Ci sono quei concerti che appena annunciati, vuoi per la band, vuoi per il luogo scelto, sai già saranno uno degli eventi dell’anno. Questo è il caso del concerto degli Arcade Fire tenutosi in una venue d’eccezione, i giardini del Malahide Castel di Dublino, posto molto bello e suggestivo. Tra poco, il 28 Luglio, uscirà finalmente il loro nuovo album, Everything Now, a quattro anni dall’ultimo Reflektor. C’era una grande voglia di rivederli e una grande curiosità intorno a tutto quello che la band si sta inventando per promuoverlo.
Il gruppo spalla a Dublino arriva dalla Colombia e si chiama Bomba Estéreo. Ti trovi davanti una cantante in un vestito tutto colorato, scatenata, divertente, che si muove e ti coinvolge a ritmo di elettronica e cumbia (musica popolare colombiana) e già capisci che bisogna sempre avere fiducia negli Arcade Fire. Se si vuole danzare su ritmi latini ecco l’alternativa di qualità ai tormentoni. A lato del palco un Win Butler che si gusta la performance divertito e orgoglioso. I Bomba Estéreo ci lasciano con la carica giusta per accogliere gli attesissimi Arcade Fire.
Riconosciamo subito l’intro lento di Everything Now mentre il gruppo prende posizione sul palco. Il colpo d’occhio è notevole, giacche arancioni, rosse, blu e la polistrumentista e moglie di Win, Régine Chassagne, sempre carismatica, con calze, fiocco e guanti verdi (magari omaggio ai colori della città). Ed ecco che i nostri nuovi, colorati e versione Abba, Arcade Fire cominciano a farci ballare con la loro Everything Now. Si era già intuito dai primi ascolti che sarebbe stato un pezzo di grande impatto dal vivo. Tutti la cantano, diverte ed unisce. E’ già pelle d’oca mentre ti trovi davanti a questi giganti (e non solo per il metro e novantaquattro di Win Butler). “Ci date così tanto ogni volta”, dice il leader della band, pronto a ricambiare. Secondo pezzo è Rebellion (Lies), dal loro primo album Funeral del 2004, che fa subito felici i nostalgici.
Non si sapeva bene cosa aspettarsi con disco in uscita, canzoni nuove a sorpresa e apparente cambio di rotta. Invece è stato un concerto che è andato a ripescare grandi classici del gruppo un po’ da tutti gli album. E l’impressione è quella che anche sul nuovo abbiano le idee molto chiare sulla strada intrapresa. Sono arrivati estremamente preparati, lucidi, compatti, unici come sempre. Terzo brano è Haiti cantato da Régine, che con le sue movenze attira subito simpatie. Dalla prima fila sventola una bandiera proprio di Haiti, lei scende dal palco e la porta con sé.
Quindi Here Comes the Night Time, No Cars Go, Windowsill, Neon Bible (durante la quale siamo invitati ad accendere le luci dei cellulari creando quell’effetto che ai concerti emoziona sempre), The Suburbs, Ready to Start, Neighborhood #1 (Tunnels), Afterlife (con dedica a Prince), fino a Reflektor.
Si respira un’atmosfera splendida. Gli Arcade Fire confermano di essere una delle band più originali degli ultimi anni, hanno una grande versatilità di suoni, sono perfetti sul palco, portano avanti lo spettacolo come sanno fare, classe ed estro. Il pubblico è entusiasta, si diverte, canta e balla con loro. I giardini sono incantevoli e da cornice a tarda sera un cielo d’Irlanda blu scuro che sembra essersi messo il suo vestito migliore per l’occasione. Sono tutti a proprio agio. William Butler (fratello di Win) è energico.
“Dovremmo fare l’intero tour qui”, dice a un certo punto Win Butler. Frase che riassume perfettamente il clima della serata.
Sul finale due pezzi nuovi, Signs of Life, dalle sonorità tra Daft Punk ed echi di Talking Heads, e Creature Comfort, per la quale poi scopriremo cosa hanno architettato. Tutto contribuisce a presentarci al meglio i nuovi lavori. In chiusura Neighborhood #3 (Power Out) e Sprawl II (Mountains Beyond Mountains) cantata sempre dalla bella Régine, che si muove agitando due festoni colorati mentre il pubblico la segue in coro. Scenografica.
Bis con una lunghissima Wake Up, tra i loro pezzi più noti e belli.
Win Butler fa segno di regalare il suo tamburello a una ragazza tra la folla che si agitava sulle spalle del suo accompagnatore. Ci saluta calorosamente, sorridente e visibilmente grato. Ultimissima parola va a Richard Reed Parry che, dimostrando di conoscere molto bene il tipico slang irlandese, al microfono dice un perfetto: “Great f***king craic, Dublin”. Contento. Tutti contenti.
Si percorre il viale del ritorno tra i giardini del castello con addosso le belle emozioni e cantando il coro di Wake Up.
Ma la notte è ancora lunga.
Per promuovere il secondo singolo, Creature Comfort, gli Arcade Fire si sono inventati delle scatole di cereali che portano lo stesso nome della canzone. Non si sa se esista anche il contenuto, tant’è che le scatole ci sono. Così, durante la giornata questi pazzarelli hanno sparso alcune scatole di “Creature Comfort” in giro per vari negozi, market e bar di Dublino, creando una sorta di caccia al tesoro. Chi le avrebbe trovate si sarebbe garantito un posto al loro secret show. Infatti dopo il concertone al Malahide Castle gli Arcade Fire stessi dal loro twitter annunciavano un “dance party” al Whelans, locale storico di Dublino. Arrivati intorno alle 00.30 hanno eseguito una bellissima versione acustica proprio di Creature Comfort, una serie di brani e a seguire un dj set di Win Butler durato fino a notte fonda.
E’ stata una festa. E’stato un evento. Sono stati i soliti grandi, eclettici, matti e geniali Arcade Fire.
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