Quando si è soliti fare un viaggio c’è chi ogni volta sceglie un itinerario diverso per giungere alla destinazione, e chi invece si affeziona alla strada e ripercorre sempre la stessa. Entrambe le scelte sono discutibili, ma non si può dire che una delle due sia giusta o sbagliata: si tratta di scelte personali e di identità artistica. Certi ricordi è un album di musica cantautorale dai tratti folk, che ripercorre le strade di tanti grandi del passato, da Paolo Conte e Fabrizio De Andrè, passando per i più “moderni” Modena City Ramblers e l’eclettico Vinicio Capossela. Antonio Brigante (alias Giuseppe Scarnera) punta tutto sulla narrazione, offrendo uno sguardo cinico e talvolta ironico verso il mondo che ci sta attorno. Persone, luoghi, osservati con fredda e realistica analisi diventano vivi accanto a noi. L’album si apre con 07:43, il racconto di uno svogliato cronico: estate, sole, caldo, bar, giornale, Martini, olive e salatini… e scuse per non andare in ufficio. Spensierata e senza pretese, la canzone mette in mostra le capacità musicali della band che sul finale trasformano il brano per mezzo di una deriva reggae (che rimane un’isolata eccezione nell’intero album). Un giorno in stazione pone lo sguardo sull’universo di persone che transitano in questo luogo di passaggio, sorprendendo l’ascoltatore al momento della descrizione di alcuni uomini armati di tritolo nello zaino. La musica ondeggia e non indugia mentre i dinamitardi si proclamano vittime anche loro di chi, dall’alto, ha architettato la strage. Canzone del giorno della notte è sicuramente il brano più riuscito; abbracciando sonorità rock e pop riesce a sollevarsi rispetto al piano su cui poggiano gli altri brani. Il pensiero politico è alla base di Sabato di pace e Certi ricordi (ultimo brano che dona il titolo all’album): la prima ispirata alle manifestazioni vicentine di opposizione all’ampliamento della base militare statunitense, la seconda ricorda i tragici eventi del G8 di Genova. La morte di Carlo Giuliani e le percosse subite dai manifestanti sono “ricordi che sanguinano”: evidente è lo sdegno, impotenti e forti sono i sentimenti di pena e vergogna verso l’omertà di chi con le proprie testimonianze potrebbe fare luce su eventi dei quali non è stata ancora spiegata la realtà.
Antonio Brigante è stato bravo nel portarsi accanto musicisti validi che sostengono i suoi brani con un suono compatto in linea con le canzoni, ed è stato pure audace e coraggioso a voler affiancarsi ad un genere “italianissimo”, che proprio per questo non può distanziarsi dai parallelismi e dai paragoni con i grandi della musica popolare. Ed è proprio in questi paragoni, forse errati e banali, che la Piccola Banda Brigante inevitabilmente perde, pur firmando un album piacevole all’orecchio degli amanti del genere.
Credits
Label: Il Vaso di Pandora Records – 2008
Line-up: Antonio Brigante (voce, chitarra) – Patrizio Orlandi (chitarra, armonica, scacciapensieri) – Giovanni Pistocchi (batteria, percussioni) – Christian Mastroianni (contrabbasso) – Andrea Ghini (pianoforte, percussioni) – Filippo Gasperoni (basso elettrico)
Tracklist:
- 07:43
- Un giorno in stazione
- Canzone del giorno e della notte
- Nuvola
- Sabato di pace
- Bianca rena
- Ciccillo
- Canzone per una ragazza
- Certi ricordi
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