Anteprima
Luca Spaggiari, cantautore, autore, produttore, anima dei Fargas e fondatore dell’etichetta discografica Private Stanze, in questi giorni in cui cerchiamo di dare un valore al nostro tempo, scandito più dai silenzi che dal solito frastuono quotidiano, ci regala una playlist su Spotify, accuratamente selezionata.
Brani che ci guidano tra riflessione, gioco ed intimità.
“In un tempo di silenzi resi rumorosi da un’ostentata rete, liberarci dalla trappola è una doverosa utopia. Evitando la mala educazione dei concertini domestici, abbiamo preferito scegliere una breve selezione di ascolti delle nostre Private Stanze, per lasciarvi la scelta della Distanza ed entrando in punta di piedi nelle vostre case.” ci spiega lo stesso Luca Spaggiari.
Precursore di un pensiero del quale anche Nick Cave o Ennio Morricone, oggi, si fanno portavoce, sottolineando l’importanza di “farsi da parte” e di “riflettere su quale esattamente sia la nostra funzione”, la funzione dell’artista. Tempo per il pensiero, dunque, e non per i live stream.
All’inizio di questa triste storia, di questi Giorni Difficili, Luca Spaggiari scriveva, pubblicato da Francesco Misiti su Il Blog di Out:
da solo.
Striscio stretto stretto in un corridoio abbracciato a commessi e signore agghindate.
Vado in mercato, saluto il mio fruttivendolo. Lo incontro dopo poco al bar in angolo, condividiamo un lambrusco come sangue. Come sempre. Rientrare a casa? non ora. Temporeggio aggiustandomi gli occhiali, sole sul naso e spengo il fumo.
Non sono ancora iniziate. Le esibizioni domestiche mi hanno già stancato.
Onanismo ed opportunismo.
La viltà di un virus. Come virus si insinuano di nascosto nelle nostre vite da non richieste, la grande festa del dolore del dilettante e dei suoi quindici minuti di mancata celebrità.
Calpestate ciò che avete già ucciso, la vostra dignità.
Riascoltate, riascoltatevi. Capirete soli.
Soli.
Nessun attesa.
Amate il vostro amante ed il suo compagno.
Disarmate il vostro amante.
Non cantate.
Oscena aperta.
Applausi. In trappola. In rete.
Spegnete la rete. Alzate lo stereo. Ballate nudi.
Regalatevi una nuova infanzia, in rispetto di chi la sta perdendo.
Non cantate, Tacete.
Ascoltate.
Applausi.“
Ascoltate, sì. Io l’ho ascoltata, questa playlist, sorseggiando del vino, nella penombra della sera. Una playlist breve, che concentra il tempo in un’ora e mezza circa di attenzione reale, di propensione, di voglia. E mi è sembrato di riemergere da uno stato di abbandono agli eventi al quale mi ero involontariamente costretta, per abbandonarmi invece a me stessa, ai miei pensieri, alle mie sensazioni, finalmente. Brani che mi hanno accompagnata in una dimensione che mi mancava, fatta di altri, di voci, di desideri, di corpi da sfiorare come passanti che ti scaldano le spalle, che ti fanno aumentare il passo, che ti ricordano che sei vivo.
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