Accade che il fastidio, la fatica, la nausea, il rumore alzino le mani contro la sera, le ombre, i fantasmi. Accade che, in file ordinate e a piedi nudi, schiavi e padroni si ritrovino a pregare lo stesso dio, per la fatica cui sono scampati, per la terra che sporca loro le ossa. Accade che la città finisca per somigliare a un delta su cui tramonta, immobile, una marea di cielo,un cielo grigio di pioggia, emaciato, stanco, che cova in seno il proprio sole perenne, tiepido, miraggio di una sempre prossima primavera. Ecco venire le marce, i passi spesi verso un bicchiere da pagare al prezzo della sete, verso una cima cui rifugiarsi a morire davvero, verso altri sguardi da riconoscere, cui piegarsi, da cui destarsi assolti. Ecco il lamento, ora guerriero, ora disincantato, salire dalla gola ed agguantare l’ossigeno, a passi di blues, di metalli distorti, di una voce netta, decisa, del più classico rock italico reinventato all’oltranza degli ottoni, degli accordi d’armonica, della scansione sintetica. La mancanza di qualsiasi equilibrio è equilibrio in sé, verità nero su bianco, pugno che accarezza lasciando un livido, decifrando la cicatrice dell’ombra, del silenzio appeso fra le singole parole perché acquistino il loro preciso senso nell’attimo del tonfo, del frastuono. Solleticate, le corde implodono per tendersi alla ritmica degli echi, delle dissonanze. E così accadono Delta, L’oro e Bastanco, Sull’Everest, Amos e i giganti, Shine. Il gioco sordo delle sirene diviene pathos e lungimiranza, desiderio di vendetta e preghiera, chimica del non-senso e nostalgia, “mentre il vento asciuga e lacera la pelle” (Blues per I), “mentre il mondo va in letargo / […] mentre il tempo conta un altro anno” (In gola a Bo). L’amore è ancora e sempre amore, benché piegato al peso di un bicchiere di whisky, all’ugola rotta di un canto ubriaco, alle rime poco cortesi dell’istinto, dello sputo. I Ninive scrivono i minuti con le unghie, a denti stretti; si guadagnano l’ascolto innescando la miccia del fastidio, fino a tradurre quel fastidio in liberazione, come un passare di nuvole ingannevole, seducente, gonfio di tramonto. Osti è tabacco, uno sparo, aspirazione. Osti è siero, un inganno, l’indulto concesso alla prigione del disagio. Da ascoltare. Da ri-ascoltare. Da riscrivere ad occhi chiusi come ad accadere fossero il deserto, una marea, un futuro altro.
Credits
Label: MFA prod. – 2008
Line-up: NINIVE: Gabriele Bosetti (voci e testi, basso, percussioni, synth) – Francesco Scognamiglio (chitarre, pianoforte, synth); Los Paranoias: Davide Gammon Scheriani (armonica, fisarmonica) – Walter Carluccio (basso, ukulele, Glockenspiel) – Michele Pastori (tromba); con la partecipazione di Amos Rossi (basso track 2) – Matia Campanoni (sax track 2) – Claudio Ceriotti (viola, track 11)
Tracklist:
- Once Upon A Time In Cortile
- Blues per I
- Delta
- In gola a Bo
- Uh
- L’oro e Bastanco
- Sull’Everest
- Amos e i giganti
- Shine
- 2:51
- Hey
- Nessuno lo saprà
- È un brutto periodo
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