Complice un nubifragio che ha fatto saltare la data che era prevista per giugno a Monza, il diciotto settembre gli Afterhours si sono presentati sul palco dell’Arena Ponte Alto di Modena per quella che è diventata la sola data estiva del 2015. Un modo per salutare il pubblico, per dargli una sorta di appuntamento all’anno prossimo con un nuovo album e l’occasione speciale per testare ancora la nuova formazione al completo (dopo l’uscita di Giorgio Ciccarelli e Giorgio Prette).
Gli innesti di Fabio Rondanini alla batteria e Stefano Pilia alla chitarra (e non solo) si sono rivelati più che positivi già durante il tour invernale nei teatri. Sul palco di Modena i due musicisti hanno dimostrato che le loro potenzialità sono ampie, in grado di risultare un valore aggiunto per la band che sembra essere più coesa e aver acquistato energia nuova, energia che ha riversato sul pubblico durante le due ore del live.
La serata di Modena non ha fatto altro che confermare che gli Afterhours meritano a tutti gli effetti di essere ai vertici del rock italiano: la voce e il carisma unici di Manuel Agnelli, l’eleganza del violino di Rodrigo D’Erasmo, il basso di Roberto Dell’Era, l’eclettismo di Xabier Iriondo, uniti alle altissime qualità artistiche delle due new-entry, hanno permesso al live di scorrere via senza intoppi, tanto che, quando le luci si sono spente, chi era presente si è trovato a chiedersi se davvero fossero già trascorse due ore.
La scaletta è stata una vera manna scesa dal cielo. Sul palco dell’Arena Ponte Alto, gli Afterhours hanno portato quasi tutti i loro brani storici, toccando la maggior parte degli album che hanno segnato la loro carriera. Dalle storiche Dentro Marilyn, Strategie, Ossigeno, Germi, Male di miele, passando per brani come La verità che ricordavo, Ballata per la mia piccola iena, Quello che non c’è, Ci sono molti modi, fino alle più recenti Padania, Spreca una vita, Costruire per distruggere. Tra i brani proposti, ha stupito risentire Inside Marilyn three times, versione primitiva di quella che sarebbe poi diventata Dentro Marilyn e contenuta nell’album During Christine’s sleep del 1990.
La serata è stata arricchita da due letture che erano già state proposte nel tour teatrale: Moloch di Ginsberg, con l’accompagnamento di Xabier Iriondo, e Indifferenti di Gramsci, con sequenza di sola batteria.
Poco prima di mezzanotte è arrivato il momento per la band di Agnelli di lasciare il palco e il brano scelto per salutare il pubblico è stato Bye Bye Bombay.
Il concerto di Modena ha confermato, se mai ce ne fosse stato bisogno, che il rock in Italia ha un nome indiscusso: Afterhours. Nonostante non fosse presente il pubblico delle grandi occasioni, le emozioni e l’empatia tra la band e la platea erano palpabili.
La band milanese non poteva regalare un arrivederci migliore al suo pubblico, che già aspetta trepidante il 2016 per un album che, ne siamo certi, saprà ancora una volta stupirci e arricchirci come solo gli Afterhours sanno fare.
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