perdono un po’ di intensità. Completamente rivisitata per l’occasione è infatti La spesa, in una versione che convince pur essendo più difficile da seguire avendo in mente l’originale.
Il live sta giungendo a conclusione e fortunatamente sono inserite in scaletta anche la sempre toccante 31 lune e la scatenata L’amaro amore.
Il giorno del mio compleanno, acidissima e frenetica, anticipa la conclusiva Vecchi difetti. Non poteva mancare il brano che forse è la vera bandiera dei Marta sui tubi. C’è però una sorpresa, nata dall’ironia di Carmelo che improvvisa l’arpeggio con un ritmo bossa nova, con Ivan a seguire prontamente la ritmica, ed uno stupito (ma non impreparato) Giovanni che sorprende tutti con un divertentissimo accento brasiliano capace di trasformare Vecchi difetti in “Vechi difeji”. Tra le risate di un pubblico finalmente sereno e coinvolto, si conclude l’inedita versione alternativa per iniziare l’amatissima originale.
Tutti cantano, qualcuno non nasconde un brivido e la pelle d’oca, poi i calorosi saluti che si schiudono in un reciproco “grazie”.
Per i Marta sui tubi questo tour è sicuramente un altro importante passo che li porta nuovamente ad essere annoverati tra le band italiane più attive. A loro però va il sincero augurio di riuscire a ritagliarsi un po’ di tempo e riposo, coltivare progetti paralleli, lasciare correre un po’ il tempo prima di presentare un nuovo album… anche se dubito riusciranno veramente a stare fermi.
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