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Heavy Ghost –DM Stith

heavy_ghost_dm_stithLavoro geniale nella sua ricercatezza consapevole. Composizioni profondamente spirituali e concettuali, suoni che non seguono sensazioni ma le creano, e che a volte si concatenano a perfezione tra loro e altre volte sembrano slegati come schegge vaganti in qualche abisso recondito di una dimensione interiore sconosciuta. Musica che sa avvolgere come un vortice che prima ammalia per poi crescere in potenza e rendere completamente inerme, interamente inghiottito nel maelstrom delle sensazioni scoperte. David Michael Stith sa far scaturire i sentimenti dal nulla con la sua musica, sa costruirli, sa condurli, sa legarli indissolubilmente alle vibrazioni di suoni che si irradiano come fasci di nervi impazziti. Basta il piano a disarmare con le sue note piccole come gocce ma che pesano come macigni e inquietano nel loro crescere incessante e delirante tra mille voci dannate che inneggiano oscure litanie (Isaac Song). Le gotiche suggestioni di Pity Dance sanno destabilizzarei, smuovono l’inconscio tra cori fantasmagorici e orchestrazioni apocalittiche, con quel vento che sembra attraversare le membra e congelare per davvero, con i tamburi tribali che richiamano l’oscurità delle grandi giungle che celano misteri insondabili (Creekmouth). Rallentare ancora per accrescere l’ansia e far sì che gli spettri prendano il sopravvento tra la malinconia (Pigs, BMB, GMS) e l’ansia (Spirit Parade), la sofferenza sussurrata a nuda voce tra le note commosse del piano (Braid of Voices) e la catarsi (Wig). Stupefacenti la capacità di innalzare atmosfere mutanti e visionarie, austere e mistiche e la cura incredibile per il particolare, coi brani che crescono d’intensità di pari passo col tendersi dei nervi. Splendide le melodie delle ballate da chiaro di luna con la chitarra acustica solo accarezzata dall’elettronica (Thanksgiving Moon) o dalle percussioni e piano (Morning Glory Cloud) o dagli archi magici ed evocativi (Fire of Birds). Stith agisce come i grandi compositori contemporanei, tutto risiede già nella sua testa, sa già come deve svolgersi ogni cosa e poi sperimenta, osa ma con grande controllo. Conosce il pop ed il folk., sa partirne ma li trasfigura nell’insondabile. Conosce la tradizione americana del cantautorato e l’elettronica, la musica da camera e l’avanguardia, il teatro e l’arte figurativa, il minimalismo di Philip Glass, Steve Reich e la psichedelica di Robert Wyatt. Conosce e non potrebbe essere altrimenti l’icona, il simbolo, il guru della sua etichetta, quel Sufjan Stevens tanto geniale e profetico per tutta la scena indie americana e del quale si serve anche per una splendida collaborazione. La Asthmatic Kitty non sbaglia un colpo (sicuramente complice anche la personalità imponente di Sufjan), ha lanciato artisti quali Castanets, Cryptacize e My Brightest Diamond (la quale ricambia la collaborazione dopo che Stith l’aveva aiutata per il suo disco).
DM Stith esordisce confermando non una promessa, ma una realtà già imponente. Accenna il fascino del mistero in un lavoro onirico ma anche beffardo e grottesco, che accenna soltanto per poi mostrarsi, opprime in maniera claustrofobica per poi liberare, fa viaggiare l’anima completamente in catarsi alla scoperta dei grandi e terribili fantasmi del nostro tempo. Nell’indeterminatezza. Nel silenzio.

Credits

Label: Ashtmatic Kitty Records – 2009

Line-up: David Michael Stith

Tracklist:

  1. Isaac’s Song
  2. Pity Dance
  3. Creekmouth
  4. Pigs
  5. Spirit Parade
  6. BMB
  7. Thanksgiving Moon
  8. Fire Of Birds
  9. Morning Glory Cloud
  10. GMS
  11. Braid Of Voices
  12. Wig

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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