Michele Sarda è un musicista torinese, bassista di New Adventures In Lo-Fi e Caplan e chitarrista degli American Splendor. In questo caso però lo troviamo sotto il nome di Neverwhere, un nuovo viaggio con un progetto solista, uscito per Dotto, il collettivo di cui fa parte.
Titolo dell’album: Alonetogether, sicuramente molto suggestivo. Siamo tutti soli, spesso lo stato d’animo è quello, ma se ci si riconosce tra simili questo male di vivere di fondo potremmo condividerlo insieme.
Voce e chitarra, con un suono prevalentemente folk. Molto semplice, ogni tanto degli effetti, dei ritmi un po’ più rock, ma sempre mantenendo una certa coerenza. Lo strumento maggiormente usato è una Parlor guitar, una chitarra a sei corde degli anni ’40 molto particolare, suonata dai chitarristi folk-blues americani per le feste nei granai.
A tratti mi ricorda il mio amato Glen Hansard, come in You & I, che potrebbe essere tranquillamente una canzone del cantautore irlandese, e, a parte questo, mi ha conquistata all’istante.
Disco nato da un desiderio di liberazione, da un male di vivere e da periodi non particolarmente gentili in cui forse solo la musica può salvarti. Grazie alla musica puoi riuscire ad esprime quello che provi, allora scrivi. Quasi tutte le canzoni sono autobiografiche infatti. Ad esempio in Christmas eve lonesome bitterness blues Sarda racconta una pessima giornata, “I fear, I’ve lost my way, what else to say”; e si rivolge anche a Jimmy Stewart, dicendogli di capire come ci si sente (riferimento al film La vita è meravigliosa). O November, mese non amato dall’autore (e neppure dalla sottoscritta), quando ci si avvia verso un inverno climatico e dei sentimenti, e l’umore ne risente. Anche senza sapere della non particolare simpatia per questo periodo dell’anno, testo e musica rendono perfettamente la malinconia del momento. O ancora Stranded, arenato, parola che gli girava in testa, fino a quando non si è sentito davvero così, bloccato, e allora ecco il momento giusto (nonostante tutto) per far rivivere quella parola e quel pensiero. Lotta contro i propri privati mulini a vento.
Ask the stars è il singolo, ultimo pezzo ad essere stato scritto ma il primo dell’album, che rappresenta al meglio lo stile nel suo insieme, con l’unica differenza che qui si parla del presente, non del passato come per gli altri brani. E’ come un buon augurio, ora è tempo di riposare la mente e guardare alle stelle: “Nobody can take that away from you”, nessuno può prendere quello che di più intimo è in te. Il video è diretto da Luca Vigliani, con le belle immagini di Chiara Allione che ha curato anche tutta la grafica.
A cambiare leggermente umore sono Better than yesterday, worse than tomorrow, la più speranzosa, e Outcast, manifesto dal piglio quasi punk, con delle belle schitarrate, uno sfogo. Bella Girl interrupted, dalla breve durata, con suoni distorti creati da una coppia di theremin artigianali.
Scenes from a wedding è l’unica storia inventata, con un’atmosfera alla far west per questo matrimonio sanguinolento, data dall’uso del banjo.
Con One for the missing e Winterlight rientriamo nelle sonorità più tipiche dell’album.
Disco che cresce ascolto dopo ascolto, dove regnano la semplicità e l’onestà. Michele Sarda ha raccontato di avere avuto un po’ di pudore prima di pubblicare qualcosa di così intimo, ma è proprio quello che conquista. Vince l’estrema sincerità, il mettersi a nudo, condividendo emozioni che a mano a mano si mescolano alle nostre. Con tutta la delicatezza e la forza tipica dei bravi cantautori folk.
Credits
Label: Dotto – 2016
Line-up: Michele Sarda
Tracklist:
- Ask the stars
- Better than yesterday, worse than tomorrow
- November
- Stranded
- Christmas eve lonesome bitterness blues
- Outcast manifesto
- You & I
- Girl interrupted
- One for the missing
- Scenes from a wedding
- Winterlight
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