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The century of self – … And You Will Know Us by the Trail of Dead

trail-of-deadTrovarsi di fronte un album dei Trail of Dead significa sempre e comunque trovarsi al cospetto di una quantità impressionante e infinita di materiale sonoro e umorale che li rende sicuramente tra le band più multiformi del pianeta. La loro è una storia che va avanti oramai da undici anni e che ha già lasciato prove di indiscutibile valore ai posteri, ma che si era un po’ incrinata con l’uscita dell’ultimo So Divided fin troppo bistrattato da critica e fans. Indubbiamente atteso questo The Century of Self che di fatto è il sesto album della band americana. Bastano le prime note dell’intro (oramai di rito) Giant Causeway per capire che i Trail of Dead sono tornati ancora grandi e in ottima forma. 2 minuti di pura maestosità orchestrale su sfondo shoegaze un po’ alla My Bloody Valentine che già ti catapultano su quel sentiero dei morti, unica strada di accesso e conoscenza di quel mondo onirico, incantato, fiabesco ed elegiaco che si nasconde nelle menti del combo; mondo che si riflette e già fa gran mostra di sè con la cavalcata puramente rock Far Pavilions che conduce alla splendida Isis Unveiled, decisamente barocca nelle sue melodie pompose ed eleganti di violini infuocati che si innestano sul solito sottofondo calcato di rock puro per arrivare alla drammatica ed eterea ballad velata della raffinatezza ed eleganza dei grandi miti del sistema stellare delle Pleiadi (Halcyon Days). Dei veri gioielli. Stavolta Conrad Keely è più presente al canto del collega Jason Reece ed è in forma davvero smagliante. Così Fields of Coal suona più indie che mai col cantato tra Smashing Pumpkins e Modest Mouse e i cori eccezionali ma senza mai perdere il piglio maestoso; Inland sea è invece più intima e mette davvero in risalto le belle venature della voce di Keely e quasi ricorda i Coldplay nel suo incedere strumentale e vocale; la solitaria Luna park è una ballata elettroacustica da chiarore di luna ricca dello stesso pathos emotivo che sa condurre per mano all’inizio dell’intima e decadente Pictures of an only child per poi crescere nell’energia più decisamente rock. Insatiable One è un delizioso e sognante valzer piano e voce dagli echi Yann Tierseniani che incanta nel suo minuto e mezzo di durata e anticipa solo lo scoppio della grinta grezza e viscerale di Ascending con le sue voci sfasate e riff molto punk rock. Ancora un intermezzo strumentale orchestrale (An August Theme) che lascia un alone di mistero prima di riprendere quel dolce ritmo di valzer piano e voce affermato in precedenza ma per portarlo ad una conclusione corale e maestosa stavolta, che ben accompagna verso la fine con quel motivetto che per forza di cose ti ritrovi a cantare quando meno te lo aspetti (Insatiable Two).
I brani dei Trail of Dead sono delle vere e proprie suite, propongono melodie che diventano tema portante dal quale ci si discosta per un attimo per sviluppare altre vie e, perse oramai le speranze, tornare e portarlo a diversa conclusione. Gli arrangiamenti orchestrali sono sempre presenti e rendono il tutto spumeggiante e magniloquente. Le velocità e i ritmi cambiano di continuo, infatti parti sontuose orchestrali si alternano a parti più scorrevoli, impetuose ed elettriche e ad altre più intime e riflessive o d’atmosfera.
Interamente registrato in presa diretta, il disco, forte di un songwriting sempre epico, torna a quei suoni di notevole caratura, con una produzione meno attenta alla pulizia e più all’impatto sonoro nella creazione di quel wall of sound imponente e suggestivo suggellato nelle esibizioni dal vivo dalle due batterie che suonano contemporaneamente. L’assimilazione non è immediata e probabilmente il lavoro paga col rischio di sembrare dispersivo in questa quantità infinita e a volte complessa di suoni e suggestioni. Di certo è difficile riuscirlo ad apprezzare nel complesso se non dopo diversi ascolti. Davvero degno di nota, imponente e  suggestivo l’artwork interamente disegnato a mano da Conrad Keely. I Trail of Dead continuano ad essere capisaldi di un rock ricco ma anche intelligente e sensibile, unici nel loro genere. E allora se per conoscerli non c’è altra via, non resta che continuare ad imboccarlo quel sentiero dei morti.

Credits

Label: Justice Records/ Richter Scale Records – 2009

Line-up: Kevin Allen, Conrad Keely, Jason Reece (founders and chairmen, who also sing and play stuff), Aaron Ford (drums, vocals, organ), Jay Leo Phillips (bass and vocals), Clay Morris (keys and organs). Additional musicians: bass on Giant Causeway and Far Pavilions by Steven Hall; backing vocals on Only Child and Bells of Creation by Yasmine Kittles; group vocals on Fields of Coal, Insatiable and Ascending by Joseph and Jona than Nesvadba and Paul Banks; group vocals on Far Pavilions, Isis and Ascending by Autry Fulbright, Destiny Montague, Akwetey and Aku Orraca-Tetteh, Danny Wood; group vocals on Insatiable by Chris Keating and Anand Wilder; female vocals on Halcyon Days by Brenda Radney

Tracklist:

  1. Giants Causeway
  2. Far Pavilions
  3. Isis Unveiled
  4. Halcyon Days
  5. Bells Of Creation
  6. Fields Of Coal
  7. Inland Sea
  8. Luna Park
  9. Pictures Of An Only Child
  10. Insatiable One
  11. Ascending
  12. An August Theme
  13. Insatiable Two

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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