Anche per questo 2020 LostHighways ha stilato le sue classifiche.
Di seguito la classifica dei nostri venti migliori dischi italiani!
20. Reflected – 9cento9
Ancora una volta il sound engineer Marco Milanesio aka 9cento9 ci regala emozioni forti. La sua ricerca di elettronica metamorfica, dove suoni domestici tessono trame di tensione distopica e onirica raggiungono vette altissime in termini di fruizione cinematica. 9cento9 è un progetto che supera le colonne d’Ercole varcate da Biosphere e si colloca in quella terra di mezzo tra Aphex Twin e Boards of Canada. Reflected è un episodio della serie Black Mirror senza immagini, solo un’esperienza sensoriale di suono che lascia l’ascoltatore in un trip senza tempo. Un viaggio emozionale senza movimento.
19. Il Quadro di Troisi – Il Quadro di Troisi
Suggestioni a partire dal moniker di questo duo composto da Donato Dozzy e Andrea Noce (in arte Eva Geist, già cantante de Le Rose). Il Quadro di Troisi, immagine che viene da un aneddoto raccontato da Carlo Verdone su un presunto quadro di Massimo Troisi. L’opera prima a firma del duo presenta un synthpop vellutato e disteso, errabondo e arrendevole tra certe cose di Battiato degli anni ottanta e i Matia Bazar. Resterà forse un esperimento un po’ di nicchia, ma assolutamente degno di nota.
18. Operazione Oro – Joan Thiele
Otto tracce ma quasi un long playing, il primo in italiano per l’italo svizzera Joan Thiele, cantautrice e chanteuse della nuova scena indie soul italiana, tra fascinazioni sessantiane, sofisticazioni r&b e vibrazioni quasi da piste caraibiche. Ne risulta una mini opera pop, ma di ricerca, ben prodotta e arrangiata e che ben spera per il futuro.
17. Verde – Jesse The Faccio
Verde, come il filo che lega la speranza alla disillusione, è il secondo capitolo discografico di mister Jesse The Faccio da Padova, un smacco tutto a bassa fedeltà pronipote del punk e figlio di Mac De Marco. Rapido come un fulmine verde a ciel sereno, è un disco che ti sbatte in faccia un cantautorato punk inedito, sorprendente, stretto alla vita, pieno di immagini e tutto in capslock. Notevole davvero.
16. Cristian Bugatti – Bugo
Quel dissing sul palco dell’Ariston, tra lui che alza i tacchi e va via mentre Morgan cambia i versi e i connotati al loro pezzo, è ormai storia. Così come è documentato il fatto che Bugo non nasca certo ora artisticamente, perché la sua carriera nell’underground autoriale indipendente è longeva quasi quanto a quella dell’istrionico ex Bluvertigo. Ma si sa, l’audience si nutre di pantomime e muove le masse, e pure le avrà stimolate all’ascolto di questo Christian Bugatti, opera nona nella sua discografia, lontana dalle basse fedeltà degli esordi. E nonostante non rivoluzioni nulla, è un disco ben suonato, ben prodotto e che si lascia ascoltare con grande piacere, che suonerà ironico e così diverso alle orecchie degli italo-pop addicted. Mica male.