Montage of Heck
il film-documentario su Kurt Cobain
torna al cinema
Raccontare di Kurt Cobain equivale a parlare di un’intera generazione, quella di chi era adolescente o poco più a metà anni novanta. Una generazione che si riconosceva (e lo fa tutt’oggi) nei testi, nelle parole urlate da quel ragazzo biondo che sembrava parlare anche per loro. Una generazione che il 5 aprile del 1994 ha smesso di respirare e si è fermata per dire addio a chi aveva messo un punto alla sua vita con un colpo di fucile.
Vent’anni dopo il suicidio di Cobain, Brett Morgen (con il supporto di Frances Bean Cobain) ha provato a raccontare Kurt attraverso un documentario di centotrentadue minuti. Sullo schermo scorrono le immagini di Kurt da piccolo, della sua famiglia. Le interviste ai genitori, alla moglie, a chi era presente nella vita del cantante o ne ha comunque seguito l’evoluzione (tra questi Krist Novoselic), intervallate con immagini tratte dai primi concerti, dalle varie interviste, contribuiscono a dare l’idea di chi fosse Kurt Cobain. Un uomo sempre in lotta (con se stesso, con il sistema, col mondo) che sfogava la sua frustrazione urlando tutta la sua rabbia da un palco, l’unico posto dove poteva sentirsi davvero a casa. Almeno fino a quando anche quel palco, anche la sua musica hanno finito col diventare una prigione dalla quale cercare una via di fuga, sino ad arrivare al suicidio.
Tutto questo è Montage of Heck, mostrato in anteprima al Sundance Film Festival di quest’anno e proiettato nelle sale italiane il 28 e 29 aprile. Per chi se lo fosse perso, il 22 luglio il film tornerà nei cinema italiani.
Montage of Heck è un documentario disturbante. Uscirete dal cinema sconvolti, ma con la consapevolezza di aver scoperto qualcosa di più su Kurt Cobain, ma anche su voi stessi.