Namastereo è significativamente racchiuso tra due coordinate GPS, 38.515712 e 16.164102, che segnano un punto apparentemente insignificante nei pressi della Salerno-Reggio, in provincia di Catanzaro, criptica allusione alle origini calabre del batterista Giuseppe Costa, alias YOSONU. Due brani registrati dal vivo al LM Recording Studio di Reggio Calabria, con un piccolo ensemble da camera munito di fagotto, violino, violoncello, flauto traverso, basso, chitarra e percussioni, laddove il resto sembra muoversi per lo più su un complesso lavoro al multi-tracce. L’episodio di apertura si impone con un violoncello inquietante come L’America dei Doors, che diventa un riff pesante e distorto che schiaccia come la pressa impazzita di una catena di montaggio le deboli grida dei restanti orchestrali. Ed è infatti un ritmo industriale quello che informa anche le strofe lunatiche di Cucumanda sul quale s’insinuano come ombre spettrali i ben 6 clarinetti bassi suonati da Enrico Gabrielli, che trasfigura qui la lezione di Eric Dolphy in una free form ricomposta in sovraincisioni studiatamente caotiche. Le solitarie performance percussive di cui YOSONU è stato protagonista negli ultimi anni, nate dalla sovrapposizione in loop station di percussioni di ogni genere e vocalità corporee, si ritrovano nelle moltiplicazioni sonore di Tristi per caso, struttura stratificata, costruita piano per piano con equilibrio rigoroso, per poi proseguire a ritroso, come in un ingranaggio smontabile, fino a dissolversi in polverosa rarefazione. Mono Moon si addentra pericolosamente in quel disfacimento, come in quegli incubi in cui non ci si riesce a muovere o peggio non ci si riesce a fermare, andando incontro a un crudele destino. Nella trama sintetica di Silence è piuttosto il rumore a far da padrone, dai riff percussivi e graffianti alle correnti elettriche fluide e spigolose, su cui aleggiano un esotico kalimba e la voce spirituale di Lavinia Mancusi, che si destreggia efficacemente in un territorio alieno rispetto al suo repertorio consolidato, dando prova di grande versatilità e producendo continui cambi di fronte. Ma l’incubo intravisto non è ancora finito e dalle note di una sinistra scatola musicale esce la prima vera “canzone” dell’album, This journey, col suo arrangiamento più che scarnificato, forse memore dell’ultimo Bon Iver, in cui bassi profondi alla Stranger Things si alternano quasi in contrappunto con voci e beatbox, fino a confondersi nel rituale coro mistico del finale. La voce robotica che reitera domande e affermazioni apparentemente sconnesse in ? ci cala in un episodio di Black Mirror in cui gli ospiti di una discoteca si dimenano ai ritmi elettronici selezionati dal DJ, mentre uno speaker misterioso lancia pericolosi messaggi subliminali. See more è la più interessante interpretazione della storica Brigante se more, scritta da Eugenio Bennato, che qui perde ogni connotazione ritmica legata ai generi tradizionali del Sud Italia in una destrutturata versione a cappella che si muove tra armonizzazioni corpose, versi sussurrati come una segreta confidenza di rivolta e grida che s’innalzano alte verso il cielo meridionale.
Credits
Label: La Lumaca Dischi / Audioglobe – 2020
Line-up: Yosonu (batterie elettroniche, percussioni, voci, kalimba, beatbox, marranzano vietnamita, body percussion, bidoni e oggetti) – Enrico Gabrielli (clarinetti bassi) – Lavinia Mancusi (voce) – Giuseppe Federico (fagotto) – Mario Licciardello (violoncello) – Domenico Modafferi (violino) – Eliana Moscato (flauto traverso) – Valeria Caudullo (basso) – Davide Mezzatesta (chitarra elettrica)
Tracklist:
- 38.515712
- Cuccumanda
- Tristi per caso
- Mono moon
- Silence
- This juorney
- ?
- See more
- 16.164102
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