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WALLS – Kings of Leon

kol-walls-covertypeRitrovare se stessi. Ritornare a scrivere canzoni oneste. Ritrovare il senso della famiglia. Dimenticare gli eccessi dell’edonismo del successo che ti aveva fatto toccare il fondo con la stessa velocità con cui ti aveva condotto sull’Olimpo delle rock-stars degli anni ’00. Passare dall’alcol al latte (come i visi di pupazzi della copertina). Questa è la strada da percorrere per ritornare a realizzare un disco credibile. Questa è la strada che hanno percorso i tre fratelli e cugino Followill per riprendersi da quella notte del 27 luglio 2011 (in quella data Caleb annunciò la fine del loro concerto dopo appena un’ora perchè aveva bisogno di andare a vomitare e riprendersi e che sarebbe ritornato per suonare altre tre canzoni, ma non ritornò più e fu cancellato tutto il tour in USA). Da quella data ci sono state lotte interne nella band come se non ci fosse nessun legame di sangue, ma solo prblematiche all’ordine del business di rock-stars. Dopo il baratro la risalita è stata difficile e timida con Mechanical Bull, quella luccicanza dei Kings of Leon sembrava essersi spenta, quella capacità di sfornare hot rock hits sembrava essersi estinta. Ecco, proprio inseguire l’arena-rock a tutti i costi era forse la strada sbagliata. Bisognava riappropriarsi della propria vita, di quella vita che è come le canzoni d’amore (indicativo è l’acronimo del titolo WALLS: We are Like Love Songs), con i suoi momenti di alti e bassi, intensi, indimenticabili e fortemente drammatici. Oggi questi ragazzi del Tennessee sono diventati quasi tutti padri di famiglia. Sono ritornati a registrare a LA (dove avevano registrato i primi due album) con il produttore Markus Dravs (Arcade Fire, Coldplay, Florence and the Machine). Ed ecco che la ruota ha ricominciato di nuovo a girare. Ed ecco di nuovo quel southern-rock con guizzi stadium-rock alla U2. Singoli alla Bruce Spreengsteen come Wast a moment e Find me.  Atmosfere ipnotche alla No surprises dei Radiohead come in Conversation in Piece. L’anima country che non si scorda mai come in Muchacho. Attitudine revival anni ottanta in chiave Talking Heads che affiora in brani come Around The World. Poi c’è Over che è quel ponte di sound tra i Kings Of Leon di Only by the Night e questo settimo album. L’onestà e la genuinità di questo disco stanno tutte nella title-track, una ballad notturna struggente dall’alto tasso emozionale come testimonia anche il video. Quante band sono state schiacciate dal peso dei Grammy Awards? Ma i Kings Of Leon forse sono riusciti a rialzarsi. Sarebbe stato un peccato… Una delle ultime giovani rock-band, che con il suo successo planetario era riuscita a far resistere l’assolo di chitarra in una canzone, non poteva tristemente tramontare. WALLS non è il miglior disco dei Kings Of Leon ma è la speranza che certo rock possa arrivare a tutti. Il rock ha anima anche senza uso di  synth.

Credits

Label: RCA Records – 2016

Line-up: Caleb Followill (lead vocals, rhythm guitar) –
Jared Followill (bass, keyboard, synthesizer, backing vocals) – Matthew Followill (lead guitar, backing vocals) – Nathan Followill (drums, percussion, backing vocals).

Tracklist:

1. Waste A Moment
2. Reverend
3. Around The World
4. Find Me
5. Over
6. Muchacho
7. Conversation Piece
8. Eyes On You
9. Wild
10. WALLS
Links:Sito Ufficiale, Facebook

Album – streaming

WALLS – Video

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