Prendete il pop, quello degli anni ’60, dei Beatles per intenderci. Cercate di immaginare lungo una linea temporale che giunge fino ai giorni nostri tutte le innumerevoli manifestazioni che il genere più praticato della storia della musica possa aver prodotto nel mondo intero. Cercate poi di farne un riassunto con tutti i caratteri peculiari, di immaginare il tutto riunito in un solo stile, in un solo gruppo, in una sola manifestazione artistica, in un solo nome. Non potrà che venir fuori quello degli Anathallo. Dopo diversi ep (raccolti nel doppio Anathallogy – 2006) e l’album Floating World (2006), tornano sulle scene col nuovissimo Canopy Glow. Trasferitisi in blocco nella capitale mondiale del blues, Chicago, dalla piccola cittadina di Mt. Pleasant in Michigan, i sette polistrumentisti americani hanno confezionato un disco che sa essere bello in maniera eccezionale pur senza invenzioni rivoluzionarie, utilizzando soltanto tutti i migliori elementi che hanno caratterizzato la musica pop di sempre, unendoli in un mix che ha dell’incredibile. La leggerezza delle melodie pop si concilia in perfetta armonia con la complessità degli inserti orchestrali, il tutto sostenuto dalla grande attitudine corale. Uno shaker apre Noni’s field insieme al tappeto di cori vocali sul quale subito si innesta la splendida melodia della voce principale. Non tardano ad arrivare poi basso, batteria, piano e, ultimi, gli archi che trasformano il tutto in festa gioiosa. Italo ti fa venire voglia di saltellare per strada in una giornata di sole col sorriso stampato in volto. Anche quando le atmosfere si fanno più soffuse e celate, riservate, è sempre la melodia a brillare di luce propria risaltando le voci unite nei cori da pelle d’oca di Northern Lights e di Bells. La delicatezza bambinesca ed effimera incanta ora tramite le carezze dello xilofono accompagnato dai fiati (Cafetorium) che ricordano gli Efterklang, ora evocando suggestioni fiabesche ed oniriche tramite gli inserti folk di chitarra acustica e fiati (Sleeping Torpor). The river, All the first pages e John J. Audubon sono semplicemente perfette, il connubio tra le trascinanti melodie e i grandi affreschi orchestrali sostenuti dagli innumerevoli archi, fiati e ottoni si esplica in maniera inequivocabile evocando gruppi quali The Polyphonic Spree, Architecture in Helsinki, I’m From Barcelona. La conclusiva Tower of Babel, sembra addirittura scritta con l’ausilio di Jeff Buckley.
La musica degli Anathallo sembra scaturire dalla vita di tutti i giorni, dalla natura che ci circonda. Sa illuminare come con un caleidoscopio di forme e colori gli oggetti con cui siamo perennemente a contatto. Ogni brano è costruito sapientemente come un tappeto in cui si intrecciano i fili di tutti i colori, un arabesco dai mille intarsi diversi, un mosaico di vetro dai mille riflessi. Mosaico che riflette spensieratezza, felicità, ma anche malinconia e tristezza. Mosaico inebriato da un fresco profumo di vita.
Credits
Label: Anticon – 2008
Line-up: Matt Joynt (vocals, guitar, auxiliary percussion, piano) – Bret Wallin (tambourine, auxiliary percussion, vocals) – Danny Bracken (guitar, auxiliary percussion, vocals) – Seth Walker (bass, vocals) – Jeremiah Johnson (drums, percussion, vocals) – Erica Froman (vocals, auxiliary percussion) – Jamie Macleod (trumpet, piano, auxiliary percussion, vocals)
Tracklist:
- Noni’s Field
- Italo
- Northern Lights
- The River
- Cafetorium
- Sleeping Torpor
- All the First Pages
- John J. Audubon
- Bells
- Tower of Babel
Links:Sito Ufficiale,MySpace
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