Dopo un’attesa di due anni e mezzo (abbastanza lunga, sì), seppur interrotta dalla pubblicazione dell’EP Pansonica, questo inizio di 2016 ci ha offerto il nuovo album in studio dei Marlene Kuntz.
Lunga attesa segue il precedente Nella tua luce, prendendone le distanze ma al contempo proseguendo un percorso ben preciso. L’ormai ventennale storia dei Marlene Kuntz è un chiaro e raro esempio di coerenza capace di coabitare con la versatilità. Il percorso della band cuneese non è figurabile come una sola linea che segue un percorso tortuoso, ma bensì è l’immagine di più linee che, partendo da un unico punto, si muovono insieme nello stesso verso cambiando un poco direzione, intrecciandosi, allontanandosi, ma proseguendo sempre tutte insieme. Se agli inizi il segno calcato maggiormente era quello custode delle sonorità soniche e distorte, se successivamente fu il tempo della sperimentazione rock più astratta e poi della liricità, il segno di Lunga attesa è probabilmente il più uniforme.
Una summa del tutto, con anche qualcosa di nuovo. Sbaglia chi dice che questo album è un ritorno al passato bagnato di nostalgia: questi MK sono nuovi e godono di un equilibrio forse mai sperimentato prima.
In Lunga attesa le chitarre di Tesio e Godano sono protagoniste, ma in modo mai stucchevole: “semplici” (si fa per dire) chitarre rock, proprio come nell’apripista Narrazione nella quale si ergono al fianco di un canto-invettiva molto potente e convincente. Ne La noia le sei corde sono sontuose ma per nulla soffocanti, ed è così che poi si fanno graffianti e veloci. Tutto rallenta di colpo in Niente di nuovo, il clima si fa cupo e riflessivo con chitarre dense che sferragliano creando momenti di puro godimento. Delicata e sensuale si muove la title track, prima con grazia e poi con un passo (basso) sempre più greve. Arriva la pace nella soave, poetica e ariosa Un po’ di requie. Il sole è la libertà vince per i suoi intrecci di chitarre ed il bellissimo finale mentre Leda stupisce per il gusto inconfondibilmente anni ’90: la canzone è colorata ma amara, fresca ma ruvida. La città dormitorio svolge il ruolo di intermezzo: una pausa dilatata e distorta, dove canto e cori nel finale si sovrappongono in un ordinato delirio di pregevole fattezza. L’inconfondibile stile dei Marlene Kuntz, che li contraddistingue soprattutto negli energici live dove tutti i componenti riescono ad esprimersi al meglio, caratterizza Sulla strada dei ricordi. Il brano, con le sue pause e successive vorticose discese agli inferi, è un rollercoaster sonoro emozionale. Dopo la sfuriata torna l’aria fresca, la tipica brezza che sul volto sudato offre sollievo, conforto: Un attimo divino rischiara il cielo e spazza via gli incubi con una deliziosa ascesa melodica. Fecondità è il singolo che ha anticipato il disco: le chitarre sono taglienti, la strofa è ondeggiante e sensuale, il ritornello si colora per poi esplodere di nuovo in chitarre feroci e grezze: ascoltando questo brano non si può fare a meno di immaginare Cristiano Godano sul palco che la interpreta con le sue movenze e la sua magneticità unica che contraddistingue il marchio MK, facilmente riconoscibile anche nella conclusiva Formidabile.
Ne è valsa la pena di questa Lunga attesa. Con onestà ed umiltà i Marlene Kuntz hanno realizzato un album corale e maturo, un album rock efficace, che scorre benissimo, libero dalla paura di dover ripetere i precedenti intramontabili successi. La sua forza può essere interpretata da alcuni (specialmente il pubblico più giovane e complessato) come un difetto: manca l’imperfezione ignorante che li avvicina e li rende simili ai comuni mortali, quell’inciampo affascinante, quel difetto strutturale che diventa peculiarità fraintesa (quindi condanna) di una band. I Marlene Kuntz tutto ciò ormai lo hanno superato e digerito da tempo: l’esperienza è dalla loro parte, e con quale faccia si potrebbe chiedere loro un passo indietro? E soprattutto: perchè?
Credits
Label: Sony Music – 2016
Line-up: Cristiano Godano (voce, chitarra, cori) – Riccardo Tesio (chitarra, basso) – Luca Saporiti (basso) – Luca Bergia (batteria, percussioni, cori)
Tracklist:
- Narrazione
- La noia
- Niente di nuovo
- Lunga attesa
- Un po’ di requie
- Il sole e la libertà
- Leda
- La città dormitorio
- Sulla strada dei ricordi
- Un attimo divino
- Fecondità
- Formidabile
Link: Sito Ufficiale, Facebook
Fecondità – video
Lunga attesa – streaming