Per lungo tempo la propaganda anti comunista ci ha restituito l’immagine di una galassia sovietica grigia e spenta; persino oggi, che la cortina di ferro è caduta da trent’anni e al Cremlino regna incontrastato un nuovo Zar di tutte le Russie, quel paese sembra ancora un gigante sconosciuto. Tuttavia, ho sempre ritenuto impossibile che nella terra di Čajkovskij, Prokof’ev e Stravinskij la musica fosse stata irrimediabilmente soffocata dai regimi di ieri e di oggi. Così, la scoperta del tutto casuale di questa musicista è una sorpresa davvero gradita, che apre uno squarcio significativo sulla produzione musicale in Russia nell’ultimo decennio. Kate NV è lo pseudonimo di Ekaterina Shilonosova, nata a Kazan’, capitale del Tatarstan, che aveva appena 3 anni durante il crollo dell’URSS. Laureata in architettura e fondatrice nel 2012 dei Glintshake, band moscovita di post punk arditamente sperimentale, esordisce da solista nel 2016 con Binasu e arriva oggi con questo Room for Moon (instrumental), pubblicato soltanto in formato digitale, a rileggere in chiave strettamente musicale la sua precedente omonima prova, pubblicata nel 2020. Già la copertina, che sovrapone un secondo volto scuro nel disegno sfilacciato della luna che campeggiava sulla cover dell’album precedente, scontornandovi un’ampia falce illuminata, chiarisce il senso di questa operazione che punta al lato in ombra e segreto del satellite. Non si tratta dunque di un semplice remix o di una versione karaoke, che comunque non sarebbe dispiaciuta a Kate, dichiaratamente appassionata di animazione e pop nipponico. E infatti, diversamente dagli illustri compositori citati sopra, Shilonosova guarda più facilmente alle immense distese asiatiche che alla temperie mitteleuropa, e all’estremo oriente di pionieri dell’elettronica come i Yellow Magic Orchestra. Spogliando le dieci composizioni della zuccherosa vocalità degli originali Kate alza un velo di introspezione minimalista e malinconica. Lo fa con un campionario di suoni definiti e brevi, senza droni, echi e distorsioni, giocando sul ritmo fanciullesco di brevi tocchi, solo in apparenza elementari, giacché quegli elementi essenziali, se presi singolarmente, creano nell’insieme un intreccio multiforme in continua evoluzione, anche senza allontanarsi mai troppo dal cammino tracciato, tenendo viva la tensione come un equilibrista sulla fune, in brani come Not Not Not (Instrumental), Du Na, già strumentale nella prima versione, e Marafon 15 (instrumental) che recuperano le atmosfere sperimentali dell’album для FOR (2018). Così, tappeti di gloken e marimba, bassi compressi estratti dalle pulsioni di Tony Levin, soffusi e misurati gorgheggi jazz del sax, sintetizzatori vibranti, chitarre new wave cariche di flanger, batteria dai suoni anni ’80 e rumori striscianti e armonici disegnano un mondo fiabesco come le coloratissime cupole a bulbo del Cremlino. Ma non c’è qui la maestosa opulenza dei palazzi di San Pietroburgo e il paesaggio è osservato in lontananza e in un giorno di pioggia leggera, come dietro il vetro della finestra di una piccola casa rurale, piena zeppa di oggetti minuti e stramberie che starebbero bene in un dipinto di Magritte come in un’avventura di Mary Poppins, che sembra quasi di vedere librarsi in volo sulle note allegre e vagamente carioca di Ça Commence Par (Instrumental). Veste invece un abito di drammatica e meditativa introspezione Sayonara (Instrumental), che nella versione originale rappresentava, assieme a Telefon, la più significativa interpretazione del pop nipponico nella sua declinazione brillantinata delle sigle degli anime, specialmente Sailor moon (trasmesso in Russia senza le censure nostrane), viste da Shilonosova come un regno di assoluta libertà nel quale convivono senza problemi ridicolo e sublime. Ma è indubbiamente al secondo che tendono le dense stratificazioni di tastiere e campanelli di Tea (Instrumental), dove fa capolino anche qualche vocalizzo astratto, gli arpeggi frantumati e divergenti di Lu Na (Instrumental), il basso ciclico e gommoso di Plans (Instrumental), coi suoi bridge d’avanguardia jazz, e le rarefatte nebbie purpuree e ipnotiche di If Anyone’s Sleeping (Instrumental). Ed è infatti un sogno a occhi aperti quello di Kate NV che con la sua immaginazione fanciullesca crea uno spazio concreto e impalpabile per la Luna qui sulla Terra.
Credits
Line-up:
Ekaterina Shilonosova (vocal, keyboards, synth, percussions) – Jenya Gorbunov (bass guitar) – Vladimir Luchanskiy (saxophone) – Quinn Oulton (bass guitar, saxophone) – Alexey Yevlanov (drums)
Tracklist:
- Not Not Not (Instrumental)
- Du Na
- Sayonara (Instrumental)
- Ça Commence Par (Instrumental)
- Marafon 15 (Instrumental)
- Tea (Instrumental)
- Lu Na (Instrumental)
- Plans (Instrumental)
- If Anyone’s Sleeping (Instrumental)
- Telefon (Instrumental)
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