Genova ci accoglie con una splendida giornata di sole, con i suoi colori vividi e con l’odore del mare. Il luogo in cui nasci ti condiziona sempre in qualche modo, ma certi posti sembrano farlo più di altri come se le loro caratteristiche fisiche e geografiche potessero plasmare il tuo carattere. E quando pensi a Fabrizio De André non puoi non sentire e vedere quanto della sua città si rifletta nelle sue canzoni. La ricchezza dei palazzi del centro storico è la complessità strutturale dei suoi testi, i vicoli stretti e bui sono la durezza delle sue storie, e il mare è la capacità che lui aveva di toccarti e di lasciare il segno, come il sale sulla pelle. Questa mostra, dunque, che rende omaggio al cantautore a dieci anni dalla sua scomparsa non poteva che tenersi a Genova, dove fino al 3 maggio sarà possibile vederla e soprattutto parteciparvi. Lo Studio Azzurro ha progettato infatti un’esposizione dove l’interazione del pubblico è fondamentale e consente di entrare nel mondo dell’artista ligure senza inutili agiografie. Cinque sale, diverse per tematica e allestimento costruiscono un viaggio completo attraverso la vita e l’opera di Fabrizio De André. La sala degli schermi apre la mostra con grande impatto. Due percorsi paralleli si aprono di fronte a noi, uno fatto di fotografie e documenti che ci raccontano il De André bambino, adolescente e poi uomo e cantautore, mentre al centro della sala una serie di schermi ci raccontano il Poeta, le tematiche principali della sua opera: le donne (Bocca di rosa), la guerra (La guerra di Piero), Genova (Via del Campo), gli ultimi (Anime salve).
La sala della musica assomiglia un po’ ad un negozio di dischi: al centro un tavolo con le scatole di legno piene degli album di De André, e lungo i lati della stanza altri tre tavoli. Ognuno può scegliere uno dei dischi, appoggiarlo al tavolo e entrarci dentro, andando oltre le canzoni, attraverso le testimonianze di chi ci ha collaborato, dei giornalisti; può conoscerne il contesto storico, i personaggi. L’oggetto disco diventa altro, diventa protagonista e narratore di una storia, o meglio di tante storie.
Estremamente coinvolgente è la sala dei tarocchi, con i personaggi delle canzoni che prendono vita in simboliche carte, in un allestimento che riporta ad uno degli ultimi concerti di De André prima della morte.
Nuovamente interattiva è la sala della vita: una serie di proiettori permettono di scegliere una diapositiva e di vedere foto, immagini accompagnate da un commento di De André o di qualcuno a lui vicino. Un po’ come se si andasse a casa di un amico. Ti trovi a sorridere e qualche volta a commuoverti.
Chiude la mostra la sala del cinema dove si susseguono video, interviste, filmati tratti da programmi televisivi.
Organizzare un’esposizione di questo genere non è facile, troppo sottile il limite tra la celebrazione vuota e il giusto omaggio ad un artista di così grande spessore. Invece quando esci da questo percorso ti ritrovi solo ad aver scoperto cose nuove, ad aver dato un senso in più a certe canzoni, ad aver conosciuto un po’ di più un artista che per motivi anagrafici hai potuto solo ascoltare attraverso i dischi ma mai vedere, mai sentire dal vivo. Un pizzico di malinconia ti prende, inevitabilmente, mentre ti ritrovi per le strade di Genova, con i suoi colori. (Sito della Mostra)