Non simulano, i The Walrus. Non si inventano un retroscena da cui irrompere scuotendo l’attenzione di un pubblico messo lì per annuire. Rubano il proprio nome al titolo di un pezzo dei Beatles del 1967 (I am the Walrus, Magical Mistery Tour) e probabilmente non lo fanno per caso. Non partono dalle macerie, non fanno macerie. La trasversalità della musica da marciapiede, di quel garage-rock che inchiodandoti a certe visioni ti sbatte in faccia la verità, nuda e cruda, i livornesi Walrus la mutano in freschezza, in piglio pop, in una spatolata di colore elettrico che non indovina le ombre ma sfrutta la luce. Si divertono e lo fanno con spensieratezza, lasciando che ritmica e melodie si incontrino nello spazio dell’immediatezza, arredandolo con gusto indie, immagini astratte sulle pareti, un tappeto di lanosa nostalgia sotto i piedi. Suonano un pop-rock attento, meticoloso, per certi versi istintivo, laddove istinto significa Never leave behind feeling always like a child: non dimenticarsi di sentirsi sempre come un bambino. Le chitarre non spiazzano, non ubriacano. Non c’è ambiguità nei timbri, nella direzione dei pezzi: scorrono, uno sull’altro, ora grintosi ora intimisti, bisbetici, lirici a modo loro, con il buon gusto delle cose rivelate senza fare troppo rumore, con l’inglese che addomestica, che scivola, che dice il cambiamento, i sogni, il conflitto, attraverso la metrica del sunto, dell’impatto fonetico. Annuisci a Fast Walk fin dal primo ascolto: agile, furba, seduce il tuo bisogno di fluidità, di refrigerio. Spira brezza d’oltremanica fra gli accordi di Freddie for Kathie, di Nothing in like before, di King F: attuali, chimiche, non sprecano fiato in artifizi, danzano, ammiccano con naturalezza. Don’t take my car, contaminata d’accenti d’oil, risponde al pendolo dell’ipnosi con ritmica accattivante. Curata dalle intuizioni di Lorenzo Ori al mixer, la formula The Walrus non ti scoppia fra le mani, non ti stordisce, ma cuce l’ironia alla leggerezza con ingenuità adulta, dosandole con intelligenza. Per chi ama staccare la spina ma non vuole farlo fino in fondo.
Credits
Label: Garrincha Dischi, Tomobiki Music – 2008
Line-up: Giorgio Mannucci (voce, chitarra) – Francesco Pellegrini (chitarra) – Alessio Carnemolla (batteria) – Dario Solazzi (basso) – Marta Bardi (voce, fender rhodes, tastiera midi); registrato, mixato e masterizzato da Lorenzo Ori; booklet: Michael Rortondi (grafica e art work) – The walrus (handwriting)
Tracklist:
- Fast Walk
- Pirates Treasure
- Now More Than Ever
- Freddie For Kathie
- Nothing Is Like Before
- We Are Riding Bicycle
- Breakfast With Greta
- King F
- Don’t Take My Car (je ne veux plus ta voiture)
- Break Off All
- Bye Bye
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