Con questo suo quarto album solista Marcello Giannini si conferma come una delle voci più interessanti e poliedriche dell’attuale panorama musicale. Voci, sì, perché in questa prova delicatamente dedicata alla nonna, che giunge a un anno dal precedente Delirium tremens, il chitarrista aggiunge anche la voce alla rosa dei suo strumenti, anche se in forma di coro muto che guadagna timidamente la ribalta senza mai prendere il sopravvento, giacché la voce è essa stessa uno strumento. La title track Teresa inizia come un western polveroso, con quella chitarra da vecchio saloon e il tema affidato alla slide malinconica di chi va all’ovest a seppellire i ricordi, poi quando si rinforza il ritmo va in scena un assolo vetroso, come nelle ardite prove di tocco di Jeff Beck, che ammutolisce letteralmente la sala, ma il protagonista esce per portare a termine la sua missione scavando una buca profonda nel deserto. Da quelle sabbie emerge l’inno post rock Kairos che dispiega le vele al vento di una coralità avvogente, finché il middle eight riapre uno squarcio sulla frontiera col suo rovente intreccio di chitarre glissate, lo stesso che disegna l’armonica morriconiana, suonata da Derek Di Perri, che getta torride luci sulle assolate coste di Rio de Janeiro dove è in corso una danza solitaria al ritmo del contrabasso ondoso di Paolo Petrella e la batteria dinamica di Marco Castaldo, un samba che nella migliore tradizione carioca riesce a combattere la tristezza senza smarrire il sorriso. Il re della notte è una graphic novel, che non a caso si accompagna perfettamente all’interpretazione video di Andrea Bolognino, la sigla di un malvagio e affascinante villain, magari Bowie/Jareth il re dei goblin in Labyrinth, che avanza solenne tra le sale del suo palazzo mentre pregusta il ballo illusorio nella magica sfera di vetro con cui ammaliare Sarah. E ancora ad un immaginario cinematico riportano le atmosfere decadenti e i dilatati riverberi de Il grande reset, forse allusione all’auspicabile ripartenza della nostra società con regole diverse quando sarà finalmente finita la pandemia. Sarà per questo che a seguire vengono definiti gli Elementi di questo nuovo corso immaginato, partendo dalle basi di un minimalismo sonoro che si sviluppa in architetture complesse che rimodulano lo scalpiccio del semplice tema amplificando i contesti come a dipingere ariose cupole. Così è ancor più inaspettato che si facciano insperati Ritrovamenti che ci catapultano nel crescendo epico della storica intro di Where the streets have no name e il basso pulsante degli U2 che furono, per poi sfociare nella sognante trama da giardino delle favole che risale a Selling England by the pound dei Genesis. Nel gioco indovinato delle associazioni mentali il filo conduttore è la Serotonina che si affaccia tra le nebbie della notte col cupo fraseggio del sax di Pietro Santangelo, dapprima con l’accento distopico di una dark wave claustrofobica, poi con dolorosa virata jazz che scivola improvvisamente in una rarefazione incorporea e lanuginosa, popolata da organismi meccanici che dialogano con le lingue sconosciute di un surreale esperimento ritmico, col quale Giannini cala sul tavolo verde un bel poker.
Credits
Label: NoWords – 2021
Line-up: Marcello Giannini (chitarre, basso, drum programming, sintetizzatori, voce) – Marco Castaldo (batteria) – Andrea De Fazio (batteria) – Riccardo Villari (violini) – Stefano “Mujura” Simonetta (basso) – Derek Di Perri (armonica) – Pietro Santangelo (sassofono) – Michele Maione (percussioni, piatti) – Paolo Petrella (contrabasso) – Stefano Costanzo (batteria addizionale).
Tracklist:
- Teresa
- Kairos
- Rio de Janeiro
- Il re della notte
- Il grande reset
- Elementi
- Ritrovamenti
- Serotonina
Link: Sito Ufficiale Facebook