Questo libro è un viaggio, dalla speranza alla consapevolezza, in compagnia di Q, un amico tanto strafottente riguardo al mondo da sembrare l’unico essere veramente lìbero. Gli anni sono quelli della mia gioventù, il crepuscolo del millennio, quelli che seguirono la fine del “secolo breve” e che lasciarono tutti senza scampo. Cominciarono con il movimento della “pantera” e le occupazioni e le autogestioni del 1990 (un mese di bagordi con il mio amico Claudio a scorrazzare sulla tangenziale con un Si 50 truccato). “Tutto quell’affannarsi in cerca dell’anticonformismo politico mi sembrava roba da redivivo. Una contraffazione di ciò che aveva fatto la generazione dei nostri genitori tra la fine degli anni 60 e il decennio successivo.(…) Quei ragazzi volevano replicare un modello romantico, incastonare il fascino della rivolta nell’ambra di un presente indistinto.”
Il grunge rimpiazzó tutto questo con qualcosa di diverso,” una filosofia ribelle, depressa, pessimista”, “la più lucida e disperata tra le mode giovanili dai tempi del decadentismo francese”. “Il grunge è stato il primo genere musicale fondato sul disturbo depressivo. Il punk (che io preferivo), era fondato sulla rivolta, il rock’n’roll sulla trasgressione, l’hard rock sull’aggressivita, il dark rock sull’introspezione, il blues sulla malinconia, grunge su una patologia psichiatrica”.
Sembra un romanzo autobiografico ma non lo è, non del tutto. Il protagonista ci accompagna però in un viaggio musicale che giunge ai Pearl Jam e al primo album Ten, colonna sonora del libro. Posso dire di aver vissuto quegli anni e sfiorato il grunge senza esserne attratto, ma riconosco nel libro molto della mia giovinezza. Tra l’altro questo romanzo è stato candidato anche tra i dodici finalisti del premio Strega 2018.
Non mi sono mai piaciuti i Pearl Jam, preferivo i Nirvana nel caso. Tuttavia questa storia la sento un po’ anche mia, in un viaggio introspettivo meno estremo ma con molte similitudini.
Consigliato a chi oggi ha superato i 40 anni e vuole ritrovare il senso di quella gioventù che è il più grande inganno. Pieno di periodi da incorniciare, come in parte ho provato a fare, scritto bene, dedicato ad un amico ed ai nostri 20 anni.
Ti potrebbe interessare...
Domande che dovrei evitare
È da un po’ di tempo che mi chiedo cosa differenzia l’Arte dalla Comuncazine. La …