Da settembre 2016, mese in cui è uscito ufficialmente questo disco, ad oggi, è passato un bel po’ di tempo. Ed in questi (molti) giorni, tra un impegno e l’altro, questi dieci brani mi hanno fatto compagnia spesso, spessissimo. Ogni volta pensavo: “cosa potrei scrivere per raccontare al meglio questo album?”. Non lo so, non lo so ancora, anche se adesso sono qui a parlarvene.
Diciamo che i Requiem for Paola P., dei quali ho già parlato in passato qui su Losthighways, sono tra i pochi gruppi che davvero mi hanno fatta innamorare al primo ascolto. E che non ho mai smesso di seguire.
I primi due dischi, Simplicity (2008) e Tutti Appesi (2010), li ho letteralmente consumati.
Sarà quel caos che rappresentano e che smuovono, quell’essere la rappresentazione di tutti gli estremi, dalla rabbia più assoluta alla dolcezza più disarmante, dall’amore più umiliante all’odio più spietato.
Io di questo gruppo amo la verità, l’onestà, l’attenzione alle parole, la violenza meravigliosa che mi manca, e che vorrei avere sempre. Questa specie di difesa, di scudo fatto da ciò in cui si crede, che ci difende da ciò che non siamo.
Sangue del tuo sangue è la conferma che i Requiem for Paola P. più crescono e più costruiscono storia dalle rovine, fanno tremare il pavimento di intensità e di bellezza.
Io urlo attraverso la loro voce il mio bisogno di restare pura. Più mi sporco del loro incalzante e feroce suono e più mi sento liberata. Sono dieci brani che non posso spiegarvi perché spiegherei solo una mia versione, condizionata dalla mia vita.
Perché sono brani aperti come corpi abbandonati, e solo chi li accoglie può trovare un modo per amarli, per sentirli.
Sono una fan, semplicemente, una vecchia adolescente che trema ad ogni ascolto.
Questa lotta contro e per la Natura, questo frastuono che fa la vita, questo disaccordo con ciò che finisce, questo voler continuare sempre, atrocemente, a vivere. Solo loro sanno dirlo così, per me, in Italia, almeno. Solo loro e i Marnero.
Sangue del tuo sangue è una delle cose più preziose di questo anno passato. Anche come oggetto, l’album in sé, la copertina meravigliosa, il libretto dei testi che diventa un piccolo poster, l’occhio svuotato del cd, che devi infilarci un dito dentro per staccarlo dal supporto. Vorrei conservarlo in cassaforte, vorrei non si rovinasse mai.
Vorrei tappezzare il cuore di tutti con questo manifesto di sincerità.
Credits
Label: Imbecillity Kills – 2016
Line-up: Andrea Pezzotta (chitarra e voce), Gian Paolo Improta (chitarra, voce e synth), Federico Pagnoni (basso) e Andrea Ardigò (batteria)
Tracklist:
- Del nostro parlare moderno
- Un’ora d’armi
- I rami oltre
- Masticando nebbia
- Tutti questi piccoli cavalli
- Nulla va lasciato (tra i denti)
- Alluvioni cambiò
- Il tuo pasto notturno
- Nel gorgo,muti
- La coda delle nove
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