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Love in constant spectacle – Jane Weaver

Jane WeaverLa recente uscita dell’edizione in francese del singolo Univers ci permette di recuperare in calcio d’angolo una delle migliori uscite della scorsa primavera, Love in Constant spectacle, dodicesima fatica della musicista britannica Jane Weaver, arrangiata con la complicità di John Parish alla produzione e pubblicata per i tipi della Fire Records, che si conferma una delle più attente etichette del panorama odierno, sempre in cerca di nuovi e vecchi talenti. Tenendo fede alla sua tavolozza studiata, Jane imbastisce un album di art pop compatto e caleidoscopico a partire dalle trame sintetiche anni ’80 di Perfect Storm col suo ritmo metropolitano serrato e brioso: ma è una passeggiata lisergica e le strade sono viste attraverso vetri deformi e occhiali colorati. Così, come in un sogno ad occhi aperti, di luci cangianti e vapori cromatici si avanza staccati dal suolo nelle curve sinuose di Emotional Components, che ondeggiano tra gli Stereolab più suadenti e l’intimità Jane Birkin, con un solo di chitarra elettrica sanguigno e ipersaturo che sarebbe piaciuto ai primi Soft Machine. La title-track, Love In Constant Spectacle, prende il volo verso un rock cosmico con un timbro vocale tolto ad Eleanor Friedberger, con aperture di danza al rallentatore. La chitarra classica di Motif col suo arpeggio minimale e doloroso dà corpo a un bozzetto di soffi di vento che riecheggiano nelle corde di un’arpa mentre una voce dolce sussurra all’orecchio Don’t be the light, Just see the lightThe Axis And The Seed scivola lenta in un trip allucinogeno accompagnata da un basso in loop lunatico e una voce che proviene da una dimensione onirica impalpabile e corrosiva. Con una costruzione solo apparentemente elementare di elementi semplici, Is Metal sussulta a ritmo sincopato su un riff dall’incedere frammentario che si tramuta in gustoso pop psichedelico. Happiness In Proximity, anche per quel flauto introduttivo che ritorna qua e là durante il brano, ricorda molto da vicino l’estetica dei compagni di scuderia Vanishing Twin, la loro eterea e ipnotica eleganza, le sofisticate costruzioni ritmiche che attingono spesso al jazz riempiendo il sound di arrangiamenti stilosi. E ancora nel motivo a due sintetizzatori intrecciati che elettrizza i battiti di Romantic Worlds si ritrovano i risultati di una ricerca mai paga che mira all’amalgama di suoni diversi, accordati da una voce sempre dinamica anche nei momenti più assorti, che bilancia l’acidità talvolta urticante degli strumenti, come la chitarra al limite della stonatura che qui viene volutamente a disturbare la linearità del brano. La calma mistica di Univers incappa in un ritornello veloce e lirico, da poter cantare saltando ai concerti, con la chitarra che sale in arpeggio sul tempo raddoppiato, in crescendo di epica distanza che mostrata qualche vaga assonanza, non solo nel titolo, con The Universal dei Blur, tradendo la comune estrazione dall’ambito del britpop. I Doors di The end e il drumming tribale e ossessivo dei Velvet Underground si incontrano nelle trame rituali di Family Of The Sun, con Jane, novella Nico, a celebrare il mistero sulle note sghembe di un organo vintage in estatica venerazione del sole, sciogliendo poi la tensione decadente con una coda di sottile elettronica che ribalta il senso della canzone trasformandola in un ridente party a bordo piscina. Una festa a cui presentarsi anche senza invito come in preda a irresistibile richiamo.

Credits

Label: Fire Records – 2024

Line-up:
Jane Weaver (lead vocals, synthesizer, guitar, keyboards, handclaps, piano, drum machine) – Joel Nicholson (guitar, shakers, twelve-string guitar, synthesizer, handclaps) – Andrew Cheetham (drums, percussion) – Matt Grayson (bass guitar) – John Parish (tambourine, piano, handclaps) – James Trevascus (drum programming)

Tracklist:

  1. Perfect Storm
  2. Emotional Components
  3. Motif
  4. The Axis And The Seed
  5. Is Metal
  6. Happiness In Proximity
  7. Romantic Worlds
  8. Univers
  9. Family Of The Sun


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