Tra i fiocchi e le luci scintillanti dei tradizionali album natalizi italiani, Vinicio Capossela si staglia con Sciusten Feste n.1965, una celebrazione che sfugge ai canoni del genere per rivelare una visione tanto personale quanto universale del Natale. Pubblicato il 25 ottobre, questo disco è più che una raccolta di brani: è un rito, un viaggio che fonde tradizione, nostalgia e un pizzico di provocazione. L’avvio è solenne, quasi mistico. Sopporta con me (Abide With Me) apre le danze con una preghiera che invita alla riflessione. Capossela trasforma l’inno evangelico in una meditazione sulla vulnerabilità e la resilienza, quasi a volerci accompagnare, con un senso di compassione, nei territori più intimi del periodo festivo. Subito dopo, la title-track ci riporta indietro nel tempo: Sciusten Feste n.1965 è un incanto infantile, un ricordo di feste popolari che si mescola a guizzi circensi, quasi a evocare un immaginario sospeso tra infanzia e nostalgia adulta.
La leggerezza del disco emerge con Voodoo Mambo, un’esplosione di ritmi sudamericani che scardinano ogni prevedibilità. Ma Capossela non si ferma alla superficie: nei classici rivisitati come Bianco Natale (White Christmas) e Campanelle (Jingle Bells), la sua band non teme di sporcare la perfezione con uno swing squillante e abrasivo, liberando i brani dall’orpello zuccheroso per restituirli al loro cuore atavico. Persino Santa Claus è arrivato in città (Santa Claus Is Coming to Town) diventa un’acuta critica al consumismo, svelando con ironia il disincanto di un Babbo Natale ormai svuotato di magia.
Capossela è maestro nel muoversi tra registri emotivi diversi. Charlie (Christmas Card from a Hooker in Minneapolis), traduzione fedele e toccante del brano di Tom Waits, trasporta la malinconia dell’originale in un contesto italiano, facendo balenare scampoli di disperata sincerità. All’opposto, Aggita (Agita) è pura euforia, una festa sfrenata che celebra il lato più istintivo e irriverente delle festività. Non mancano momenti di pura grazia. La Danza della Fata Confetto di Čajkovskij, nelle mani di Capossela, si trasforma in un quadro sonoro delicato e incantevole, mentre Conforto e gioia (God Rest You Merry Gentlemen) riprende l’essenza del Natale in una veste intima e autentica. E poi c’è spazio per la fantasia più sfrenata: Voglio essere come te (I Wanna Be Like You) ci riporta all’infanzia con un sorriso scanzonato, un omaggio alla spensieratezza.
Nelle battute finali, Dankeschoen (Grazieschoen) si rivela un atto di gratitudine che chiude il cerchio emotivo dell’album, che termina con una ghost track sorprendente: venti secondi in cui Ornella Vanoni intona Coriandoli, una breve composizione che lascia una scia di dolcezza e mistero. Vinicio Capossela non si limita a cantare il Natale: lo decompone e lo reinventa, esplorandone ogni sfumatura, dalla gioia più sfrenata alla malinconia più intima. È un disco che non teme di osare, di sfidare le convenzioni, e che trova la sua forza proprio nel rifiuto della banalità. Con questo lavoro, Capossela regala un Natale che non si consuma in un gesto, ma invita a riflettere e, soprattutto, a sentire.
Credits
Label: La Cùpa, Warner Music Italy – 2024
Line-up: Vinicio Capossela – Marc Ribot – Greg Cohen – Mikey Kenney – Vincenzo Vasi – Sorelle Marinetti
Tracklist:
- Sopporta con me (Abide with me)
- Sciusten Feste n.1965
- Voodoo Mambo
- Bianco Natale (White Christmas)
- Campanelle (Jingle Bells)
- Charlie (Christmas card from a hooker in Minneapolis)
- Agita (Aggita)
- Danza della Fata Confetto
- Conforto e gioia (God rest you merry gentlemen)
- Santa Claus is coming to town (Santa Claus è arrivato in città)
- Voglio essere come te (I wanna be like you)
- Come e più di te
- Il friscaletto (Eh cumpari)
- Dankeschoen (Grazieschoen)
- Il guastafeste
Link: Sito Ufficiale
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