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Beach Party – Samuel Katarro

beachparty-katarroQuante parole sono già state spese per Samuel Katarro? Uscito il suo album d’esordio alla fine del 2008, il vociare si è fatto sempre più sostenuto, fino all’urlante incoronazione da parte della critica. Dopo tutto questo  clamore (che ultimamente ricorda solo l’esordio roboante di Le luci della centrale elettrica) ora l’aria è tornata respirabile per Alberto Mariotti, 23enne toscano dall’insospettabile volto da “non-rockstar”. Finalmente si può provare ad ascoltare Beach Party senza dover necessariamente subire le decine di accostamenti proposti: chi lo vedeva al fianco dello zio Tom tra i campi di cotone, chi lo sognava in una fumosa Londra a spasso con Syd Barret e chi invece lo immaginava comparsare in un film di Tim Burton. Punto e a capo.
Samuel Katarro (non) suona blues. Samuel Katarro (non) suona la chitarra. Samuel Katarro è semplicemente libero. Sinceramente non mi stupirebbe aspettarmi da lui, fra qualche anno, un album di tutt’altro genere, con al fianco una band di pazzi scatenati che rincorrono le sue visioni (sulla strada Fasolo-Antolini). L’attuale musica di Samuel Katarro non ha veri riferimenti, se non il proprio personale gusto in questo preciso istante della sua vita. Ed attendendo evoluzioni su i più inimmaginabili fronti, non ci resta che premere play e lasciarci avvolgere dai demoni che riesce ad evocare con le sue imperfezioni che lo rendono vero e colmo di arte. Se la sincerità è ciò che più conta in un rapporto umano, proprio mentre egli suona, il suo viso di Katarro non riesce a mentire; pare di vederlo anche solo ascoltando Beach Party: tutti i muscoli perdono il controllo, il viso si trasfigura, i suoi capelli ricci tentano di entrare nella chitarra. Un groviglio: questo è Beach Party. Canzoni folli, urla (vocali e chitarristiche), lamenti e deliri stilisticamente simili uno all’altro, ma senza un filo conduttore. Sfaccettature di una personalità che estroflette il proprio io più caricaturale (e quindi forse più vero) e lo rivolge all’ascoltatore, senza timore di essere scambiato per pazzo. Com-Passion ondeggia su un piano da saloon mentre la chitarra suona metallica e furiosa; Wiched Child porta nel paesaggio italiano tempeste di polvere che fa perdere la vista; There’s a Lady inside the Cabin si apre ad una nuova solarità senza perdere quel che di alieno che contraddistingue Katarro. Dead man on a canoe potrebbe essere un brano di The midnight room dei Jennifer Gentle a testimonianza del feeling musicale che si è stretto in fase di registrazione tra il giovane toscano e Marco Fasolo, mentre i violini di This Garlic cake spiazzano in un assurdo e magnifico straziamento di corde di chitarra, violino e voce. La conclusiva title-track (Beach Party) allarga gli orizzonti in
un ambiente onirico a metà tra sogno e realtà: la quiete riesce a domare sia lo stremato menestrello che l’altrettanto distrutto ascoltatore; quest’ultimo ha sofferto le pugnalate inferte di brano in brano da Samuel Katarro, autore di un esordio nel quale mostra di sapere bene dove colpire. Beach Party non è un album facile, e non lo si deve ascoltare per svago. Samuel Katarro è capace di rapire e portare con sé chiunque voglia intraprendere viaggi senza meta nelle più buie e grottesche fantasie.

Credits

Label: Angle Records – 2008

Line-up: Samuel Katarro (Alberto Mariotti)

Tracklist:

  1. From Texarkana to Texarkana
  2. Terminally Illness Blues
  3. Com-Passion
  4. Wicked Child
  5. The Moonlight Murders Psychedelic Band
  6. There’s a Lady inside the Cabin
  7. Dead Man on a Canoe
  8. Headache
  9. Live in Terror
  10. This Garlic Cake
  11. Beach Party

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2 commenti

  1. Nella musica di Katarro c’è qualcosa di primordiale, un rock ripulito ed essenziale, originario. Concordo con Emanuele, questo artista è talmente onnivoro e curioso che da lui ci si può aspettare qualunque cosa.
    Un disco nervoso e magnifico.

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