Il tempo scorre innesorabile e il pensiero di oggi è già ieri. Le pagine del libro della vita ingialliscono con la stessa velocità con cui il grigio popola i nostri capelli. Le nostre città natali perdono sempre più il verde ed il cemento dominante inizia a mostrare le crepe del tempo. Immergendosi nel flusso del proprio passato, Bruce Soord, deus ex machina dei Pineapple Thief, realizza il suo primo album solista. Dieci canzoni per raccontarsi in una maniera molto intima e poetica, dove emerge un’attitudine folk che ben si miscela con l’arte di trattare suoni post-progressive. Bruce Soord mostra grande talento negli arrangiamenti che colorano di sfumature magiche ogni brano dell’album. In Buried here e A thousand daggers sembra di sentire lo Steven Wilson più acustico dei recenti dischi solisti. In questa regressione dal mood nostalgico c’è spazio per una funkeggiante The Odds e delicate ballads come Willow tree e Field day dal magico finger picking che ricordano come suggestione e atmsofere quelle del giovane cantautore di Bristol Gravenhurst, recentemente venuto a mancare. Il disco di debutto di Bruce Soord è l’ulteriore passo coerente di un’evoluzione sonora che è partita in album come All the wars e Magnolia dei Pineapple Thief e che si è consolidata in collaborazioni particolari come il progetto Wisdom of Crowds con Jonas Renkse (Katatonia). Sembra che Bruce Soord stia ripercorrendo lo stesso percorso di Steven Wilson. Ha tutte le carte per farlo, certamente in una direzione più cantautorale e meno concettuale del ex-leader dei Porcupine Tree.
Credits
Label: Kscope records – 2015
Line-up: Bruce Soord (Vocals, guitar, keyboards, electronics, bass, background vocals) – Darran Charles (guitars).
Tracklist:
1. Black Smoke
2. Buried Here
3. The Odds
4. A Thousand Daggers
5. Willow Tree
6. Born In Dilusion
7. Field Day Part 1
8. Field Day Part 2
9. Familiar Patterns
10. Leaves Leave Me
Link: Sito ufficiale.