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I, I – Bon Iver

bon-iver-i-iI, I, letteralmente Io virgola io, versione aggiornata del più tradizionale e abusato me, myself, I, è il quarto album per Bon Iver, pubblicato in agosto una traccia ogni ora su piattaforma digitale, prima di una uscita su supporto fisico, alcune settimane dopo. James Blake, Aaron Dessner, Bruce Hornsby, Moses Sumney e Channy Leaneagh sono solo alcuni dei numerosi musicisti coinvolti nel progetto, che intende completare una tetralogia legata alle quattro stagioni, inaugurata dall’inverno dell’album For Emma, Forever Ago (2007) e che si chiude ora con il suono dell’autunno, narrato anche in un breve documentario pubblicato a luglio, dal titolo Bon Iver: Autumn. L’intro rumoristico ambientale di Yi, sembra dunque il preludio di un concept sull’io, che conduce come una nascita ai primi tremuli vagiti di iMi, accompagnati dal caldo e confortevole, quasi paterno, timbro di Velvet Negroni, in cori soul che sbocciano tra i crescendo dei fiati, in un proliferare di voci, tra cui James Blake e Mike Noyce, che corre lungo tutto l’album, come nella seguente We, in cui le trame vocali della strofa si fondono con la fluidità corposa del basso  fino a crescere ritmicamente in una nuvola di ottoni. Allo stesso modo l’arrangiamento sfilacciato e pulsante di Holyfields avanza quasi atonale con una manciata di suoni gettati come coriandoli variopinti a dipingere un bozzetto estemporaneo nell’aria. Hey, Ma, è forse il brano più compiuto di un album che mira invece alla destrutturazione della materia prima utilizzata dalla band, confezionando un inno di pathos e coralità. Coralità che si ritrova in U (Man Like), quasi prendendo forma innanzi all’ascoltatore, come l’improvvisa apparizione di un coro gospel, senza le tipiche tuniche, riunitosi nelle fredde strade di una New York tardo autunnale, in cerca del calore delle voci incoraggianti dei propri compagni (‘man like you / man, improve‘). Sarà per questo che la successiva Naeem ha il sound di una commedia romantica in cui il protagonista prenda improvvisamente coscienza dei suoi veri sentimenti lanciandosi con foga d’amante disperato alla ricerca del suo amore perduto (‘There’s someone in my head / Tell them I’ll be passing on‘). Ma non dev’essere andata bene a giudicare dall’andamento sbilenco e zoppicante di Jelmore, un tappeto di suoni di malfunzionamenti robotici e di voci deluse e pessimiste: ‘And one by one by one / We’ll all be gone / We’ll all be gone by the fall / We’ll all be gone by the falling light‘. E allora c’è proprio bisogno di Faith e di una morbida ballata da cantare al tramonto, per ritrovare il coraggio che può dare il suono di una vecchia chitarra (‘Time and again / Time to be brave‘). La stessa sei corde arpeggiata con grazia virtuosa e tepore sugli accordi armonici di Marion, ballata che chiude il set acustico al centro dell’album, tra pause riverberate e trombe dorate. L’elettronica guadagna nuovamente la ribalta nascondendo l’impianto soul di Salem dietro una cortina di effetti di tastiere e percussioni in frantumi, a metà tra la new wave e gli ultimi Portishead. Cortina che si vaporizza come magica nebbia notturna in Sh’Diah, portando con sé l’eco di remote performance di un duo jazz sax e batteria, che richiama le ultime prove di John Coltrane attraverso il filtro di Waves ancora una volta di Velvet Negroni, la cui recente uscita per la 4AD, Neon brown, mostra più di un’affinità con quest’ultima incarnazione di Bon Iver. Forse è per questo che la conclusiva RABi, con la sua leggera influenza caraibica, suona invece come un lento e appassionato ritorno a casa dopo una grande avventura.

 Credits

Label: Jagjaguwar – 2019

Line-up: Sean Carey (drums, piano, voice) – Matt McCaughan (drums, synthesis) – Andrew Fitzpatrick (synthesis, guitar) – Michael Lewis – bass guitar, synthesizers, saxophone) – Justin Vernon (guitar, bass guitar, synthesizers, voice, radio) – Jenn Wasner (guitar, synthesizers, voice, chorus) – Rob Moose (violin), viola, octave viola, piano, string arrangements)

Worm Crew: Rob Moose (conducting) – CJ Camerieri (trumpet, flugelhorn, french horn) – Michael Lewis (tenor and soprano saxophones) – Hideaki Aomori (clarinets, alto saxophone) – Tim Albright (trombone) – Randy Pingrey (trombone) – Ross Garren (harmonicas)

Trever Hagen (barn, shoes, slides, prepared trumpet) – Wheezy (drum programming, programming) – James Blake (Prophet 600, vocals) – Mike Noyce (vocals) – Jeremy Nutzman a.k.a. Velvet Negroni (vocals) – Camilla Staveley-Taylor (vocals, distorted vocals) – Aaron Dessner (piano, guitar) – BJ Burton (programming, arrangement, TR 8’s) – Buddy Ross (synthesizer, piano, Wurlitzer) – Joe Rainey, Sr. (vocals) – Michael Migizi Sullivan, Sr. (vocals) – Phil Cook (piano, B3, voice) – Zach Hanson (piano, keyboards, Juno) – Brad Cook (synthesizer, basses, Folktek Modified Omnichord) – Chris Messina (synthesizer) – Ben Lester (CP-70 electric piano) – Psymun (sampling) – Brian Moen (drums) – Jake Luppen (guitar) – Bruce Hornsby (piano, voice) – Elsa Jensen (voice) – Moses Sumney (voice) – Brooklyn Youth Chorus (chorus) – Bryce Dessner (chorus), piano) – Toni Pierce-Sands (claps) – Christian Warner (voice) – Graham Tolbert (voice) – Noah Goldstein (programming (7) – Francis Starlite (Buchla) – Sad Sax of Shit (saxophones) – Joe Westerlund (shaker) – JT Bates (drums) – Jeremy Ylvisaker (electric guitar)

Tracklist:

  1. Yi
  2. iMi
  3. We
  4. Holyfields
  5. Hey, Ma
  6. U (Man Like)
  7. Naeem
  8. Jelmore
  9. Faith
  10. Marion
  11. Salem
  12. Sh’Diah
  13. RABi

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