Alcuni concerti ti restano dentro, nel profondo dell’anima, perchè sono tutto quello che non ti aspetti. Quindici anni fa non avrei mai immaginato di assistere ad un concerto solista di Manuel Agnelli al Teatro Bellini,una bomboniera di archittetura e storia culturale nel ventre di Napoli. Invece, la magia c’è stata perchè Manuel ha raggiunto un meritato grado di notorietà mediatica che ha riscattato agli occhi di un’amplificata platea una carriera trentennale fuori da schemi e traiettorie di massa. La magia del talento, dell’ostinazione sostenuta dall’ispirazione, del cuore grande di un’intelligenza emotiva immensa ha spinto Agnelli e la sua “narrazione” in un’avventura entusiasmante, ovvero in un tour senza gli Afterhours, accompagnato dal solo Rodrigo D’Erasmo, tra sold out e acclamazione non scontati in questi tempi così vuoti e frenetici.
Il siprario si innalza sulla serata, mostrando il corpo nudo della voce di Ciro Tuzzi, che presenta tre brani da Enea, il nuovo disco dei suoi Epo. Il cantautore partenopeo scalda l’atmosfera con le sue canzoni in dialetto, tessendo le trame di uno spazio-tempo intimo e delicato, dove anche solo respirare sembra oltraggio a così sospesa suggestione.
Il palco ha un vago tono da salotto intellettuale dove il vissuto di pensieri e incroci hanno lasciato il segno. Manuel e Rodrigo si palesano improvvisi come a varcare l’uscio di una casa, liberandosi da soprabiti e cappelli, gesti semplici, quotidiani, che simboleggiano l’essenza stessa della diversità dello spettacolo che sta per iniziare. Nell’aria si distende Place to be di Nick Drake, proprio una cover, perchè vanno in scena la formazione musicale e il percorso di un uomo che ha il dono grande di sapersi raccontare. Cover, appunto, aneddoti, letture da opere incontrate, e tanti brani dal reportorio degli Afterhours, una band che è la Sua band. E’ un po’ come sentirsi leggere il libro interiore di Manuel. La genesi di Padania è spiegata con una tale sincerità che ti senti invaso dalla legittimità di quella domanda che solo chi si mette in discussione sa porsi. Cosa vuoi dalla strada che percorri?
La scaletta continua pizzicando in vari punti della discografia degli Afterhours, riproponendo brani celebri con arrangiamenti che scuotono e commuovono, così sapientemente in equilibrio tra classica e piglio rock. Male di Miele e Ti Cambia Il Sapore, Pelle e Come Vorrei suonate al piano, svelano ancora una volta tutta la versatilità di Rodrigo e Manuel che saltano da uno strumento all’altro con grande disinvoltura e competenza.
L’ironia usata da Agnelli colora di leggerezza uno spettacolo lungo ed articolato, che abbraccia con generosità un pubblico composto e attento.
Sono proprio gli aneddoti che spesso fanno sorridere, perchè riportano ai presenti un artista estroverso e dinamico, lo stesso che in televisione sta dando a molti speranza in una comunicazione onesta e finalmente colta con Ossigeno. Però in teatro non c’è distanza, c’è contatto di menti e sentimenti, c’è dialogo senza filtri tra artista e pubblico. Nello spazio di questa complicità, Shadowplay, The Bed, State Trooper, You Know You’re Right hanno una marcia in più, una veste particolare, sono interpretate come farebbe un amico tra amici, un atto di piena apertura, senza pelle. Immancabili, Quello che non c’è, Non è per Sempre e Ci Sono Molti Modi.
Alla fine di questo concerto resta un dato certo, Manuel è cambiato, è più consapevole del suo talento, più libero, e riesce a tenere il palco con la sola forza della sua natura temeraria e poetica, sì poetica: come altro poter definire la natura di chi viaggia tra le proprie ombre e le proprie luci, traendo strali di Bellezza condivisa e partecipata?
Manuel è uno dei pochi a saper usare i mezzi a disposizione per farne megafono di una visione. L’esperienza televisiva lo ha reso più forte, è diventata un’arma, non una gabbia. Laddove molti artisti indipendenti messi davanti alla telecamera si sono sciolti come neve al sole, lui ha dimostrato di poter destreggiarsi a suo piacimento nel nome di un sogno che è lo stesso che lo ha spinto più di trenta’anni fa, un sogno che si può chiamare “fuoco”, il fuoco di chi non sarà mai uno tra tanti, ma uno speciale… un Artista.
Si ringrazia Amalia Dell’Osso per la collaborazione
(Foto di Tiziana Teperino, Facebook)