Molti sapranno che la sezione “PrimaveraPro” del festival catalano Primavera Sound è dedicata ai giovani emergenti. L’anno scorso, tra acquazzone e arcobaleno, proprio in quel contesto suonarono i veronesi C+C=Maxigross. La crescita del talento di questa magnifica band si misura anche dal fatto che nell’edizione 2016 del Primavera Sound il loro nome spicchi nella line-up ufficiale, scritto un pochino più in piccolo ma comunque tra Radiohead, PJ Harvery, Air, Beach House e tantissimi altri.
Abbiamo incontrato i C+C=Maxigross per parlare del loro ultimo disco Fluttarn (Vaggimal/Trovarobato – 2015) e dei loro progetti futuri. Una chiacchierata in cui appaiono semplici ed umili ragazzi (di montagna)… quando è stata realizzata l’intervista non sapevano ancora di essere stati inseriti nel cartellone del Primavera Sound, ma nonostante questo possibile motivo di vanto, in modalità “spacconi” proprio non riusciamo ad immaginarceli. Buona lettura!
In questi ultimi anni avete girato parecchio in Europa. Questa esperienza vi ha dato spunti importanti per l’uscita dell’album?
Assolutamente sì! Essere in costante movimento, fare esperienze sempre diverse, vedere posti e persone nuovi è fondamentale per l’ispirazione e la creatività.
Dopo Singar e Ruvain, Fluttarn conclude la trilogia di dischi dal titolo in “cimbro”, lingua derivata da popolazioni germaniche. Come mai la scelta di questa lingua? Cosa significa il vostro “fluttarn” (svolazzare)?
Il cimbro è una lingua che nonostante nessuno di noi parli ci ha sempre affascinato. Rappresenta simbolicamente la magia e il mistero delle nostre montagne, ovvero la Lessinia. Terra poco conosciuta, non di passaggio se non per chi ci vive, è poetica e suggestiva. È stato il nostro rifugio creativo e spirituale per tanti tanti anni oltre che il luogo della nostra infanzia. “Fluttarn” significa appunto “svolazzare”, “volare via” e dopo “cantare” e “rumoreggiare” (i dischi precedenti) ci sembrava che comunicasse al meglio quello che volevamo raggiungere con questo disco. Un’atmosfera più fluttuante, dilatata, traballante. E poi volevamo andare da qualche altra parte per cambiare, e perciò volare!
Dal punto di vista musicale ci sono delle novità rispetto ai precedenti album. Questa evoluzione da un album all’altro era già stata programmata o è nata spontaneamente? Quando e come?
Spontaneo nella maniera più totale. Ti dico solo che il disco è stato chiuso a metà agosto 2015 ma solo fino a un mese prima era totalmente diverso (parlo di mix, tracklist, editing etc). Ogni step è fondamentale. Siamo in costante cambiamento e già adesso ci sentiamo totalmente una band diversa da quella che ha lavorato a Fluttarn. Siamo proiettati verso altri mondi!
In Fluttarn si è rinnovata la collaborazione con Marco Fasolo? Qual è stato l’obiettivo del suo lavoro con voi e dove vi ha portato?
Marco ha cantato in Born Into It, ci ha prestato attrezzatura per registrare il disco oltre che consigli tecnici e filosofici che abbiamo immagazzinato in questi anni di amicizia e collaborazione. Regali inestimabili! Le persone con cui collaboriamo hanno un solo obiettivo come noi: creare la musica e l’arte più bella e pura possibile. Tutto il resto è in funzione di ciò.
Nel Dicembre 2014 vi siete rinchiusi nella vostra casa di montagna per lavorare al nuovo disco. Avete registrato molto materiale (oltre 20 pezzi). In base a quale criterio avete selezionato i 10 brani di Fluttarn?
Le sessions di Fluttarn sono iniziate come sfogo della fine del tour di Ruvain e dell’ep con Martin Hagfors (An istantaneous journey). Due anni di concerti, cambiamenti di formazione della band, nuove collaborazioni, i festival che organizziamo (Lessinia Psych Fest, Balera Veronetta) oltre a tante vicende personali… Insomma una miriade di emozioni ed esperienze che abbiamo buttato in un bel po’ di canzoni scritte in questi anni oltre a un sacco di jammate. Il materiale era inevitabilmente troppo ed eterogeneo, tant’è che a un certo punto non ne venivamo più fuori, non sapevamo cosa tenere e come gestirlo soprattutto! Per fortuna è arrivata la nostra guida spirituale: Miles Cooper Seaton! Grazie alla sua visione esterna è riuscita a farci capire il senso di questo disco, che canzoni usare, come legarle tra loro e come tagliare e unire le varie jam!
