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Nuova elettronica cantautorale: Intervista a Marco Jacopo Bianchi (Cosmo)

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Innegabile. Cosmo ha fatto centro. Trascina, coinvolge, conquista. Ha dalla sua una spiccata attitudine all’elettronica mista a una scrittura fresca, trasversale e poetica. Potrei dire che la sua musica ha gli odori, i sapori, i colori della vita… quindi è un mix perfetto di spensieratezza e malinconia, di allegria e riflessioni tra le righe. A noi piace, piace moltissimo!

Le voci poteva essere il vero tormentone di quest’estate. Invece siamo stati assediati da Andiamo a comandare. Perché succedono queste cose? Non posso credere che nessuno abbia captato il potenziale che c’è nel tuo modo originale di scrivere e produrre canzoni elettro-pop…
Aspetta! Il brano L’ultima Festa (non Le voci, ma tant’è…) ha fatto più di 10000 passaggi FM, è arrivata fino in top 50 della classifica airplay. E’ stata trasmessa da radio Deejay 3 volte al giorno da aprile a settembre! Il video ha superato il milione di views e ti assicuro che parte del pubblico che ha iniziato a seguirmi è molto più generalista di quello che mi seguiva prima. Sto inoltre iniziando a collaborare con nomi grossi del mainstream italiano. Non dico che svolto e mi compro la villa al mare, ma qualcosa è successo, dai! Non mi sento per nulla incompreso.

A proposito, come è nata Le voci?
Le voci è nata col ritornello. Ci ho costruito intorno poi tutto il resto. L’idea era di un flusso di coscienza, sereno, disincantato, leggermente malinconico. A livello strumentale c’è di tutto: un paio di suoni che avevo ricevuto su whatsapp, vari synth, pazzia e sonorità più sognanti. Mi sono voluto lasciare andare. Anche quel “senti questo”, che è l’italianizzazione di “check this out”, è una cosa che tempo fa non avrei avuto il coraggio di fare. Volevo fottermene di tante cose. Credo sia il pezzo di cui vado più orgoglioso.

Cosa hai portato della tua esperienza con i Drink To me nel progetto Cosmo?
Il bagaglio di sperimentazioni ed esperienza sia live che in studio. Il percorso che mi ha portato verso la cassa dritta, ad esempio, sarebbe stato impossibile senza l’esperienza di Bright White Light, l’ultimo disco dei Drink to me.

Se dico Luca Carboni, Perturbazione, MGMT e Sohn? Con quali di questi artisti ti ritrovi nel modo di comporre una canzone?
Con tutti e quattro. Ma aggiungerei anche Caribou e Inner City, per dire.

Dicono che con la tua musica porti avanti il concept di “ballando pensando”. Si può danzare su un flusso di coscienza introspettivo?
Quest’idea non mi piace molto. E’ un’espressione che non ho tirato fuori io e che credo sia abbastanza triste. Ballare e pensare stanno quasi agli antipodi. Piuttosto il ritmo che pesta e il ballo rendono più forte la sfumatura emotiva di un pezzo. Pensare in senso stretto spesso blocca il corpo.

Indicami un film ed un libro che possano rappresentare L’ultima festa?
A caso: L’estate di Kikujiro e Chiedi alla Polvere. Ma a caso, eh!

Qualche aneddoto durante le riprese del video de Le Voci?
Eravamo ubriachi fradici, sparandoci addosso quei fuochi d’artificio mi si è pure bucata la maglia. Poi Giacomo (l’altro protagonista del video) e io abbiamo litigato e l’ho spintonato violentemente. Il giorno dopo ricominciare a girare è stata dura.

Hai realizzato in maniera molto originale delle cover di cantautori italiani da cui emerge principalmente un grande talento per arrangiamenti di natura synth. Hai prodotto l’EP d’esordio dei Policrom. Ami di più il lavoro di produttore o quello di compositore?
Entrambi, anche se prevale sempre il punto di vista del produttore. Anche quando scrivo curo fin dall’inizio il sound. Se c’è il sound, vado avanti. Non riesco a isolare la canzone “pura” e trattarla come tale. Deve nascere e svilupparsi nel sound che mi convince.

Come sta andando questo tour? Parlaci di questo live-set basato su due batteristi, mi ricorda un altro gruppo italiano che sta sfondando all’estero come i JoyCut…
Direi che è più simile al setup di M+A. Sta andando bene, è il miglior tour della mia vita. Tantissima gente, sempre più carica col passare delle settimane e dei mesi. Spesso succede il degenero, gente sul palco e via dicendo. Il live impostato così mi permette di dare “fisicità” alla performance. Facendo elettronica il rischio era di rendere il live un po’ statico. Oltre ai due percussionisti in piedi, ho un set di barre led sincronizzate al sequencer che fungono da quarto elemento sul palco. Danno un impatto molto forte, violento, direi.

Le prime cinque canzoni che faresti ascoltare a tuo figlio per farlo innamorare della musica?
Te ne dico alcune che ho fatto sentire al primo figlio (ne ho due):
Gold Panda – Quitters Raga
Todd Terje – Inspector Norse
Ghali – Dende
Mac Demarco – Another One
Technotronic – Pump it up

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