Come molte band costrette di questi tempi a un riposo forzato, gli “schemi geometrici” si fanno sentire con Ouchi Time, cioè tempo trascorso in casa, un invito a esplorare galassie interiori e intessere segretamente nuove connessioni con lo spazio esterno, trasformando la separazione in qualcosa di avventuroso.
Lavorato separatamente dai membri del gruppo, chi a Tokyo e chi ad Amsterdam, il singolo, che rinnova l’omaggio nipponico alla beat generation con ariosa coralità e mistici sitar, si inserisce nella collana Looking glass dell’etichetta Mexican Summer, centrata sull’analisi della condizione umana attraverso connessioni remote.
La nuova prova dei Kikagaku Moyo segue l’uscita a febbraio di un altro doppio episodio per la Sub Pop, parte del Singles Club Vol. 4, in cui la band si è cimentata nell’arrangiamento del traditional d’albione Gypsy Davey, filtrato attraverso il trattamento che ne fece Sandy Denny nel 1971, grazie al contributo vocale dell’anglo-indiana Kandice Holmes (Bells), nonché nella scrittura di Mushi No Uta, bozzetto acustico quasi ninna-nanna interrotto dal flusso caldo e vaporoso di una cascata di feedback fluttuante.