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Gli elefanti, incarnazione del mondo adulto visto da un bambino: intervista a Calvino

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E quando un bambino cresce in cosa si trasformano gli elefanti?”. Niccolò Lavelli, in arte Calvino, racconta dei diversi significati associati a queste creature dal cuore grande quanto le loro fattezze, scelti come veicolo di una poesia pura e immaginifica. Scelti come immagine, come proposito e augurio del suo album di debutto dal titolo, appunto, Gli elefanti.

Da dove nasce la scelta dello pseudonimo Calvino?
Nasce dalla necessità di affrancarmi dall’immaginario cantautorale, che viene automatico usando nome e cognome. Calvino è un progetto aperto. Lo pseudonimo permette di prendere direzioni diverse in futuro, con maggiore libertà e senza sentire il peso di una particolare identità. Questa ovviamente è una mia posizione personale. In particolare, la scelta dello pseudonimo Calvino è stata un gioco di suggestioni, il partire da un immaginario con cui giocare, una specie di imprinting alle canzoni.

Cosa differenzia il progetto nato sotto il nome d’arte Calvino da quello realizzato come Niccolò Lavelli?
Proprio la necessità di un’identità più liquida. Se fosse possibile cambierei nome ad ogni album, perché ognuno di loro è stato scritto da una persona diversa o da più persone. Le canzoni sono magiche anche per questo, perché ci fanno provare una sensazione di alterità e comunione allo stesso tempo.

Quali sono i temi chiave del nuovo disco?
Sicuramente una rilettura del passato, la messa in discussione della propria storia alla ricerca dei significati nascosti, la rivisitazione dell’infanzia e soprattutto di quello che è andato perso.
In tutto questo hanno acquistato naturalmente molto spazio il contesto e i luoghi in cui si svolgono le storie che sono nel disco, quindi la città nelle sue diverse forme. Ho cercato di guardare gli spazi vuoti e quelli pieni, le costruzioni e i tunnel, come se da una parte li avessi inventati io e dall’altra fossi un alieno appena atterrato sulla tangenziale.
Un altro tema importante è la solitudine e il suo contrario, la sensazione di trovare e incontrare qualcuno e il dubbio di essersi sbagliati.

Chi o cosa sono gli elefanti? Perché hai scelto questa specie e non un altro animale come simbolo del tuo messaggio?
Gli elefanti condensano molti significati, alcuni molto personali, altri più condivisibili. Sono animali che ispirano rispetto, immagine di saggezza, un’incarnazione del mondo adulto visto con gli occhi di un bambino. E quando questo bambino cresce, in cosa si trasformano? Sembreranno ancora così grandi e potenti? Gli elefanti possono essere estremamente distruttivi e minacciosi. Nel disco penso sia presente un sentimento di rabbia sorda, che talvolta riesce a trasformare la realtà intorno facendogli cambiare colore e forma. Penso sia questo il motore del disco, l’energia che lo muove e che viene incanalata in situazioni diverse a seconda dei brani. Gli elefanti sono anche un’immagine dell’uscita del disco e delle sue intenzioni, un proposito e un augurio. Il primo disco è un salto nel vuoto, un entrare con una dichiarazione in un mondo che non si conosce e in cui si teme di essere goffi e fuori misura.

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Sia in fase di composizione che di registrazione hai fatto uso di strumenti vintage. Cosa ti ha spinto a muoverti in tale direzione?
Il disco è stato registrato in uno studio, il Blend Noise Studio (come l’ep precedente), che fa della strumentazione vintage la sua particolarità. È stato automatico misurare i brani su strumenti “reali” piuttosto che su campioni o simulatori, è un metodo di lavoro che mi piace e mi diverte.

Che dischi ascolta Calvino in questo momento? Artisti del passato o anche contemporanei?
Entrambi. Sono molto legato a Lucio Dalla. Ultimamente e durante le registrazioni del disco, la musica che mi ha accompagnato è stata soprattutto straniera: Wilco, Spoon, Timber Timbre. Ultimamente mi piace molto ascoltare i nuovi album di Edda e Iosonouncane. Sono rimasto molto colpito anche da Benjamin Clementine. Questi sono quelli che mi vengono in mente ora.

Chi secondo te, tra i giovani cantautori italiani, ha una marcia in più?
Come dicevo mi piacciono da morire Edda e Iosonouncane, perchè hanno un’originalità e una sincerità nel portare il proprio messaggio che trovo davvero unica.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Suonare, suonare, suonare dal vivo con la mia band. Ci divertiamo come dei bambini e questo è il dono più bello con cui il disco mi ha ripagato.

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