Dopo il progetto del 2014 con Martin Hagfors, la collaborazione è continuata anche in quest’album. Quanto è importante la sua presenza?
Martin è un vero artista. Umilissimo ma con un’esperienza incredibile: quando viveva negli States ha fatto il fonico live ad artisti come John Lee Hooker, Etta James, Townes Van Zandt, Astor Piazzolla, Mick Taylor, Dr. John, Dizzy Gillespie per farti capire. Poi si è trasferito in Norvegia e ha lavorato con tutta la scena nazionale che noi adoriamo, Motorpsycho e Jaga Jazzist! La sua tranquillità unita a curiosità ed esperienza nel songwriting sono per noi grande ispirazione.
An afternoon with Paul è stato il primo singolo uscito per Fluttarn. A chi fa riferimento questo brano e cosa rappresenta per voi?
Inizia come omaggio evidente a Paul McCartney e poi attraversa un momento di pazzia con collage di voci uniti a droni ambient per poi arrivare a una coda soul funk. Penso che alla fine rappresenti il concetto fondamentale di non avere limiti e confini, di fare quello che ci si sente e ci fa stare bene. Poi nello specifico la parte iniziale della canzone, quella pop, parla di un vecchio che ha avuto una vita di successi, amato e adorato, seppur un po’ incompreso (e quasi mai considerato il migliore). Insomma abbiamo provato a entrare nella testa di Paul!
Alla vigilia dell’uscita del disco avete detto che è ora di cambiare. Cosa succederà adesso, domani?
È ora di cambiare perché abbiamo il luogo dove abbiamo lavorato, la nostra casa studio a Vaggimal, ormai ci ha dato quello che ci poteva dare. Dieci anni di esperienze in quel luogo, tanti amici e musicisti che sono venuti sin dalla Norvegia e dagli States per lavorare con noi lassù. Ora che per fattori esterni non la possiamo usare più abbiamo capito che questo è un momento di svolta. Non bisogna mai fermarsi, mai adagiarsi col rischio di perdere l’ispirazione. Noi seguiamo l’onda, le good vibes; e queste ora ci stanno dicendo di fare qualcosa di nuovo, che vada oltre.
Parliamo un po’ del tour: l’esecuzione dei brani dal vivo è fedele al disco? Cambierà qualcosa nell’approccio al live della band?
Appunto come ti dicevo, siamo andati già oltre al disco, infatti il live è diversissimo dal disco! Diciamo che segue l’aspetto più fluttuante, dilatato ed elettronico che è uscito nell’ultima fase di lavorazione dell’album. Ora con l’ingresso di Camillo ai sintetizzatori nella formazione live ci stiamo orientando molto verso quelle sonorità. Comunque sì, il tour è partito alla grande e siamo carichissimi! Venite a trovarci!
La vostra musica spesso fa sorridere, alleggerisce, accompagna: è quasi terapeutica. Voi come consigliate di ascoltare Fluttarn? Diteci le ideali modalità di somministrazione, la posologia!
Il fatto che sia terapeutica è un enorme complimento, veramente. La nostra musica è l’espressione di quello che sentiamo, come individui e come gruppo di persone che cercano di creare qualcosa assieme. Lo facciamo per stare bene in primis con noi stessi. Il fatto che possa in qualche maniera fare stare bene chi ci ascolta è incredibilmente emozionante. La nostra missione è cercare di farlo sempre di più, di toccare sempre più nel profondo chi ci vorrà ascoltare.
Per ascoltare questo disco credo basti sedersi comodi con delle buone cuffie (per sentire tutte le sfumature a cui abbiamo lavorato per nove fottuti mesi) e chiudere gli occhi. L’ascolto dev’essere rigorosamente unico; abbiamo, infatti, curato molto il suono d’insieme di tutte le canzoni, cercando di legarle al meglio tra loro. Buon ascolto e grazie!